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UNA MANOVRA LACRIME E SANGUE MA NECESSARIA

Tremonti taglia 24 mld di spesa per dare fiato e credibilità alle finanze italiane

Dopo essere stata lungamente attesa dai mercati, preannunciata da alcuni giornalisti lungimiranti (e beninformati) e più volte smentita da autorevoli uomini di Governo, finalmente il 25 maggio il Consiglio dei Ministri ha approvato la manovra eononomica.
Sarà spalmata sul 2011 e 2012 e contieme misure per qualcosa come 24,9 miliardi di euro: una cifra imponente che ci fa tornare alla mente la spaventosa manovra finanziaria da 93.000 miliardi di lire varata da Giuliano Amato.
Erano altri tempi ma poi nemmeno così diversi, anzi le analogie sembrano molte. Allora l'Italia era sull'orlo del precipizio, con le finanze in profondo rosso, la debole lira semi affondata dalla speculazione internazionale (chiedete a George Soros ... anche per la sterlina) e le pressioni di Bruxelles sempre più pesanti.
Oggi invece è tutta l'Europa ad avere l'affanno: stremata dalla crisi più pesante che si ricordi dal '29 e con i nodi che si trascina da anni ormai arrivati al pettine. Negli ultimi mesi la drammatica situazione dei conti pubblici greci e l'attacco degli hedge funds, i fondi speculativi, hanno messo in ginocchio le borse europee, già duramente e lungamente provate dalla crisi. Lo stesso euro è stato messo sotto schiaffo dalla grande speculazione finanziaria e si è capito che la situazione non sarebbe stata più sostenibile nel giro di pochissimo tempo. Perciò l'UE si è dotata di un piano straordinario da 750 miliardi per salvare la moneta unica e la Grecia dal default ma per i singoli paesi è diventato indispensabile un piano di rientro dal deficit, cresciuto a dismisura per effetto della crisi.
L'EUROPA ALLE PRESE CON DEFICIT E DEBITO - La recessione mondiale ha lasciato in eredità, ovunque in Europa, un vertiginoso aumento del deficit e un ingrossamento del debito pubblico. Inevitabile, tuttavia, a causa della politica espansiva tenuta dagli stati per salvare le banche dal tracollo e per sostenere lo stato sociale: in Italia, ad esempio, è schizzata la spesa per la Cassa Integrazione, aumentata nel 2009 del 311% rispetto all'anno precedente.
Sembra normale che ora che la recessione sembra abbia lasciato il campo ad un inizio di crescita (nel primo trimestre del 2010 tutte le maggiori economie europee sono tornate ad avere il segno positivo), sebbene ancora fragile e modesta, i governi vogliano effettuare un aggiustamento nei conti pubblici. Del resto è una scelta obbligata, per almeno due motivi.
Innanzitutto per rendere le finanze statali più solide e credibili contro la grande speculazione internazionale. In second'ordine per rientrare nei parametri del Patto di Stabilità e Crescita, l'accordo stipulato nel 1997 dai paesi membri dell'UE, inerente il controllo delle rispettive politiche di bilancio, per mantenere fermi i requisiti di adesione all'Unione Economica e Monetaria europea.
In base al Patto gli Stati devono rispettare due parametri: un deficit pubblico non superiore al 3% del Prodotto Interno Lordo e un debito pubblico al di sotto del 60% del PIL. Ma la realtà, tranne pochissime eccezioni (Finlandia, Danimarca, Lussemburgo ed Estonia in tutto, sui 27 paesi dell'UE), è ben lungi dalle cifre sopra elencate. Basti dire che il Regno Unito ha un rapporto deficit-PIL all'11,5% e un debito al 68,1% mentre l'Italia, rispettivamente, il 5,3% e 115,8%. Anche la Germania, paese tradizionalmente virtuoso con i conti pubblici, sforando i parametri con il 3,3% di deficit e un debito al 73,2% ha appena approvato una robusta manovra da 80 miliardi di euro in 4 anni. Non è quindi un problema solo italiano. Tutti gli europei dovranno nei prossimi anni stringere la cinghia e pensare che, probabilmente, l'epoca delle vacche grasse è finita per sempre.
TAGLI AI COSTI DELLA POLITICA - Si diceva che questa manovra di bilancio pesa per 24,9 miliardi tuttavia non si prevedono nuove imposte e non verranno toccate università, sanità e pensioni. Ma per il resto sono misure pesanti e incideranno sicuramente sul cittadino. Riallineare i conti ai requisiti del Patto di stabilità si traduce soprattutto in tanti tagli: tra i meandri dell'elefantiaca spesa pubblica italiana si annidano, da decenni, grandi sprechi ed enormi sacche di inefficienza ma certamente quando si taglia è inevitabile che vi siano anche effetti negativi sui servizi offerti.
