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INTERVISTA-CONVERSAZIONE CON IL DOTT. ALFREDO SCALA (PRIMA PARTE)

F.1, F. Indy, energie alternative e F. E con il direttore deli autodromi di Vallelunga e Monza

MONZA - Mentre mi avvicinavo all'Autodromo di Monza, per intervistare il dott. Alfredo Scala, ho riflettuto sulla passione sportiva, che noi sappiamo esprimere, trasmettere, vivere in questi tempi, forse è un po' troppo materialista. Non solo i dirigenti, ma anche noi spettatori possiamo fare molto, affinché le varie discipline sportive riacquistino il loro valore.

Siamo quasi tutti un po' troppo attaccati a ciò che avviene in questo mondo. L'eccessiva euforia produce entusiasmo, ma anche una sorta di disagio interiore, quando le luci dello show si spengono. Oggigiorno sembra che l'appassionato spettatore “divori” l'evento sportivo e, non essendo mai sazio di “divorare”, la sua passione spesso si trasforma in fanatismo e aggressività, anche perché parecchie manifestazioni sportive sono visibilissime attraverso la televisione, ma lontanissime dalla gente nella quotidianità.

Dovremmo riflettere su certe vicinanze e lontananze, forse proprio in questa prossemica ovvero collocazione di un soggetto rispetto all'altro nel comportamento sociale, potremmo trovare la chiave utile per aprire alcuni “cancelli” che racchiudono lo sport in una gabbia mediatica, snaturandolo.

Con il dott. Scala, nell'intervista-conversazione, abbiamo parlato spesso di passione sportiva, quella vera, autentica, che dovrebbe essere in ciascuno di noi. Ringrazio il dott. Alfredo Scala, che mi ha dedicato trenta minuti del suo prezioso tempo, grazie a Simonetta Fossati, sua valida collaboratrice.

Ci siamo già incontrati nel 2008. Lei era Direttore dell'Autodromo di Vallelunga. Da un anno i suoi impegni di lavoro sono ai massimi livelli, attualmente Lei è anche Direttore dell'Autodromo di Monza. La passione per l'automobilismo La aiuta ad affrontare questo carico di lavoro eccessivo e le notevoli responsabilità?

R - La ringrazio, prima di tutto, per questa intervista. Sono il Direttore dell'Autodromo di Vallelunga e sono in supporto all'amministratore delegato della Sias, dott. Fabrizio Turci, qui a Monza. Ho due ruoli diversi sia come responsabilità, ma anche per importanza di impianto. Monza è uno dei più conosciuti Autodromi al Mondo per storia, tradizione sportiva, per la velocità media che si esprime nelle gare. Per me è motivo di orgoglio poter lavorare qui.

Indubbiamente è in corso una guerra economica, che sta devastando il nostro Paese, soprattutto le fasce più deboli della società, ma non solo questo accade, forse si vuole addormentare la coscienza e la capacità di pensare dei cittadini anche attraverso degli sport sviliti di tutto il loro contenuto. L'automobilismo sportivo rende lo spettatore attivo, la passione automobilistica porta anche alla cultura scientifica. Per capire come funziona un motore bisogna leggere, pensare, comprendere. Secondo Lei è così? L'automobilismo sportivo rispetta la nostra capacità di pensare e di ragionare?

R - Certamente, lo sport automobilistico è uno sport assolutamente completo, ad alto contenuto scientifico e tecnologico. C'è la prestazione del pilota, ma senza la prestazione eccezionale dei suoi meccanici, il pilota non farebbe niente e senza un'evoluta abilità degli ingegneri per progettare, costruire e mettere a punto la macchina, non si potrebbe disputare nessuna gara.

La formula Uno è la manifestazione automobilistica più seguita dalla gente. Secondo Lei affascina per la sua storia, per la pubblicità che viene fatta oppure è tuttora spettacolare?

R - Certamente affascina per la sua storia, io credo che anche un appassionato di calcio possa vedere una corsa automobilistica di Formula Uno con piacere e interesse. Quest'anno la Ferrari non è nelle prime posizioni, per cui chi non ha una passione purissima per l'automobilismo, è più demotivato, però c'è sempre la speranza che la Ferrari ritorni ad essere vincente, da tifoso della Ferrari me lo auguro, anche per il bene della Formula Uno.

Io riconosco il grande valore della Ferrari, però sono tifosa della Williams, per me Frank Williams è un mito, e io uso poco questo vocabolo, ma Frank Williams se lo merita. Le gare americane di Formula Indy sono probabilmente più spettacolari, ma molto più pericolose rispetto della Formula Uno?

R - In base aquanto succede, in base ai dati, c'è un maggior numero di incidenti gravi. Negli Stati Uniti hanno un'altra visione dello sport, dello spettacolo sportivo in generale. Sono due logiche differenti nei contenuti tecnici e sportivi. Ci auguriamo che le corse automobilistiche diventino sempre meno pericolose e sempre più spettacolari, grazie alle nuove tecnologie e agli studi che vengono fatti sulla sicurezza, speriamo che questi studi vengano trasmessi e diffusi in tutte le categorie.

C'è più ricerca tecnologica in Formula Uno o in Formula Indy?

R - Per quanto mi risulta, in Formula Uno. É l'antenna tecnologica del motorsport da un punto di vista di telaio, motori, componentistica in generale. Mi sembra che la Formula Indy viaggi ad un livello tecnologico più basso. Comunque ci sono dei contenuti sportivi spettacolari e affascinanti per il pubblico americano.

Il conosciutissimo ingegnere Dallara, che progettò una vettura per la Indy Racing League, ottenendo subito numerose vittorie, ha affermato che i costi della Formula Indy sono inferiori a quelli della Formula Uno, secondo Lei è possibile abbassare ulteriormente i costi in Formula Uno?

