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...E NON CHIAMATELA EMERGENZA!

L'odissea dei campani alle prese con la “munnezza” tra politica e malaffare

IL FATTO - Con l'inizio del 2008 in Campania è scoppiato il “bubbone” dei rifiuti: scene da bidonville brasiliane o africane, con la popolazione costretta a vivere tra i cumuli di munnezza e con un danno d'immagine ed economico incalcolabile per il turismo, prima industria della Regione.
EMERGENZA SOLO OGGI ESISTE? - Ma definire questa situazione come un'emergenza sarebbe, a nostro avviso, fuorviante e sbagliato. Fuorviante perché in questo modo sembrerebbe un evento eccezionale, caduto dall'alto senza il minimo preavviso e inoltre sbagliato in quanto, seguendo questa impostazione, si rischia di far cadere e trascurare le responsabilità di coloro che, con il loro operato, hanno contribuito a creare ed ingigantire il problema. Il problema della gestione del ciclo dei rifiuti in Campania non può essere considerato emergenza e quindi un fatto del tutto eccezionale e imprevisto poiché si trascina dal 1994, anno in cui fu nominato il primo commissario straordinario per la gestione del problema.
LA STORIA RECENTE INSEGNA - Negli anni si sono succeduti commissari e maggioranze politiche diverse ma la gestione dissennata della ‘munnezza’ è rimasta. In Campania infatti, si è deciso di seguire la strada impossibile di chiudere le discariche e non costruire i termovalorizzatori (sorti nel frattempo ovunque in Italia e nel resto d'Europa) previsti dai vari piani di intervento messi a punto dai politici regionali e dai vari commissari. Questa politica, non solo totalmente incapace di affrontare il problema, ma anche controproducente, era aggravata dallo scarso impulso dato al riciclaggio, il vero cardine su cui far ruotare ogni progetto che potesse avere una qualche possibilità di successo. I piani per la gestione dei rifiuti si sono accumulati e contraddetti nel corso degli anni, a seconda dei cambi di poltrona e delle responsabilità politiche, dando il senso dell'inadeguatezza della risposta delle Istituzioni di fronte ad un problema come quello dei rifiuti, affrontato non con organicità e scientificità ma sempre giorno per giorno e con metodi e criteri particolaristici e clientelari.
IL PROBLEMA ADESSO? - Oggi si fa un gran parlare dell'antipolitica, senza pensare che questa trova la sua linfa nella protesta dei cittadini indignati verso la cattiva politica che, dall'alto dei suoi privilegi, riesce solo a spendere denaro pubblico senza risolvere i problemi reali della collettività. Ebbene, il problema dei rifiuti in Campania è forse il caso più emblematico della cattiva politica che allontana i cittadini dalle Istituzioni. Come, infatti, spiegare ad un napoletano che i soldi da lui spesi per la tassa sui rifiuti (una delle più alte d'Italia) vengono impiegati per trasportare il pattume in Germania al prezzo di 210 euro a tonnellata? Come fare per far capire ad un onesto lavoratore campano che il grande appalto vinto dal Gruppo Impregilo per costruire un ciclo dei rifiuti efficiente con impianti di compostaggio e termovalorizzatori si è risolto in una grande truffa ai danni dello Stato con un danno di centinaia di milioni di euro? Di fronte a queste ingiustizie il cittadino sfoga la sua rabbia contro una politica, senza distinzioni di schieramento, accattona e capace solo di occupare poltrone e spartirsi persino le direzioni delle ASL, incarichi per i quali l'unico metro di giudizio dovrebbe essere il merito. Le responsabilità della politica, nazionale e regionale, vanno di pari passo con quelle della camorra che per anni ha utilizzato la Campania come una colossale discarica a cielo aperto, versando nei terreni agricoli i rifiuti tossici provenienti da tutta Europa e facendo in questo modo guadagni colossali.
IL RUOLO DA PROTAGONISTA - L'ecomafia camorristica è la piaga della Campania e per continuare indisturbata la sua attività criminosa non manca mai di aizzare le popolazioni dei siti scelti per aprire nuove discariche alla ribellione, anche violenta. Cosicché proteste spontanee e proteste “organizzate” dai clan tendono a unirsi e mischiarsi, facendo aumentare ancora di più la confusione nell'ingarbugliato scenario campano.
I TERRIBILI EFFETTI - Se le cause dell'eterna emergenza rifiuti sono confuse, viceversa sono chiarissimi gli effetti deleteri generati e che non accennano a placarsi. Le immagini delle strade di Napoli invase dai rifiuti hanno fatto il giro del mondo e il danno economico arrecato è incalcolabile e, forse, irreparabile, se non tra molti anni. Il turismo, vera grande risorsa della regione, è in ginocchio (le disdette arrivano fino al 50%) ma anche i prodotti agricoli campani rimangono invenduti per la paura, senza fondamento, dell'inquinamento dei terreni e delle falde. Il caso emblematico è rappresentato dalla mozzarella di bufala, eccellenza tipica regionale, che da settimane ormai registra cali nelle vendite tali da mettere in pericolo l'esistenza stessa dei caseifici campani e con essi migliaia di posti di lavoro. Un caso fortunatamente rientrato presto ma che deve far riflettere sulle conseguenze ‘globali’ sull’ambiente e conseguentemente sull’uomo e sull’economia.
LA SOLUZIONE - Senza un piano serio per la gestione dei rifiuti che possa essere applicato concretamente e che, al contempo, non sia limitato o stravolto dalle proteste delle comunità locali, che spesso protestano solo per non avere vicina una discarica anche senza pericoli per la salute, il problema delle strade invase dal pattume a Napoli si riproporrà ciclicamente, a meno che l'Italia non decida di abdicare alla propria autonomia e mandi per sempre i propri rifiuti in Germania, dove contrariamente che da noi sanno ricavare oro anche dalla...’munnezza’!
(di Marco Di Giacomo - del 2008-04-12) articolo visto 1931 volte
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