Brexit: lavoro e viaggi, cosa cambia per i cittadini dell’Ue

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Bandiera ingleseLONDRA – Cosa cambia ai fini pratici, con la Brexit, per gli italiani e i cittadini degli altri Paesi Ue che vivono in Gran Bretagna o vi si recano per turismo o in cerca di lavoro? Sul breve periodo nulla, perche’ ci vorranno almeno due anni per la formalizzazione dell’uscita del Regno Unito dall’Ue. Poi, pero’, potrebbe esserci cambiamenti piccoli o grandi sulla base degli accordi che verranno rinegoziati con l’Unione.

PER CHI CI LAVORA – Non e’ ancora chiaro cosa accadra’: il fronte pro-Brexit ha assicurato che qualsiasi nuovo sistema di immigrazione della Gran Bretagna non tocchera’ i tre milioni di cittadini Ue non britannici (mezzo milione di italiani soloa Londra) attualmente residenti nel Regno Unito. A quanti ci vivono da almeno cinque anni verrebbe concessa la possibilita’ di restare a tempo indeterminato nel Paese, preservando i diritti acquisiti. Questo farebbe scattare la reciprocita’ per i due milioni di britannici che vivono nel resto dell’Ue, compresi i pensionati residenti in Spagna. Anche nello scenario piu’ roseo, pero’, non avranno diritto a sussidi di disoccupazione e all’assistenza sanitaria, che dovranno pagare con un’assicurazione, e per loro diventerebbe quasi impossibile ottenere un mutuo o comprare casa.

Il fronte del Remain aveva messo in guardia che “tutti i cittadini Ue perderebbero il diritto automatico a venire in Gran Bretagna per lavorarci” con probabili restrizioni sotto forma di permessi, visti e altri costi di burocrazia. In particolare chi non raggiunge un reddito annuale di 35mila sterline sarebbe costretto a partire e i settori piu’ colpiti dai licenziamenti potrebbero essere quelli automobilistico e finanziario.

Per molti esperti non ci sono garanzie neppure per i diritti acquisiti (al di la’ delle promesse del fronte pro-Brexit), in quanto questi diritti non sono menzionati nell’articolo 50 del Trattato dell’Unione europea che regolamenta l’uscita di uno Stato membro.

PER CHI VUOLE ANDARE A LAVORARE – E’ possibile che Londra introduca per i nuovi richiedenti (ma forse anche per gli attuali residenti) un sistema a punti sul modello australiano simile a quelo gia’ in vigore per chi arriva da Paesi al di fuori dello Spazio economico europeo. Si tratta di un sistema che assegna punteggi in base al reddito, alla conoscenza della lingua inglese e ad altri fattori. Una volta ottenuto il visto di lavoro, dopo cinque anni si puo’ richiedere quello permanente. Gli studenti che vorranno andare a studiare in Gran Bretagna, inoltre, troveranno tasse universitarie piu’ alte.

PER I VIAGGIATORI – Al momento si potra’ continuare ad andare in Gran Bretagna con una carta d’identita’ valida per l’espatrio (e beneficiando di una sterlina ai minimi…) ma e’ molto probabile che, una volta formalizzata l’uscita di Londra dall’Ue, sara’ necessario il passaporto per varcare i confini di Inghilterra, Galles, Scozia e Irlanda del Nord. Per la Repubblica d’Irlanda, invece, restera’ sufficiente avere la carta d’identita’. Nel settore aereo ci saranno ripercussioni negative per le low cost con meno voli sulla Gran Bretagna: Ryanair ha gia’ fatto sapere che rischia di non poter piu’ assicurare collegamenti tra Regno Unito e resto d’Europa come compagnia irlandese e Easyjet potrebbe trasferire la sede centrale nell’Europa continentale.