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PRIMARIE PD, VINCE RENZI

Il Sindaco di Firenze ora deve dimostrare di poter guidare il partito e l’Italia

Matteo Renzi è il nuovo segretario del Partito Democratico. I dati ufficiali parlano di vittoria schiacciante del sindaco di Firenze: 68% di consensi per lui contro il 18% di Gianni Cuperlo e il 14.3% di Giuseppe Civati. Al di là della vittoria di Renzi, c’è però un altro dato che deve far felice tutto il Pd. Parliamo dell’affluenza di voto. Due milioni e mezzo di persone si sono recati alle Primarie per scegliere il nuovo segretario del Pd. Questo è sinonimo di voglia di cambiamento e di un entusiasmo ritrovato. Il Pd, che si era sciolto come neve al sole sotto la guida di Bersani nel momento di scegliere il Capo dello Stato, ha dunque iniziato una nuova era. Sono passati otto mesi dalle dimissioni di Bersani, ma sembrano secoli. “Tocca a noi”, ha detto Renzi nel suo discorso di ringraziamento “Tocca ad una nuova generazione. E questa volta il cambiamento sarà vero”.
LA LUNGA CORSA - Queste sono le parole che gli elettori del Pd volevano sentire. Paradossalmente le primarie perse un anno fa dallo stesso sindaco di Firenze contro Bersani sono state quelle che lo hanno rafforzato. L’incapacità dell’ex segretario Pd di trovare ampi consensi nel partito, il disastro delle elezioni che sembravano già vinte e che, invece, hanno segnato il ritorno alla ribalta di Berlusconi e l’exploit di Grillo, hanno di fatto spianato la strada al cambiamento che Renzi predicava da tempo. Renzi rappresenta veramente il nuovo che avanza perché figlio di una generazione estranea ai movimenti della Prima Repubblica (Dc e comunisti), un uomo nuovo, figlio del tempo di Internet, avulso da tutti gli schemi precostituiti su cui la sinistra si è fondata per anni. Per il Pd, quindi, inizia una nuova era.
QUALE CAMBIAMENTO? - E per l’Italia? Difficile da dirsi. Renzi, ieri sera dal palco dell’Obihall a Firenze ha detto: “Basta alibi. non ce ne sono più per nessuno perché quando milioni di italiani vanno a votare, questo ci dicono. Non ci hanno dato solo 2 euro ma l’idea che si può credere nella cosa pubblica”. Il risultato ottenuto, per il sindaco di Firenze “non segna la fine della sinistra ma di un gruppo dirigente”. Proprio sul gruppo dirigente si giocherà la prima partita di Renzi. Nel Pd si può udire ancora “il rumore dei nemici”. All’interno del partito Renzi pare ancora troppo solo.
Di chi si può fidare? Chi condivide le sue stesse idee? Quale può essere la sua squadra? Domande che al momento non trovano risposte. A fianco del segretario del Pd, infatti, non è cresciuta una classe dirigente che condivida le sue stesse idee. Sarà quindi difficile imporre il cambiamento. Lo stesso Renzi poi, dovrà dimostrare di essere molto di più di un formidabile animale televisivo. Finora il sindaco di Firenze è stato molto bravo nell’occupazione degli spazi in tv, dando sfoggio davanti alle telecamere, di sicurezza, carisma e simpatia, che non guasta mai nell’epoca dell’immagine.
QUALI IDEE ? - Ma, in concreto, cosa si prefigge di fare? In che modo ha intenzione di adottare il cambiamento? Sui temi forti che affliggono gli italiani (tasse, pensioni, lavoro) è sempre stato molto vago. Ora che è alla guida del Pd dovrà per forza di cose affrontare un piano d’azione per attuare ciò che serve all’Italia e agli italiani. E proprio sui programmi e, soprattutto, sul modo di attuarli, si giocherà molto della sua credibilità. Finora Renzi è stato l’anti tutto: anti Pd, anti casta, anti Pdl. Ora però deve passare dal partito del contro a quello del pro. Deve cioè essere lui a proporre, a fare, a trovare soluzioni a stile di governo, partito, persone che finora ha criticato. Intanto, il neo segretario del Pd si è beccato le parole di congratulazioni bipartisan, da Letta a Berlusconi, passando per Prodi.
PAROLE BATTAGLIERE - Renzi ha confermato che “patti con Enrico Letta non ne ho. Magari li faremo, ma per ora non ne ho. Avrei fatto un accordo per andare anche oltre il 2015, ma non capisco lui che vuol fare, cosa ha in testa e fin dove vuole arrivare. E se non capisco, mi spiace, io patti non ne faccio”. Ha poi aggiunto che “l’inizio è decisivo. Ho due mesi per imporre un segno, far capire che non scherzavamo e vedere soprattutto se riusciamo a fare questa benedetta legge elettorale. Dicono tutti che la sentenza della Corte Costituzionale rafforza il governo: io non ne sono così sicuro”.
Il pensiero di Renzi infatti è : “Finché c’era il Porcellum, infatti, potevano prender tempo e far finta che al lavoro c’era Quagliariello, uno che la legge elettorale non la farà mai: ora, invece, da Forza Italia alla Lega e da Sel a Grillo, tutti dicono che bisogna intervenire. Ma quando si fa una legge elettorale, poi in genere si va a votare: il governo stia in campana. E non s’impicci della materia: se proprio vogliono fare un decreto, lo facciano per creare lavoro. In fondo, sono lì per questo”. L’attacco alle vecchie gerarchie, quindi è stato lanciato. Occorrerà ora vedere cosa tutto ciò porterà.
Foto di Matteo Renzi tratta dal sito ufficiale Matteo Renzi: www.matteorenzi.it © Lucat/SGP
(di Davide Luciani - del 2013-12-09) articolo visto 4437 volte
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