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ED IL CERVELLO ANDO’ IN FUMO

Il “fumare” diminuisce il grado intellettivo: è l’ultima drastica scoperta, in funzione anti-fumo, di una equipe di scienziati

Ripercorriamo per sommi capi, le tappe significative correlate al fumo, dall’origine salutata con entusiasmo dalle civiltà precolombiane alla demonizzazione dei giorni nostri. Per un vizio duro a morire… Che il fumo di sigaretta travalicasse i confini del benessere spingendosi oltre l’eccellenza delle negatività era un concetto risaputo da tempo, visto che già all’epoca di Cristoforo Colombo qualcuno osava mettere in discussione le presupposte virtù positive del tabacco, sino a giungere ai giorni nostri con la messa a bando della “bionda” in i tutti locali pubblici.
Ma che fra gli innumerevoli danni arrecanti alla salute vi fosse anche la diminuzione del grado intellettivo, beh forse in pochi lo avrebbero previsto. La correlazione fra il fumo di sigaretta e la diminuzione della nostra intelligenza scaturisce dallo studio condotto da un'équipe di medici dello Sheba Medical Center di Tel Hashomer, in Israele, che ha analizzato il Q.I. di circa 20.000 militari diciottenni che erano stati appena arruolati nell'esercito, il 28 per cento dei quali fumava più di una sigaretta al giorno. Bene, la scoperta non lascerebbe adito a contestazioni, visto che fra i non fumatori il Q.I. è risultato in media di 101, mentre per i fumatori era di 94.
Insomma, da oggi si avrebbe un motivo in più per astenersi dall’inspirare il tabacco. Con buona pace dei fumatori incalliti che, c’è da scommetterci, proseguiranno nella loro insana abitudine, a costo di vedere il proprio cervello andare letteralmente “in fumo”... IL “FUMARE”, UNA MODA DALLE RADICI ANTICHISSIME - La contestatissima moda del “fumare” affonderebbe le radici nella notte dei tempi. Pare che già le popolazioni precolombiane dei Maya avessero il famoso vizio del tabagismo, almeno stando alle opere scultoree e pittoriche rinvenute dai posteri.
Tabacco che probabilmente veniva utilizzato anche per scopi medici e terapeutici e, dal momento che si credeva avesse poteri magici, era impiegato durante le divinazioni e nella produzione di talismani.
Il resto è storia nota, visto che il navigatore Cristoforo Colombo scoprendo il nuovo continente dell’America s’imbatté in popolazioni indigene che ormai facevano largo uso del fumo proveniente dalla lavorazione del tabacco.
Ben presto anche gli Europei impararono a fumare per una pratica che diverrà in breve tempo enormemente popolare, pur fra resistenze più o meno diffuse, specie nei paesi cristiani che non vedevano di buon occhio questa usanza per molti aberrante. Fra l'altro il commercio del tabacco diverrà una delle principali motivazioni per lo sfruttamento del lavoro di schiavi indigeni ed africani nelle piantagioni.
Col tempo l’atto del fumare diverrà un vero e proprio fenomeno di costume, diffondendosi sia fra i popolani sia fra gente altolocata, persino fra principi ed Imperatori. In seguito si finirà addirittura con l’esaltare l’uomo fumatore, ritenuto più virile e fascinoso, con il bene placet dei media che saranno praticamente asserviti alle multinazionali, le quali naturalmente cercano di mitizzare il fumatore in ogni modo più o meno lecito. CADE IL MITO DEL FUMATORE - Come si sa tra i componenti del tabacco c'è la nicotina, una sostanza presente in natura che viene assorbita dall'organismo durante il consumo procurando effetti piacevoli e stimolanti, ma nel contempo generando assuefazione, dipendenza e tante malattie disparate che non stiamo ad elencare. I rischi per la salute, pur essendo sempre presenti, variano in base al modo di assunzione e vanno dal cancro al polmone all’infertilità, dall’asma all’impotenza, all’invecchiamento precoce della pelle, ecc.. ecc...
Già negli anni ’30 il Regime Nazista si rese conto delle gravi patologie indotte dal fumo e sarà proprio la Germania di Hitler a dare il primo duro colpo ai produttori di tabacco concludendo che esso rappresentasse la causa più importante di cancro ai polmoni: il cancro fu dichiarato «il primo nemico dello Stato» e il III Reich sviluppò la più aggressiva campagna di tutti i tempi contro il fumo.
Con il diffondersi delle conoscenze scientifiche sugli effetti negativi del fumo sulla salute dell’uomo, dagli anni cinquanta in poi le comunità mediche e i governi USA condurranno campagne per sensibilizzare l'opinione pubblica, evidenziando gli effetti negativi di questa abitudine. Nel 1964 si decise di vietare la pubblicità alle sigarette. Lo Stato della California è stato il primo al mondo a porre in essere una legge antifumo nei posti di lavoro nel 1994, e un divieto di fumo totale negli spazi chiusi nel 1998. In Italia è proibito fumare nei luoghi pubblici al chiuso a partire dal 10 gennaio 2005.
MA L’ESERCITO DEI FUMATORI RESISTE … - Malgrado le innumerevoli campagne di sensibilizzazione ed il diffondersi di una moria spaventosa di persone a causa del fumo, nel mondo si contano oltre 1 miliardo di fumatori che fumano circa 6 mila miliardi di sigarette all'anno; quindi, in media, ogni fumatore consuma circa 6.5 kg /anno di tabacco, con consumo medio di 1.600 sigarette /anno.
Queste cifre sono addirittura in aumento, non solo nel Terzo Mondo dove dal 1970 il consumo di tabacco è cresciuto del 67%, ma anche in tutto il Mondo Industrializzato. Il nuovo obiettivo dei produttori di sigarette rimane il mercato cinese, dove 300 milioni di fumatori consumano 1.880 miliardi di sigarette /anno.
Un fumatore su quattro è cinese ed il numero dei tabagisti in CINA sta aumentando costantemente. Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) le sigarette sono la causa del 20% delle morti nei Paesi sviluppati, oltre ad essere causa del 90-95% dei tumori polmonari, l'80-85% delle bronchiti croniche ed enfisema polmonare, il 20-25% degli malanni cardiovascolari.
(di Alberto Sigona - del 2010-05-17) articolo visto 3335 volte
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