Fondazione Italia Sociale, Bellucci (Modavi): “Ampliare la partecipazione ed evitare la privatizzazione”

130
Maria Teresa Bellucci
Maria Teresa Bellucci

ROMA – «In Italia il Terzo Settore è strategico, forte delle circa 300 mila organizzazioni, 850 mila operatori, 5 milioni di volontari e 30 milioni di cittadini che fruiscono dei servizi sussidiari per un valore complessivo di 50 miliardi di euro. Un vero e proprio asset della Nazione che temiamo vada incontro a una privatizzazione di fatto del sociale».

Lo dichiara Maria Teresa Bellucci, Presidente Nazionale del Modavi Onlus, intervenuta nei giorni scorsi in audizione nella Commissione Affari Sociali della Camera sulla riforma del Terzo Settore.

«Pertanto – continua Bellucci – riteniamo più che giusto che il Governo si stia interessando di come sostenere il Terzo Settore, con finalità indiscutibilmente nobili, visto che quando parliamo di questo ambito entra in gioco il welfare, materia che ha un ruolo chiave per il benessere dei cittadini e la stabilità dell’Italia. D’altro canto non possiamo non rilevare che è singolare affidare per legge, a un ente di diritto privato, la Fondazione Italia Sociale, lo sviluppo di interventi innovativi da parte del Terzo Settore, dotandola al contempo di un finanziamento pubblico di base di un milione di euro e di organismi decisionali, all’interno dei quali, il mondo del non profit subisce una carenza di rappresentatività strutturale. Un solo membro sui dieci previsti nel comitato di gestione che andrà a decidere di questioni anche e soprattutto economico finanziarie».

«Avremmo preferito, viste anche le recenti inchieste giudiziarie che purtroppo minano la credibilità e l’etica dei tanti che operano nel sociale con onestà, sacrifici e comportamenti etici, che il Governo avesse proposto una Authority pubblica, cui affidare con maggiore trasparenza il delicato ruolo che si va configurando per la Fondazione, ma ormai il percorso è in dirittura di arrivo e non possiamo che premere affinchè qualche stortura macroscopica sia raddrizzata e alcune questioni affrontate».

«Tra queste – conclude Bellucci – la maggiore presenza di enti del Terzo Settore nel Comitato di gestione, la modalità elettiva dei membri degli organi direttivi, la previsione di modalità di gestione dei fondi di tipo pubblicistico, la sede della Fondazione che a nostro parere non può essere Milano, ma Roma, sia per una questione di rappresentatività che per una di operatività, dato che ad oggi è la questione del Mezzogiorno ad essere, ancora una volta, tra le emergenze più pressanti in ambito sociale e di governo».