R - Certamente sì. Pensare che ci vogliono 7 o 8 persone solamente per accendere una macchina, significa che o ci troviamo di fronte ad una tecnologia molto complessa oppure si esagera. C'è anche un uso di materiali molto, ma molto costosi, per esempio, per creare il baricentro ottimale si utilizzano materiali sofisticatissimi; si eseguono progetti che, realizzati, hanno un peso inferiore a quello consentito, per cui si fanno le zavorre, che devono essere posizionate in modo estremamente puntuale, quindi si usano materiali speciali. I freni sono fatti con materiali altrettanto speciali e ovviamente costosissimi. C'è sempre una continua e assoluta ricerca. Si possono ridurre i costi, limitando la ricerca e lo sviluppo tecnologico, ma non dobbiamo dimenticare che certe case costruttrici sfruttano questa ricerca anche per altri scopi, per le vetture che noi guidiamo, ad esempio. La risposta non è semplicissima da dare.

Le energie alternative possono aiutare? Già adesso ci sono due motori elettrici di supporto in Formula Uno. Mi corregga se sbaglio. In parole semplici i motori di supporto (elettrici) servono al recupero dell'energia cinetica eccedente dalle ruote motrici (Motor Generator Unit – Kinetiks) e al recupero dell'energia termica dai gas di scarico del turbo (Motor Generator Unit – Heat). L'energia recuperata viene accumulata nelle batterie. I piloti quindi avranno un arduo compito: stare attenti a risparmiare il carburante?

R - Penso che tutto faccia parte di una strategia. Vent' anni faavremmo detto che era una stortura cambiare obbligatoriamente le gomme ai Box, poi avremmo detto che era una stortura fare obbligatoriamente rifornimento ai Box. Prima le gare erano concepite in maniera diversa. In una società che va verso un'attenzione all'ambiente sempre più importante, certamente anche il fatto che un pilota debba stare attento alla gestione dell'energia, che ha a disposizione, fa parte delle esigenze del mondo moderno. Quindi, in assoluto rispetto al concetto della gara vista come competizione che premia chi va più veloce, il risparmio di carburante è una stortura, in un mondo moderno, che deve trovare il giusto compromesso tra spettacolo e velocità, nel rispetto dei consumi, il risparmio di carburante può avere una logica.

Quali altre innovazioni possiamo attenderci? Per quanto riguarda le energie alternative: idrogeno, energia solare? Mi sembra che sia partita la Formula E.

R - Partirà quest'anno. Anche questa è una tipologia di gara che solo cinque anni fa ci avrebbe fatto sorridere, pensando ad una categoria fatta formula con delle gare in circuiti cittadini, con motori elettrici, invece ora è realtà. L'evoluzione tecnologica ha raggiunto livelli tali che possiamo aspettarci tante innovazioni.

La Formula E è un campionato italiano oppure le gare si svolgono in ambito internazionale come quelle della Formula Uno?

R - É un Campionato automobilistico organizzato dalla FIA. Si corre nelle più grandi città del mondo. Roma era tra le città scelte, ma per quanto mi risulta, ancora non è stato raggiunto un accordo. C'era un accordo con il Sindaco Alemanno, ma ora non so dirLe se hanno potuto giungere ad un accordo con il nuovo Sindaco.

L'organizzazione di una Formula E era una mia idea, ma non ho tutti i soldi di Ecclestone … per poterla organizzare … .

R - Probabilmente, chissà … talvolta la Formula Uno presta attenzione alle opinioni degli appassionati. Nel mio libro “Piste degli Autodromi, Piste dell'Anima” avevo chiesto che assieme ai piloti venissero premiati anche un ingegnere, un tecnico, un meccanico, mi sembra che accada … Però, purtroppo, c'è ben poco contatto tra una Formula Uno, che vive in una specie di torre eburnea, e gli appassionati. Se a Lei fosse consentito apportare qualche cambiamento nelle gare di Formula Uno, cosa farebbe?

C'è una persona del Team premiata assieme ai piloti.

R - Cosa cambierei in Formula Uno? Mah … secondo me è anacronistico che in Formula Uno le prove siano limitatissime.Le prove alimentano la passione degli sportivi che seguono le gare, le prove sono utili per allenare i piloti, per allenare le squadre e ridurre un po' l'invasione della simulazione, che sicuramente è un altro elemento utile della tecnologia, ma limita il fascino della gara stessa. Si dovrebbe trovare un punto di incontro. Tra il 2005 e il 2008 si esagerava.

Certi Team avevano tre squadre che giravano in tre circuiti diversi, ma tra l'esagerazione delle prove e l'annullamento, a mio parere, ci dovrebbe essere un giusto compromesso.

R - Sarebbe bello vedere, come negli anni cinquanta, piloti e calciatori che camminano per la strada, ritorneremmo ai valori sportivi che educano i ragazzi … di tutte le età … e forse certi piloti e calciatori non si monterebbero troppo la testa. Eh, … no. La Formula Uno, sotto questo punto di vista, è molto chiusa.

E le società calcistiche sono blindate, solo pochi “intimi” possono avere dei contatti con dirigenti e calciatori … Come vede il futuro della Formula Uno?

R - Mi auguro che sia un futuro florido, penso soprattutto a Monza. Mi auguro che chi avrà il potere e il compito di pensare al futuro della Formula Uno pensi soprattutto alla passione e al seguito che queste gare continuano ad avere nel mondo. La passione è anche valore, lavoro e quant'altro.

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(di Daniela Asaro Romanoff - del 2014-07-06) articolo visto 7214 volte

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