Gli albori dell’automobilismo

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Già nel XIII secolo lo scienziato, filosofo e teologo inglese Roger Bacon aveva previsto:

“Arriveremo a costruire macchine capaci di spingere grandi navi a velocità più forti che un’intera schiera di rematori e bisognose soltanto di un pilota che le diriga. Arriveremo ad imprimere ai carri incredibili velocità senza l’aiuto di alcun animale. Arriveremo a costruire macchine alate capaci di sollevarsi nell’aria come gli uccelli”.

TRICICLO BENZLa prima invenzione automobilistica può essere considerata il carro di Cugnot. Fu realizzato nel 1769 da un ingegnere francese: Joseph Nicolas Cugnot. Il carro aveva un motore a vapore; era un motore con due cilindri verticali di 325 mm di alesaggio e 387 mm di corsa. Ricordiamo che il rapporto alesaggio/corsa definisce le caratteristiche del motore. Si divide l’alesaggio per la corsa, utilizzando la stessa unità di misura. L’alesaggio è il diametro della sezione interna del cilindro. La corsa si ricava come differenza tra punto morto superiore e punto morto inferiore.

La velocità che il carro di Cugnot poteva raggiungere era molto bassa; al massimo, per pochi minuti andava a 10 Km/h. La ruota anteriore era quella motrice e anteriormente c’era il motore, che era praticamente una caldaia. Il primo prototipo era quasi del tutto privo di un sistema frenante. Nel secondo modello l’ingegner Cugnot perfezionò i freni. Il carro poteva trasportare 4 persone.

Un vero progresso nel campo dell’automobilismo fu portato da Karl Benz. Importante fu l’intuizione di Benz: abbinare un motore ad un mezzo dotato di ruote. Dapprima Karl progetta un motore a due tempi a gas, termina questo suo progetto nel 1879; nel frattempo proseguono gli studi, ideò l’acceleratore, la candela di accensione, il carburatore, la frizione.

Un’occasione buona per Karl Benz arriva quando può iniziare a lavorare con il motore di Nikolaus August Otto; libero da ogni vincolo legale nel 1886, dopo un processo vinto da Gottlieb Daimler, che aveva contestato a Otto il deposito del brevetto, poiché era stato escluso il suo apporto fondamentale e quello di Maybach. Il motore viene montato su un veicolo a tre ruote e nasce così la Patent Motorwagen, la prima automobile con un motore a scoppio.

TRICICLO MIARI E GIUSTIBenz ebbe l’idea vincente dell’abbinamento motore-veicolo, ma Nikolaus August Otto fu l’inventore del primo motore a combustione interna a quattro tempi, tenendo però sempre presenti coloro che giunsero ancora prima di lui all’idea di tale motore: gli italiani Barsanti e Matteucci. Con questo motore l’energia chimica posseduta dalla miscela aria-combustibile viene convertita in lavoro meccanico. Vanno doverosamente ricordati in modo particolare gli italiani Barsanti e Matteucci. Possiamo dire con orgoglio che il motore a scoppio nacque a Firenze. L’invenzione venne depositata il 5 giugno 1853 presso l’Accademia dei Georgofili di Firenze, quindi il motore di Nikolaus Otto non è che una conseguenza della scoperta di un insegnante di fisica di Pietrasanta, Padre Eugenio Barsanti, e degli sviluppi realizzati assieme ad un ingegnere di Lucca, Felice Matteucci.

Durante un esperimento nella sua aula del Collegio San Michele di Volterra, Barsanti scoprì la possibilità di trasformare uno scoppio (infiammando un gas) in forza meccanica.

Va doverosamente ricordato anche Alphonse Beau de Rochas, che era riuscito a fare gli stessi studi di Otto, li pubblicò nel 1862, aggiungendo la compressione al motore di Barsanti e Matteucci.

Può esssere utile citare anche alcune invenzioni precedenti a quelle di Otto e Benz.

Risale al 1802 la prima vettura con motore a combustione interna, messa a punto dallo svizzero Isaac de Rivaz, che riuscì a far muovere un carrello fatto in legno con l’energia prodotta dall’esplosione di un gas. Il motore era dotato di un lungo cilindro verticale all’interno del quale due pistoni si muovevano. Il più pesante effettuava un lungo movimento, il secondo, che era in fondo al cilindro, si muoveva limitatamente per regolare l’immissione della miscela esplosiva nella camera di combustione. Nel cilindro erano posizionati due punti metallici; tramite l’azione di un contatto elettrico producevano una scintilla, che accendeva la miscela di idrogeno e ossigeno. Con l’esplosione il pistone principale andava verso l’alto, per poi ridiscendere con il suo peso. Con questo movimento il pistone tirava una corda che faceva muovere le ruote anteriori.

Nel 1835, il professore olandese Sibrandus Stratingh inventò un’auto elettrica, realizzata dal suo collaboratore Cristopher Becker. Nel 1839 l’imprenditore scozzese Robert Anderson progettò la prima carrozza elettrica. Nel 1860 il belga Etienne Lenoir mise a punto un motore alimentato a gas, che applicò a dei tricicli denominati Hippomobile. Nel 1864 l’italiano Innocenzo Manzetti progettò la prima vettura a vapore capace di circolare per le strade. A Manzetti sono da attribuirsi molte altre invenzioni: la pompa idraulica, il cemento idraulico, addirittura un automa che suonava il flauto e anche il telefono, ancor prima di Meucci e Bell.

