Disoccupazione giovanile: la forza dei millennials italiani

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Disoccupazione giovanile: la forza dei millennials italiani

La percentuale della disoccupazione giovanile in Italia è tra le più preoccupanti se messa a paragone con quella di altri paesi dell’Unione Europea. Ma i millennials italiani non sono solo “choosy” e “bamboccioni”

In molti si dichiarano pronti a svolgere mansioni del tutto antitetiche rispetto alla formazione intrapresa. Senza considerare i casi di sovra-istruzione per cui si è disposti a ricoprire incarichi che contribuiscono a mortificare le prospettive di un giovane che si affaccia sul mondo del lavoro.

Realismo, flessibilità e versatilità sembrano essere diventate le prerogative vincenti dei millennials italiani. Inoltre, ad essere annoverati non tanto il titolo di studio, quanto più l’impegno e la disponibilità ad orari molto flessibili. A retribuzioni ridicole e ben più grave a contratti brevi e precari.

Per di più bisogna considerare che le condizioni occupazionali discontinue, pregiudicano l’acquisizione di vere competenze nell’ambito in cui si opera.

Ma permettere tutto questo non fa altro che acuire la gravità della situazione lavorativa in cui versa l’Italia. Accettare indifferentemente contratti lavorativi umilianti non può e non deve essere la condizione senza cui non è possibile lavorare.

Chiaramente questa non vuole essere una denuncia classista. Non tutti certo, possono permettersi di scegliere l’occupazione desiderata e per cui si è studiato faticosamente, ma lottare per ottenerla sì. Svolgere mansioni diverse rispetto a quanto si è studiato non può che indicare un valore aggiunto per tutti coloro che vivono in questa situazione. Ma con delle condizioni che permettano di pianificare una prospettiva di vita ragionevole e adeguata alle proprie aspirazioni. Non è un sogno, ma un diritto!.

La risposta a questo non è di sicuro scappare dal Paese, senza avere la sicurezza di un lavoro quantomeno appagante nel luogo in cui si sceglie di trasferirsi. Non diamola vinta a chi permette tutto questo.

Restare in Italia non significa accettare condizioni lavorative umilianti. Al contrario vuol dire credere nelle proprie forze, nella speranza di uno spiraglio di sole all’orizzonte, che la situazione possa cambiare. Significa amare le proprie tradizioni.  E infine amare la Terra che ci cresciuti e fatto diventare quello che siamo, italiani.

A dispetto di quanto afferma la classe politica che ci disegna “bamboccioni”, “choosy” e schizzinosi, o aspiranti illusi del posto fisso, dimostriamo che i millennials sono molto più di questo. Sono uomini e donne del domani, le persone a cui loro dovrebbero garantire molto più dell’insofferenza che stiamo vivendo.