Innanzitutto si cominciano a tagliare i costi della politica: riduzione del 10% del trattamento economico dei ministri e dei sottosegretari che non siano membri del Parlamento e i compensi degli organi di autogoverno (Csm, Consigli di presidenza della giustizia amministrativa, contabile, tributaria, militare, Consiglio di giustizia della Regione Siciliana) e del Cnel; taglio del 10% dei rimborsi per le spese elettorali a favore dei partiti politici: il taglio decorre dal primo rinnovo di Camera, Senato Parlamento Europeo e Consigli Regionali; i titolari di cariche elettive che ricoprono anche incarichi conferiti dalle pubbliche amministrazioni, hanno diritto al solo rimborso delle spese sostenute e, ove previsti, i gettoni di presenza non possono superare i 30 euro a seduta; i consiglieri comunali e provinciali percepiranno un’indennità di funzione onnicomprensiva comunque non superiore ad un quinto di quella massima del sindaco o del presidente della provincia.
Inoltre le indennità previste per gli stessi saranno diminuite, per un periodo non inferiore a tre anni, del 3% per i Comuni fino a 15.000 abitanti e per le province fino a 500.000 abitanti, del 7% per Comuni fino a 250.000 abitanti e per le province tra 500.000 e 1.000.000 di abitanti e del 10% per tutti gli altri. Sono esclusi i Comuni con meno di 1.000 abitanti. Nessuna indennità o retribuzione possono avere i consiglieri circoscrizionali nonché gli amministratori di Comunità montane, unioni di Comuni, enti territoriali che gestiscono servizi e funzioni pubbliche. Nessun provvedimento è stato preso per gli organi di rilievo costituzionale (Senato, Camera, Corte Costituzionale e Presidenza della Repubblica) per salvaguardare la loro autonomia. Di conseguenza gli auspicati risparmi, ad esempio riguardo le indennità parlamentari, verranno decisi autonomamente da tali organi.
TAGLI AI COSTI DELL'AMMINISTRAZIONE - La manovra non si limita a tagliare i costi della politica (cresciuti spaventosamente nel corso della Seconda Repubblica) ma incide anche sui costi dell'amministrazione. Infatti per il triennio 2011-2013 è stabilito un taglio del 10% delle dotazioni dei Ministeri che questi potranno modulare nell'ambito del proprio bilancio. Sono escluse le risorse ordinarie per l’università e quelle destinate all’informatica, alla ricerca e al 5 per mille. Inoltre, dall’entrata in vigore del decreto, la partecipazione agli organi collegiali ministeriali e degli enti statali (con l’eccezione delle Commissioni tributarie) è onorifica.
Gli eventuali gettoni di presenza non possono superare i 30 euro. Identica regola vale per la partecipazione ad organi collegiali di enti anche privati che ricevono contributi pubblici. Da questa misura sono esclusi, tra gli altri, Università, Camere di commercio, enti del Servizio sanitario nazionale, Enti previdenziali e assistenziali nazionali. Decurtazione del 10% delle indennità, compensi, gettoni e altri pagamenti corrisposti dalle Pubbliche amministrazioni, comprese le autorità indipendenti, ai componenti degli organi di indirizzo, direzione e controllo, consigli di amministrazione e organi collegiali, titolari di incarichi di qualsiasi tipo, inclusi i commissari straordinari. I tagli hanno decorrenza dal 1° gennaio prossimo.
Tutte le società e gli enti pubblici che hanno un consiglio di amministrazione e un collegio di revisori devono ridurre, in occasione del primo rinnovo, i loro componenti rispettivamente a 5 e 3. L’adeguamento degli statuti deve essere immediato. I compensi dei componenti del cda e del collegio sindacale delle società pubbliche non quotate viene ridotto del 10%. La decorrenza è al primo rinnovo degli organi societari.
FINALMENTE QUALCHE AUTO BLU RESTA IN GARAGE - La scure dei tagli si abbatte anche sulle consulenze e auto blu. Dal 2011, le spese per studi ed incarichi di consulenza sostenute dalle Pubbliche amministrazioni (comprese le autorità indipendenti, escluse Università, enti e fondazioni di ricerca) vengono ridotte dell’80% rispetto a quelle del 2009. Stesso taglio è previsto per le spese per pubbliche relazioni, convegni, mostre, pubblicità e di rappresentanza. Le spese di formazione (a eccezione di Forze armate e Polizia) e per missioni all’estero, escluse quelle di pace o derivanti da impegni internazionali, sono ridotte del 50% rispetto al 2009. Infine, vengono completamente abolite le spese per sponsorizzazioni.
