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NASCE IL MUSEO DELL'ACROPOLI AD ATENE

davanti al Partenone sorge l'opera che raccoglie i capolavori più antichi della storia

Dopo continui rinvii e polemiche mai sopite, lo scorso 20 giugno ha ufficialmente aperto il nuovo Museo dell'Acropoli ad Atene, la cui realizzazione (iniziata nel 2003 e terminata nel 2008) è stata fortemente voluta dal governo ma allo stesso tempo fortemente criticata per gli alti costi (la cifra si aggira intorno ai 130 milioni di euro finanziati dalla Grecia e dal Fondo europeo di sviluppo Regionale) e per la struttura dell’edificio, in netto contrasto secondo alcuni con il contesto in cui è stata inserita.
IL PROGETTO - Il Museo infatti, progettato dall'architetto franco-svizzero Bernard Tschumi insieme al greco Michael Photiadis, consiste in un imponente e avveniristico edificio completamente in vetro, situato in una zona poco distante dal Partenone, proprio ai piedi dell'Acropoli. Esso si erge su circa 14 mila metri quadri di superficie espositiva, suddivisa su tre livelli alti ciascuno 23 metri e contenenti, almeno per il momento, oltre quattromila opere d'arte di altissimo pregio realizzate a partire dal quinto secolo e prima custodite in altri musei del Paese, raccoglie anche centinaia di capolavori tra cui statue, sculture, frammenti architettonici arcaici del 480 a.C. (nucleo principale dell'intera collezione) e altri reperti di valore inestimabile come il Moscoforo, la Kore del Peplo, l'Atena pensosa, il tesoro di Afrodite e quattro delle cariatidi dell'Eretteo.
MANTENERE LE RICCHEZZE ARTISTICHE DEL PARTENONE - Il Museo è stato costruito con l'ambizioso obiettivo di conservare ed esporre tutte le opere che un tempo ornavano il Partenone, anche quelle quindi che ormai da oltre un secolo sono ospitate all'interno del Britsh Museum di Londra per volere di Lord Thomas Bruce Elgin e che lui stesso trafugò 207 anni fa; più altri frammenti sparsi in giro per i musei di mezza Europa, come per esempio a Vienna, a Monaco, a Heidelberg e persino presso i Musei Vaticani a Roma. Senza dimenticare che una parte minore del fregio del Partenone scolpito da Fidia lo si può ammirare al Louvre di Parigi.
E sebbene lo scorso dicembre siano tornati in patria i frammenti palermitani del Museo archeologico Antonio Salinas, in occasione della grande mostra “Nostoi”, il contenzioso tra la Grecia e il Regno Unito rimane ancora aperto. Tanto che la cerimonia d'inaugurazione per l'apertura del nuovo Museo dell'Acropoli, a cui hanno partecipato le massime autorità dello Stato e del governo greco, è stata anche un'occasione più o meno ufficiale per riaccendere le polemiche legate ai marmi del Partenone.
In effetti se un tempo il British Museum, alle richieste di restituzione, adduceva scuse come il “pericoloso inquinamento” di Atene o il fatto che la Capitale greca non possedesse una struttura adatta per queste opere; adesso “è tempo che i Marmi tornino a casa”, ha detto il presidente della Repubblica Karolos Papoulias davanti al presidente della Commissione europea Josè Manuel Barroso, al primo ministro turco Recep Tayyp Erdogan, al direttore generale dell’Unesco Koichiro Matsuura e ad altri esponenti politici.
Il ministro greco della Cultura Saramas si è invece limitato ad affermare: “È il dovere della nazione verso la sua tradizione culturale”.
TRADIZIONE ED INNOVAZIONE COME SIMBOLO DELLA GRECIA MODERNA -Destinato certamente a diventare il simbolo della Grecia moderna e probabilmente uno dei più funzionali al mondo, con le sue linee dure ma allo stesso tempo ammorbidite dalla luce naturale proveniente dalle vetrate rivolte verso il tempio, realizzando così un percorso ideale che riproduce la salita alla Propilaia (il monumentale ingresso dell'Acropoli), il Museo avrebbe dovuto essere inaugurato in occasione delle Olimpiadi di Atene del 2004 ma poi, proprio a causa delle proteste in merito alla sua struttura e ubicazione, nonché ad alcuni ritardi burocratici (dovuti fra l'altro alla scoperta di antiche rovine durante gli scavi), i tempi dei lavori si sono pesantemente allungati.
Il progetto, che coniuga brillantemente tradizione e innovazione, ha tenuto inoltre particolare attenzione alla qualità ambientale e alla resistenza sismica. Gli spazi vuoti all'ultimo piano della Galleria sono riempiti temporaneamente con delle copie in gesso dei frammenti mancanti del fregio del Partenone, sperando che un giorno si possano recuperare per intero e una volta per tutte gli originali, perché appartenenti di diritto alla Grecia e simbolo inconfutabile della sua storia, arte e tradizione.
(di Matilde Geraci - del 2009-09-28) articolo visto 5734 volte
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