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Ayrton Senna

GRAZIE AYRTON

Una giornata speciale e una conversazione con Dino Zoff

Mi sono recata all'Autodromo di Imola sabato 3 maggio, invitata dagli organizzatori diFormula 1 Passion. Avevo ricordato Ayrton Senna nel 2004, donando il mezzobusto da me eseguito, raffigurante il pilota, all'Autodromo di Monza. Da tanti anni non andavo più a Imola e per puro caso, avvisata dalle Piccole Suore di Santa Teresa del Gesù Bambino, presenti a Imola con tante buone iniziative, da me ricordate nel libro “Piste degli Autodromi, Piste dell'Anima”, ho saputo che a Imola stavano preparando tanti eventi per ricordare il pilota.

Mi sono messa subito in contatto con i bravissimi organizzatori, ho fatto presente che ho ricordato Ayrton eseguendo il mezzobusto, scrivendo due libri sulla Formula Uno e tanti articoli giornalistici. Non attendevo un invito, in questi giorni, tra gli impegni di lavoro e le grandi ferite che ha il mio cuore, poiché in Ukraina c'è una guerra fratricida (la Russia è nata a Kiev, con il Battesimo, nel 988 d.C.), desideravo solo fare i complimenti agli organizzatori, e invece l'invito è arrivato, è come se Ayrton Senna avesse voluto che io fossi presente lì. Avevo comunque deciso di commemorare Ayrton quest'anno con delle cartoline.

Ancora i miei complimenti agli organizzatori, non deve essere stato facile preparare e coordinare quattro giorni di eventi straordinari. L'Italia è il Paese che ha commemorato di più, e con più calore umano Ayrton Senna. Molto interessanti i box con i libri dedicati ad Ayrton e con le vetture esposte, anche le monoposto guidate da lui. Dopo aver visitato i vari box e aver guardato con una certa emozione le foto inerenti la carriera di Ayron Senna in F.1, disposte in una mostra multimediale, ho ascoltato con grande attenzione i giornalisti che hanno parlato di Ayrton: Guido Schittone, Ezio Zermiani, Leo Turrini, Leo ha presentato un libro su Ayrton, scritto da lui con contenuti che fanno riflettere molto.

Anche Dino Zoff, che non ha di certo bisogno di presentazioni, da sempre appassionato di Formula Uno, ha contribuito a ricordare Ayrton. Sono rimasta molto colpita dalle parole di Schittone, Zermiani, Turrini e Zoff. Tutti hanno parlato con la sapienza del cuore, non una frase di troppo oppure banale. Dall'inizio alla fine, i loro interventi sono stati ispirati da una grande sensibilità e ci hanno resi partecipi di tante situazioni, in cui, come giornalisti, furono vicini al pilota e soprattutto all'uomo Ayrton.

Schittone ha evidenziato come Ayrton Senna fosse spesso istintivo nelle sue azioni e reazioni, si arrabbiava di sovente, ma sapeva poi sempre chiedere scusa. Prost era più razionale, appariva caratterialmente quasi perfetto, ma giustamente Schittone ha affermato che sono proprio i difetti di Ayrton, che lo rendono più vicino a tutti noi. Concordo perfettamente con Schittone.

Turrini, Zermiani, Zoff e anche alcuni interventi del pubblico ci hanno fatto conoscere in modo ancora più approfondito la religiosità, il misticismo di Ayrton, il suo prodigarsi per le persone meno fortunate del suo Paese, soprattutto i bambini. Zermiani ha detto che Ayrton con la sua presenza e la sua voce è stato determinante per il risveglio dal coma profondo di un ragazzo: Massimo. Presenti in sala c'erano i genitori di Roland Ratzenberger. Il papà di Ratzenberger ha detto che molto accomunava suo figlio ad Ayrton. Ezio Zermiani ha affermato che nella monoposto di Ayrton è stata trovata una bandiera austriaca, in quell'ultima corsa se l'era portata con sé, per ricordare l'amico scomparso il giorno prima.

In questa giornata davvero speciale si inserisce un'intervista-conversazione con Dino Zoff, che all'Autodromo di Imola è stato accolto con tanto affetto dalla gente. Zoff è un po' l'ultimo dei Mohicani. E' uno dei pochi che rappresentano ancora i valori sportivi del calcio. É una persona vera, è sobrio, riservato, ma anche molto cordiale.

Per 40 minuti, ininterrottamente, ha firmato autografi, si è fatto fotografare con chiunque glielo chiedesse, aveva un sorriso e una parola gentile per ognuno. Posso davvero testimoniare tutto ciò, perché aspettavo lì vicino, per poterlo intervistare. Posso anche affermare che Zoff, spesso considerato troppo taciturno, ha uno spiccato senso dell'umorismo.

Quando il ricordo di Ayrton e di Ratzenberger, mai dimenticato nella mostra e negli eventi organizzati, si faceva troppo triste, per risollevare il morale del pubblico presente, Zermiani, Turrini e Zoff si scambiavano delle battute divertenti, riguardanti anche il superlativo trascorso calcistico di Dino Zoff. Dopo una foto selfie, scattata anche per fare effetto sul fratello e i cugini, tutti rigorosamente più grandi di me … (ho chiesto invano per anni ai miei genitori il fratellino più piccolo …), inizia l'intervista - conversazione.

Le donne notoriamente parlano (e scrivono) più degli uomini, pertanto confido nella pazienza dei lettori. Le mie domande e considerazioni sono talvolta più lunghe delle risposte di Dino Zoff.

