Ecuadoriano ucciso da agente, Salvini: “Capisco il dolore della mamma ma io sto con i poliziotti”

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GENOVA – Sta facendo scalpore la vicenda di Jefferson Tomalà, ecuadoriano di 20 anni ucciso domenica in casa sua. Tutto è nato perchè un poliziotto stava sottoponendo il giovane sudamericano a Tso. Tomalà ha però opposto resistenza, ferendolo con un coltello (6 i fendenti, di cui 2 a un centimetro dal cuore). A quel punto un altro agente ha sparato per difendere il collega, uccidendo l’ecudoriano.

“Non mi permetto di commentare una mamma che perde il figlio. Se il figlio non avesse accoltellato una due tre quattro cinque sei volte una persona che sta facendo il suo lavoro oggi sarebbe vivo e vegeto su questa terra. Capisco il dolore della mamma, però sono sono al fianco di chi indossa una divisa e in questo caso ha fatto solo e soltanto il suo dovere”: così il ministro dell’Interno Matteo Salvini al termine della sua visita al poliziotto ferito. che è stato ucciso. Il ministro ha detto di aver portato all’agente “l’affetto di 60 milioni di italiani. A lui, alla moglie e alla figlia”.

Ci sono state “5 coltellate di cui due a pochi centimetri dal cuore, per cui è vivo grazie al buon Dio e grazie al collega che ha fatto l’unica cosa che poteva fare: difenderlo dall’assalto di quel ragazzo”, ha sottolineato Salvini. “E’ chiaro che quando c’è una morte non è mai una buona notizia, però spero che torni presto con la sua famiglia”.

“Ero disponibile a incontrare i parenti del defunto che hanno però fatto altre scelte, che non giudico. Non mi permetto di giudicare una mamma che ha perso il figlio, per una mamma che ha perso il figlio non posso che pregare”, ha aggiunto Salvini che poi, in Prefettura, ha incontrato anche l’altro agente.