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TERREMOTO IN ABRUZZO

tanta la paura ma è più forte la voglia di ricominciare, L’Aquila tornerà a volare

UNA CANZONE PER RICOMINCIARE- Dalle macerie del terremoto nasce “L’Aquila, 6 Aprile 2009”, il nuovo singolo dei Maxiata, gruppo abruzzese che a breve avrebbe inciso il suo terzo album. A poche ore dalla scossa che ha sconvolto la tranquillità di migliaia di persone la vita riprende sulle ali della musica, sull’onda di una canzone, dalla voce di cinque ragazzi che raccontano le loro emozioni, pronti a ricominciare. Loro, come tanti, rappresentano quelli che sono stati inghiottiti dalla terra insieme ai loro sogni, come Alessandra Cora, astro nascente della musica, lei a 20 anni è morta nel crollo della sua casa.
PICCOLI PASSI VERSO LA NORMALITA’ - Alle ore 3:32 del 6 Aprile 2009 la terra non ha tremato soltanto a L’Aquila e ad Onna, ma in tutto l’Abruzzo, una scossa di magnitudo 5.8 della scala Richter ha raso al suolo paesi interi, piccoli gioielli d’arte, di cultura e di tradizioni, paesini che impiegheranno molto di più a rialzarsi, paesi che probabilmente molti non conoscono, paesi che forse qualcuno ha letto di sfuggita su una cartina geografica: San Demetrio dei Vestini, Santo Stefano di Sessanio, Pizzoli, Tempera, Rocca di Cambio, San Panfilo d’Ocre, Poggio di Roio, Villa Sant’Angelo, San Pio delle Piane, Barrile, Rovere, Picenza, Fossa, Comandra e tanti altri…
In questi centri qualcuno lamenta un’attenzione ridotta, c’è chi mangia cibo in scatola da settimane perché non ci sono ancora le cucine da campo, c’è chi dice di aver dovuto montare le tende senza alcun aiuto, chi ancora non ha potuto fare una doccia dal momento che in alcuni campi non è ancora disponibile l’acqua. Eppure la vita continua, dopo essere sfuggiti alla furia della terra gli abruzzesi sono più forti di prima, l’orgoglio, il carattere, la forza di tutte quelle persone che non chiedono la carità, ma che continuano a ripetere “Diteci cosa dobbiamo fare e lo faremo!” La voglia di ricominciare è tanta e nessuno si tira indietro.
A Poggio Picenze, a dieci giorni dalla grande scossa i bambini di tre classi elementari tornano a scuola, nella tendopoli gli insegnanti hanno ripreso a fare lezione, tre le tende adibite ad aule, tanti i disegni di case, di giochi, tanta esuberanza che non può celare però la tristezza d’aver perduto due compagni di classe. A Barisciano in sette container sono rientrati a scuola i ragazzi delle elementari e delle medie, diciotto sono anche i container messi in piedi per dare la possibilità di fare gli esami di stato e di licenza media.
Ogni giorno i Medici del Sorriso inventano un gioco nuovo, i bambini ridono, scherzano, per loro la vita sembrerebbe quasi normale, hanno molti giocattoli, arrivati da ogni parte d’Italia, ma in questi casi non è tanto la quantità che conta, basterebbe poter riavere il proprio zainetto, il proprio orsacchiotto, il letto caldo nella propria cameretta…per poter dire è tutto passato, per poter dire tutto è tornato alla normalità.
Pian piano riaprono i negozi agibili, vengono prese d’assalto le ferramente, si comprano torce, fornelli da campeggio, ognuno cerca di racimolare quello che può, le poste hanno inviato degli sportelli mobili per il pagamento anticipato delle pensioni e per prelievi tramite libretto postale.
I giornali arrivano nelle tendopoli, c’è chi legge, chi ha ricominciato a svolgere il proprio mestiere, parrucchiere e barbieri che nei campi riprendono la loro regolare attività.
LA TRAGEDIA ELIMINA LA DISCORDIA E L’ODIO - Nelle tendopoli si gira, si parla con chi prima non veniva considerato, con quelli cui si era sempre negato il saluto perché troppo antipatici, si superano i particolarismi e l’invidia, c’è di buono che nella tragedia non solo si diventa più solidali, ma ci si stringe, ci si sente vicini, accomunati da uno stesso crudele destino. E anche nella tragedia trionfa l’amore, la vita riprende e si realizzano i progetti messi in piedi tempo prima, tante le coppie che convolano a nozze, sotto gli occhi delle telecamere, nelle tendopoli, nei cortili, negli alberghi lungo la costa.
LO SPORT - Anche lo sport riprende, L’Aquila Rugby, dopo l’improvvisa perdita di Lorenzo Sebastiani, giovane rugbista pilone sinistro, il numero 1 nero verde, morto a seguito della grande scossa, torna a vincere sul campo nella XXI giornata di serie A contro l’Orved San Donà. Un pensiero va a Giuseppe Chiavaroli, giovane promessa del calcio, morto a seguito delle ferite riportate nell’ospedale di Teramo.
