Lavoro e dignità dell’uomo

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lavoroLa società moderna si distingue da quella antica tra le altre cose per la centralità che assegna all’individuo, alla sua responsabilità morale di fronte alla comunità e a se stesso. Prendersi cura di sé è un dovere morale oltre che una necessità, e inoltre una delle principali fonti di valore e di riconoscimento della persona. Se le società antiche riponevano la fonte del bene nella libertà dal lavoro (assegnato agli schiavi), quelle moderne stigmatizzano all’opposto l’ozio e la pigrizia, vizi che correggono con l’intraprendenza e con la retribuzione del lavoro.

Nella società di mercato il lavoro è una relazione giuridica di tipo contrattuale oltre che un bisogno economico e il luogo di una tensione sociale sulla quantificazione salariale fra chi offre e chi cerca lavoro. La centralità assunta dall’occupazione retribuita rispetto ad altre funzioni sociali ha contribuito a cambiare la natura dell’ordine politico. La democrazia moderna si è adattata alla società di mercato, la quale ha bisogno di una moltitudine non di poveri ma di consumatori, di gente cioè né troppo ricca né troppo povera; ciò ha cambiato la natura della cittadinanza che riconosce nel lavoro il contributo sociale fondamentale.

Dignità della persona e lavoro dignitoso hanno dato vita ad un connubio etico dal quale dipende la democrazia. Tutte le democrazie moderne sono fondate sul lavoro. Alla loro base vi è l’idea che l’individuo sia il bene primario, una persona attiva che cerca i mezzi per soddisfare bisogni primari, ma anche per esprimere i propri talenti e le proprie capacità, per realizzarsi ed essere riconosciuto dagli altri.

L’associazione tra lavoro e inclusione politica non ha eliminato le ingiustizie o liberato il lavoro dal peso della necessità. Ha tuttavia contribuito a considerare la fatica del vivere come una condizione che può essere umanizzata. L’avere diritti politici ha contribuito a considerare la fatica del vivere come una condizione che può essere umanizzata.