GLI ALBORI DELL’AUTOMOBILISMO

CARRO DI CUGNOTGià nel XIII secolo lo scienziato, filosofo e teologo inglese Roger Bacon aveva previsto:

“Arriveremo a costruire macchine capaci di spingere grandi navi a velocità più forti che un’intera schiera di rematori e bisognose soltanto di un pilota che le diriga. Arriveremo ad imprimere ai carri incredibili velocità senza l’aiuto di alcun animale. Arriveremo a costruire macchine alate capaci di sollevarsi nell’aria come gli uccelli”.

La prima invenzione automobilistica può essere considerata il carro di Cugnot. Fu realizzato nel 1769 da un ingegnere francese: Joseph Nicolas Cugnot. Il carro aveva un motore a vapore; era un motore con due cilindri verticali di 325 mm di alesaggio e 387 mm di corsa. Ricordiamo che il rapporto alesaggio/corsa definisce le caratteristiche del motore. Si divide l’alesaggio per la corsa, utilizzando la stessa unità di misura. L’alesaggio è il diametro della sezione interna del cilindro. La corsa si ricava come differenza tra punto morto superiore e punto morto inferiore.

La velocità che il carro di Cugnot poteva raggiungere era molto bassa; al massimo, per pochi minuti andava a 10 Km/h. La ruota anteriore era quella motrice e anteriormente c’era il motore, che era praticamente una caldaia. Il primo prototipo era quasi del tutto privo di un sistema frenante. Nel secondo modello l’ingegner Cugnot perfezionò i freni. Il carro poteva trasportare 4 persone.

Un vero progresso nel campo dell’automobilismo fu portato da Karl Benz. Importante fu l’intuizione di Benz: abbinare un motore ad un mezzo dotato di ruote. Dapprima Karl progetta un motore a due tempi a gas, termina questo suo progetto nel 1879; nel frattempo proseguono gli studi, ideò l’acceleratore, la candela di accensione, il carburatore, la frizione.

Un’occasione buona per Karl Benz arriva quando può iniziare a lavorare con il motore di Nikolaus August Otto; libero da ogni vincolo legale nel 1886, dopo un processo vinto da Gottlieb Daimler, che aveva contestato a Otto il deposito del brevetto, poiché era stato escluso il suo apporto fondamentale e quello di Maybach. Il motore viene montato su un veicolo a tre ruote e nasce così la Patent Motorwagen, la prima automobile con un motore a scoppio.

Benz ebbe l’idea vincente dell’abbinamento motore-veicolo, ma Nikolaus August Otto fu l’inventore del primo motore a combustione interna a quattro tempi, tenendo però sempre presenti coloro che giunsero ancora prima di lui all’idea di tale motore: gli italiani Barsanti e Matteucci. Con questo motore l’energia chimica posseduta dalla miscela aria-combustibile viene convertita in lavoro meccanico. Vanno doverosamente ricordati in modo particolare gli italiani Barsanti e Matteucci. Possiamo dire con orgoglio che il motore a scoppio nacque a Firenze. L’invenzione venne depositata il 5 giugno 1853 presso l’Accademia dei Georgofili di Firenze, quindi il motore di Nikolaus Otto non è che una conseguenza della scoperta di un insegnante di fisica di Pietrasanta, Padre Eugenio Barsanti, e degli sviluppi realizzati assieme ad un ingegnere di Lucca, Felice Matteucci.

Durante un esperimento nella sua aula del Collegio San Michele di Volterra, Barsanti scoprì la possibilità di trasformare uno scoppio (infiammando un gas) in forza meccanica.

Va doverosamente ricordato anche Alphonse Beau de Rochas, che era riuscito a fare gli stessi studi di Otto, li pubblicò nel 1862, aggiungendo la compressione al motore di Barsanti e Matteucci.

Può esssere utile citare anche alcune invenzioni precedenti a quelle di Otto e Benz.

Risale al 1802 la prima vettura con motore a combustione interna, messa a punto dallo svizzero Isaac de Rivaz, che riuscì a far muovere un carrello fatto in legno con l’energia prodotta dall’esplosione di un gas. Il motore era dotato di un lungo cilindro verticale all’interno del quale due pistoni si muovevano. Il più pesante effettuava un lungo movimento, il secondo, che era in fondo al cilindro, si muoveva limitatamente per regolare l’immissione della miscela esplosiva nella camera di combustione. Nel cilindro erano posizionati due punti metallici; tramite l’azione di un contatto elettrico producevano una scintilla, che accendeva la miscela di idrogeno e ossigeno. Con l’esplosione il pistone principale andava verso l’alto, per poi ridiscendere con il suo peso. Con questo movimento il pistone tirava una corda che faceva muovere le ruote anteriori.

Nel 1835, il professore olandese Sibrandus Stratingh inventò un’auto elettrica, realizzata dal suo collaboratore Cristopher Becker. Nel 1839 l’imprenditore scozzese Robert Anderson progettò la prima carrozza elettrica. Nel 1860 il belga Etienne Lenoir mise a punto un motore alimentato a gas, che applicò a dei tricicli denominati Hippomobile. Nel 1864 l’italiano Innocenzo Manzetti progettò la prima vettura a vapore capace di circolare per le strade. A Manzetti sono da attribuirsi molte altre invenzioni: la pompa idraulica, il cemento idraulico, addirittura un automa che suonava il flauto e anche il telefono, ancor prima di Meucci e Bell.