Le tagliatelle di Mastroianni

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MastroianniCome mi sono seduto nello studio nella mia comoda poltrona coperta di velluto verde davanti alla larga vetrata  sulla valle, improvvisamente si è scatenato un temporale ventoso che scrollava con violenza i rami e le foglie degli alberi.

Mi sono alzato in piedi per stare  con gli occhi dentro il tendaggio di gocce d’acqua che scivolavano sui vetri della porta vetrata e mi sentivo gonfio di tristezza. Qualcuno da Roma mi aveva appena telefonato che era morto Mastroianni (dopo tante e tante interviste che mi aveva concesso senza fare la star, eravamo in buonissimi rapporti). Come se in un giorno d’estate ti giri e trovi che tutto è coperto di neve. Il futuro non sarà mai per tutti noi.

E forse è un bene così per non diventare turista assente e distaccato da un mondo che ha strappato tutti i legami che avevi. Sentimenti e no.

Raccolto come una rana

Quando ha cessato quella musica d’acqua. Sui vetri stavano appese migliaia di gocce che non riuscivano più scivolare. E c’erano riflessi i lampadari accesi che ripetevano fin dentro la nuvola vaporosa che copriva la valle. Torno a sedere per stare raccolto come una rana sul bordo di una lunga pozzanghera.

Bisognerebbe parlare di malinconia come se ti arrivassero addosso tre settimane di pioggia leggera. Qualcosa che spesso è più forte del dolore perché il dolore è preciso e se ti metti in un angolo della casa puoi combatterlo e soffrirlo con decisione. La malinconia non ha profilo e non sai mai come affrontarla. Davanti a te c’è nebbia e tutte le cose attorno perdono di valore e se ti volti indietro non riesci a individuare chi ti segue.

La sua mano tremava

L’ultima volta che ci siamo incontrati, io e Marcello, è stato in una trattoria alla buona nella zona vecchia di Bologna. A mangiare tagliatelle bere Sangiovese. La sua mano tremava nel portare la sigaretta alla bocca. E io gli dicevo: “Marcello non fumare, non fumare”. D’improvviso mi ha guardato con occhi carichi di serenità. “Pino, ricordati che la vita mi ha dato molto e io ho dato molto alla vita”.

E ci siamo salutati sorridendo perché nell’avvicinarsi alla macchina un gatto nero gli ha attraversato la strada.