Lei è un grande esempio per i giovani d'oggi, che rovinati da un materialismo opprimente, proposto dai media, vedono nel successo subito, ad ogni costo, l'unico scopo della loro vita. Quale messaggio Lei sente di poter dare a questi giovani?

Io ho cercato di dare un messaggio positivo. Si deve saper vivere una vita da atleti, questo comporta sudore e sacrifici. Tutto ciò deve preparare alla vita che si condurrà, quando termina il percorso sportivo. Anche nella vita non calcistica si dovranno sempre affrontare delle difficoltà con spirito di abnegazione. Sarà meglio se lo sportivo giungerà al suo percorso non calcistico già allenato, già preparato.

Secondo Lei la troppa visibilità televisiva, molto spregiudicata, ha contribuito a far perdere i valori allo Sport e non solo allo Sport?

I valori dello Sport devono essere sempre presenti. La visibilità ha portato al calcio-spettacolo, ma non per questo motivo il legame tra il calcio e le regole sportive deve venir calpestato.

Questo calcio italiano stile Hollywood, che si mantiene a debita distanza dalla gente, mentre i calciatori un tempo vivevano nella quotidianità della loro città, non è un controsenso? Non Le manca un calcio più sportivo?

In una società priva di valori, i calciatori fanno i personaggi anche fuori dal campo di calcio, esagerano. La scuola, la famiglia, tutti noi dobbiamo trasmettere ai giovani principi e valori.

Alcuni miei amici ed io siamo rimasti molto colpiti e rattristati nel 2000, quando, dopo aver dimostrato di essere uno dei migliori commissari tecnici che l'Italia calcistica abbia mai avuto, fu “forse costretto” a dare le dimissioni. Io sono stata anche allenatrice di calcio, ma, senza voler offendere nessuno, chi la criticava aspramente non mi sembrava molto preparato per darLe dei suggerimenti tecnici. Mi può dire qualcosa in merito a quel brutto episodio?

Le dimissioni del 2000 furono dovute a degli “apprezzamenti” fatti sull'uomo e non sull'allenatore … . Ma decisi di chiudere perché non ero molto supportato. Avrei potuto andare avanti ancora per un po', ma poi sarei stato costretto a lasciare … .

La gestione del Barcellona FC attraverso un azionariato popolare rende il calcio più vicino alla gente. Secondo Lei questa formula potrebbe giovare al calcio italiano?

Sicuramente sì, potrebbe essere una buona soluzione. La formula associativa è presente anche in altri Paesi. In Germania nessun club della Bundesliga può essere proprietà di un singolo azionista per più del 50%, fa eccezione il Bayer Leverkusen. Speriamo che si possa realizzarla anche in Italia in un prossimo futuro.

Io ho quasi costretto l'allenatore a mettermi in porta, mi faceva sentire più utile alla squadra. Sono stata molto contenta quando le compagne hanno chiesto all'allenatore di confermarmi in tale ruolo. Ero l'ultimo baluardo, una grande speranza per tutti. Anche per Lei fu così?

Sin da bambino io sono stato un portiere, mi sono sempre sentito a mio agio in tale ruolo e ho continuato ad essere un portiere.

Che ricordo ha di Luigi Bonizzoni. Io ho avuto la fortuna di conoscerlo. Pensi che Bonizzoni telefonò a mia mamma per dirle che ha una brava figlia, io … , che in questa società arida e superficiale, spesso vengo diffamata a causa della mia onestà di pensiero e di azione. Ora che lui non c'è più, io mi sento in un certo senso orfana, se ne stanno andando tutti coloro che hanno rappresentato con dignità lo Sport. É stato Bonizzoni a lanciarLa in Serie A. Fu lui a parlarmi della sua passione per le corse. Mi disse che trasformò una 500 in una macchina da corsa, è vero?

Logicamente ho un bellissimo ricordo di Bonizzoni. Comunque non era una 500, si trattava di una 600 Abarth trasformata in un'auto da corsa, da ragazzo io ho lavorato come motorista.

Lei ha anche ricoperto l'incarico di Presidente della Lazio, l'allenatore era Zdenek Zeman. Cosa mi può dire di questa persona così enigmatica? Le piacevano i suoi schemi di gioco?

Ogni allenatore ha i suoi schemi … . Era un po' vanitoso.

Che rapporti ha avuto con lui?

Discreti.

Che ricordo ha dello zio di Zeman, Cestmir Vycpalek? Io gli ho dedicato una breve biografia e sono andata a Praga ad intervistare un suo amico e compagno di squadra.

Sono arrivato alla Juventus proprio quando Vycpalek allenava la squadra. Era una persona colta, intelligente, cordiale, molto aperta.

Il suo compagno di squadra mi disse che fu internato in un campo di concentramento.

Sì, lo so, ce ne parlava, e per miracolo ne uscì vivo, era nella fila giusta … .

Ci siamo incontrati ad Imola, stiamo ricordando Ayrton, che è sempre nei nostri cuori. Che ricordo ha di Ayrton? Lo ha conosciuto personalmente?

Non l'ho conosciuto personalmente, seguivo con grande interesse le sue corse, guardano la televisione. Ho sempre avuto questa sensazione: trasmetteva fiducia alla gente con la sua umiltà e la sua profondità di pensiero. Sono andato in Brasile a fare una visita alla sua tomba. E' sepolto sotto un albero, in una posizione tranquilla.

Foto delle monoposto, autovettura e autodromo di Daniela Asaro Romanoff.
(di Daniela Asaro Romanoff - del 2014-05-09) articolo visto 10002 volte

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