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ADDIO A SALINGER, L'AUTORE ICONA DELLA GENERAZIONE ANNI ‘50

“Il Giovane Holden” segnò un’epoca, ma lui rifiutò sempre il successo e da anni viveva isolato

«La Garbo della letteratura si è spento nella sua casa di Cornish, nel New Hampshire, dove viveva da auto recluso da più di cinquant'anni». È con queste parole che il “New York Times” ha annunciato al mondo la morte di Jerome David Salinger, avvenuta il 28 gennaio all’età di 91 anni, nella piccola cittadina dove ha trascorso gran parte della sua vita appartatissima. A comunicarne la scomparsa è stato il figlio Matt, confermata poi dall’agente, secondo cui il decesso è avvenuto «per cause naturali, senza dolore alcuno».
Se ne è andato così, in silenzio, come silenziosa è stata tutta la sua lunga vita da quando, nel 1951, venne pubblicato il suo più celebre romanzo, “Il Giovane Holden” (titolo originale “Catcher in the Rye”), che ha rappresentato un mito per diverse generazioni di giovani e resta ancora oggi un simbolo di ribellione e di inquietudine per chi sta per attraversare i difficili anni di passaggio tra l’infanzia e l’età adulta. Un mito che senza dubbio è stato alimentato anche grazie all’esistenza misteriosa dello stesso Salinger, a quell’alone di incredibile segretezza che lui per primo volle creare attorno a sé, divenendo quasi una leggenda.
FRAMMENTI DI RICORDI … - Sono pochissime infatti le informazioni (spesso frammentarie e contraddittorie) che si hanno sulla sua attività di scrittore, e ancora meno si sa sulla sua vita privata. Quel che è certo è che nacque a Manhattan il 1° gennaio 1919, da padre ebreo di origini polacche e da madre per metà scozzese e per metà irlandese. Visse per un breve periodo a Vienna, dove lavorò per l’azienda del padre, che operava nel commercio di carni. Tornato in America, frequentò il corso di scrittura della Columbia University e nel 1940 pubblica il suo primo racconto. Partecipò volontariamente alla Seconda Guerra Mondiale, prendendo parte anche allo sbarco in Normandia. Fu tra i primi ad entrare nei lager tedeschi e tale esperienza lo segnò profondamente tutta la vita.
«È impossibile non sentire più l'odore dei corpi bruciati – era solito ripeterlo anche ai figli – non importa quanto a lungo tu viva». Ma nemmeno in guerra riesce a smettere di scrivere e al suo ritorno inizia a collaborare con il “New Yorker”. Nel 1951 esce “Il Giovane Holden”: il libro a cui ha lavorato per 10 anni e che riscuote un immediato successo di pubblico ma non di critica, le cui prime reazioni furono alquanto negative.
Dovettero però presto ricredersi: con questo romanzo Salinger riuscì a dare nuovo corso alla letteratura americana contemporanea. Pochi anni dopo la pubblicazione lo scrittore prende inspiegabilmente la controversa scelta di ritirarsi a vita privata, per un’ostinata volontà di difendere la propria privacy che rasentò la patologia, sino a isolarsi come un vero e proprio eremita in quello che divenne il suo rifugio fino all’ultimo dei suoi giorni, al riparo dai flash dei fotografi e dalla curiosità a volte morbosa dei giornalisti e degli ammiratori.
Se fosse rimasto “vittima” del successo e della celebrità, o semplicemente del “blocco dello scrittore”, forse non lo sapremo mai. E chissà se esiste davvero la famosa cassaforte contenente alcuni suoi inediti manoscritti che dovrebbero essere pubblicati ora che lui non c’è più. Magari anche questa voce, messa in giro da tempo da persone vicine al suo agente, non serve ad altro che dare forza alla leggenda. In attesa che anche questo mistero venga svelato, di Salinger restano le opere pubblicate.
”IL GIOVANE HOLDEN” PRIMA CRITICATO POI AMATO - A partire proprio dall’opera che gli ha dato fama eterna. Un romanzo di formazione anomalo, come anomalo è l’eroe protagonista: un ragazzino di buona famiglia, vittima di una crisi adolescenziale precoce, un disadattato di lusso, insofferente a tutto e a tutti. Salinger racconta della ribellione di Holden Caulfield, che vaga confuso alla ricerca della verità nel tentativo di preservare la propria innocenza nell’ipocrita mondo degli adulti. Quando venne pubblicato fece persino scandalo per il linguaggio disinibito e per come venivano affrontati temi quali la religione e il rapporto con i genitori.
E ora invece è diventato addirittura un classico, letto e studiato nelle scuole americane. Difficile per i giovani di tutto il mondo, di ieri e di oggi, non identificarsi in lui. E il disagio esistenziale, insieme alle profonde analisi psicologiche e ai tormenti tipici di chi si appresta ad entrare nell’età adulta, lo ritroviamo anche negli altri racconti dell’autore e ciò forse spiega gli eccessi di riservatezza che lo contraddistinsero. Ma nonostante ciò e sicuramente contro ogni sua aspettativa e volontà, l’uomo divenne personaggio, mito, vera icona amata ai limiti del fanatismo.
(di Matilde Geraci - del 2010-02-19) articolo visto 4871 volte
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