Alternanza Scuola-Lavoro: gli studenti di un futuro precario

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Alternanza Scuola-Lavoro: gli studenti di un futuro precario

L’Alternanza Scuola-Lavoro è stata introdotta e resa obbligatoria dalla riforma della “Buona scuola” di Matteo Renzi. Per questo gli studenti dell’ultimo triennio di scuola superiore sono tenuti a svolgere 400 ore di alternanza scuola-lavoro per gli istituti tecnici e professionali, 200 ore per i licei

L’Alternanza Scuola-Lavoro è l’ultima manovra volta al miglioramento della scuola. Nelle riforme che in questi anni hanno rivoluzionato in tutti i sensi la materia scolastica, si parla spesso di scuola, e poco di studenti che in effetti sono coloro che la popolano e la vivono in prima persona. A tal proposito sono documentati casi di ragazzi “assunti” per svolgere mansioni del tutto antitetiche al proprio percorso di studi. Ruoli che poco hanno di formativo, o che sono al di là delle competenze studentesche. Ma non è sempre così! (In molti?) potranno forse replicare che ci sono anche delle realtà virtuose in cui la riforma ha prodotto buoni risultati.

Intanto però si forma una società di studenti che ha paura del futuro:

Paura di non trovare lavoro dopo il percorso scolastico, paura a tal punto da procacciarsi autonomamente il lavoro presso l’azienda con cui espletare le ore lavorative previste. È la nuova modalità di questa alternanza: dove non arriva la scuola, è lo studente a risolvere contratti con le aziende aderenti al programma. Previo pagamento. E favorendo molto probabilmente l’ennesima strada verso i clientelismi.

Studenti che fortunatamente trovano spazio in ambiti amministrativi, e studenti che loro malgrado lavoreranno presso multinazionali del cibo o dell’abbigliamento. Con possibilità di realizzarsi, secondo il principio dell’Alternanza, in due ambiti opposti. E chi può decidere dove indirizzare un ragazzo?.

Giovani che pur di non mostrarsi impreparati, o poco partecipativi, accettano incarichi umilianti. Certo! Perchè l’alternanza scuola-lavoro è anche materia d’esame. E come rifiutarsi? Tutto sembra ridursi ad una corsa affannosa verso un “lavoro”, uno qualunque.

Ma un ragazzo che si accinge agli ultimi anni di liceo, quelli più importanti e che forse ricorderà per tutta la vita, ha bisogno di vivere appieno quei giorni e quelle ore. Ore per studiare, per formarsi e comprendere davvero quel è il suo orientamento, quali strade percorrere e quali no. Ore per preoccuparsi del tanto temuto esame di Stato, e quindi studiare ancora.

Momenti per circondarsi di amici e persone che possano accrescere i sogni e le idee di vita futura. E infine ore per essere semplicemente un ragazzo che affronta problemi relativi alla propria età. Non retribuzioni e buste paga, ma interrogazioni a sorpresa, temi e compiti in classe, e poi spensieratezza. Sì, perché se meritevole, dopo la scuola e lo studio, un ragazzo ha il diritto di vivere anche con leggerezza la sua adolescenza. Questo non vuol dire essere incoscienti o delinquenti; ma avere il tempo di crescere e capire, con la coscienza della propria istruzione, dove lo porterà la vita.