RICOMINCIARE - Ricominciare da dove? Ricominciare, ma come? Queste le domande che si pongono tutti gli sfollati che hanno paura che assieme alle telecamere vada via anche la solidarietà, hanno paura di essere dimenticati, abbandonati, lasciati al loro destino anche da chi prima aveva fatto de L’Aquila la sua seconda casa.
Non bisogna dimenticare che L’Aquila vanta un’Università che accoglie 27000 studenti, di questi la gran parte è costituita dagli giovani fuori sede, che con il tempo hanno messo in piedi un motore economico-sociale che mandava avanti la città. Ed è anche a questi universitari che gli aquilani chiedono di restare, di non abbandonare la città. Gli stessi studenti avevano scelto di investire per il loro futuro, andando ad abitare nelle case di via XX Settembre, a Coppito, a Pettino e nelle località limitrofe, molti di loro si sentivano sicuri, “Sarebbe stato impossibile per chiunque non affezionarsi. Noi ragazzi avevamo progetti, pensavamo a questa città come alla nostra seconda casa, pensavamo ai tanti anni che avremmo dovuto passare qui, […]la mia ansia è dovuta alla presa di coscienza che non vedrò mai più L’Aquila com'era prima. ”, racconta G.C. una studentessa del primo anno presso L’Accademia delle Belle Arti.
Lei vorrebbe tanto tornare a studiare lì: “La mia facoltà è in piedi, non ha un graffio dunque perchè abbandonarla? Io non me la sento. E’ difficile perché ora non abbiamo un posto dove stare e ci tocca viaggiare, ma i professori ci verranno in contro il più possibile ”. Ma non tutti sono pronti a tornare, per rendersi conto dei pareri discordanti basterebbe visitare uno dei tantissimi gruppi creati su Facebook, dove gli studenti aquilani si scambiano opinioni, informazioni. “L'anno prossimo non ho intenzione di iscrivermi all'università de L'Aquila, ma di trasferirmi probabilmente ad Ancona” dice R.D. anche lui studente fuori sede della facoltà di Ingegneria Meccanica dell’Univaq: ”La paura è tanta, ma non c’è soltanto la paura del terremoto, c’è il problema degli alloggi”. Qualcuno potrebbe fare il pendolare, sperando di ricevere degli incentivi dalle società coinvolte nel trasporto, ma chi proviene da regioni lontane come Puglia, Calabria, Molise e via dicendo, non potrebbe viaggiare tre o quattro ore al giorno per raggiungere Avezzano, la città dove probabilmente verrà dislocata una delle tanti sedi in cui è stata divisa la facoltà.
Molti sono quelli che non vogliono tornare fino a quando tutto non sarà sicuro, i genitori dei sopravvissuti non vogliono assolutamente far tornare i loro figli a L’Aquila, molti si sono sentiti presi in giro, vogliono giustizia. La verità è che troppi non si fidano delle parole degli esperti, il che può essere paradossale, se non fosse per qualcuno che sostiene che erano stati richiesti controlli nella casa dello studente, a seguito dei quali tutto era risultato regolare eppure la casa dello studente è stato uno dei primi edifici ad accartocciarsi su stesso.
Nessuno sa cosa dire, cosa fare, andare via, sì, ma senza accusare le istituzioni di sciacallaggio: “L'università fa quel che può...parecchi guardando dall'esterno pensano che i professori, i rettori, i presidi siano solo interessati ai nostri soldi, ma non sanno che molti di loro sono aquilani, e che in quella dannata notte hanno perso anche loro casa e familiari...” aggiunge G.C. . E’ giusto voltare le spalle ad una città che ti ha dato tanto? Qualcuno dice che la vita vale più di una laurea e non tornerà più nell’università aquilana, qualcuno invece ha già ricominciato a fare gli esami in tenda e vengono conferite le prime ventisette lauree, una di queste è fortemente simbolica, è la laura ad honorem di Lorenzo Cinì, morto nella sua casa il 6 Aprile, lui era tornato a L’Aquila per sostenere un esame pochi giorni dopo, da quella casa è uscito esanime.
NEC RECISA RECEDIT - Questo il motto della Guarda di Finanza, corpo dello Stato che ha una sede funzionale ed illesa presso Coppito, questo motto è diventato il simbolo della città de L’Aquila, la vita ricomincia, a testimoniarlo è Alice, la prima bimba nata all’ospedale di Pescara, da la mamma sfollata miracolosamente illesa.
“Non abbandonate L’Aquila” gridano tutti, ma la paura è tanta e ci sarà bisogno di tranquillità, di serenità e competenza, di una solidarietà orientata al futuro, al via quindi i processi per i crolli nella casa dello studente e di tanti altri edifici che pare siano stati costruiti con il cemento mischiato con la sabbia, varato un piano di ricostruzione che si spera rimanga all’insegna della trasparenza e della legalità. L’Aquila tornerà a volare sotto la pioggia che batte sulle ferite aperte, con l’aiuto dei suoi abitanti che non hanno mai smesso di cercare tra la morte e la distruzione la normalità, che in una notte è stata portata via.
(di Valeria Gatopoulos - del 2009-05-07) articolo visto 1857 volte
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