Tutti i provvedimenti hanno decorrenza dal 1° gennaio prossimo. Sempre dal 2011 vi sarà il taglio del 20% rispetto alla spesa sostenuta nel 2009 per acquisto, manutenzione e noleggio di vetture di servizio e per l’acquisto di buoni taxi. Il provvedimento, tuttavia, riguarda tutta la Pubblica Amministrazione con l’eccezione di Vigili del fuoco e forze dell’ordine.
MENO ENTI INUTILI - Si comincia inoltre, a razionalizzare la pletora di enti inutili che da sempre sono il contentino per i “trombati” di turno alle elezioni. Sono così soppressi una ventina di enti tra i quali i seguenti enti previdenziali: Ipsema, Ispesl e Ipost. I primi due confluiscono nell'Inail, il terzo nell'Inps. Sono soppressi anche l'Isae, l'Eim (Ente italiano montagna) e l'Insean (Istituto nazionale per studi e esperienze di architettura navale) con accorpamento ai ministeri di riferimento.
Stessa sorte tocca anche all'Ias (Istituto affari sociali) che confluisce nell'Isfol e l’Enappsmsad (Ente nazionale di assistenza e previdenza per i pittori e scultori, musicisti, scrittori ed autori drammatici), che confluisce nell’Enpals. I proventi derivanti dalla liquidazione degli enti disciolti sono destinati al fondo per il finanziamento della partecipazione dell’Italia alle missioni internazionali di pace. Infine verrà meno il finanziamento pubblico per circa duecento enti che non hanno risposto alle richieste di informazione inviate nei mesi scorsi per conoscere l’utilizzo dei finanziamenti a carico del bilancio dello Stato.
RIDIMENSIONAMENTO DEI TRAFERIMENTI AGLI ENTI LOCALI - In termini quantitativi la manovra recupera la maggior parte delle somme dal taglio ai trasferimenti alle autonomie locali. Sono proprio le Regioni a pagare il prezzo più caro avendo un decurtamento degli stanziamenti di 10 miliardi nel biennio 2011-2012. Ma vengono chiesti risparmi di 1,1 miliardi nel 2011 e 2,1 miliardi nel 2012 anche a Comuni e Province. Per gli enti locali si tratta di un colpo durissimo. Basta fare un rapido calcolo.
I bilanci di tutte le Regioni ordinarie ammontano a 170 miliardi: di questi ben 106 miliardi sono per la sanità e non vengono fortunatamente toccati. Restano 64 miliardi saranno tagliati di 5 miliardi per i prossimi due anni. Nonostante sia evidente a tutti che gli sprechi in ambito regionale siano molti (basti pensare, ad esempio, alle faraoniche sedi di rappresentanza che molte Regioni hanno all'estero...manco fossero Stati sovrani!), è indubbio che tagli di quasi l'8% annuo ai trasferimenti inciderà pesantemente sui servizi erogati dagli enti locali ai cittadini.
LINEA DURA SUI FALSI INVALIDI - Altri risparmi sono previsti nel campo della previdenza e invalidità. Per le pensioni è prevista dal 2011 una finestra mobile per quelle di vecchiaia, che scatta sei mesi dopo la maturazione dei requisiti (attualmente sono tre mesi). Per i trattamenti di anzianità sono confermate a regime due finestre (prima erano quattro) per il pensionamento anticipato. Dunque si è deciso di mantenere invariato il sistema, facendo però slittare di qualche mese il momento per andare effettivamente in pensione.
Invece per quanto riguarda le prestazioni per l'invalidità, oltre all'innalzamento della soglia minima per godere dei benefici all'85% dal 74%, l'Inps effettuerà accertamenti sui requisiti degli invalidi civili, con un programma di 100.000 verifiche nel 2010 e 200.000 per ciascun anno nel 2011 e nel 2012. E’ previsto per il 2011 un concorso delle Regioni ordinarie alle spese per l’invalidità civile: questo per responsabilizzarle a non concedere pensioni di invalidità troppo facilmente. Infatti negli ultimi anni la spesa per l'invalidità ha subìto un'impennata poiché, finora, le Regioni hanno il potere di concedere la pensione ma è lo Stato a dover pagare.
LA MANNAIA SUL PUBBLICO IMPIEGO - L'altra parte fonte di massicci risparmi è quella riguardante il pubblico impiego. E’ previsto il congelamento del trattamento economico complessivo dei pubblici dipendenti, compresi i dirigenti, fino al 2013. Inoltre, nello stesso periodo, sono previsti tagli del 10% del trattamento economico dei dirigenti oltre i 90.000 euro. Nel triennio 2010-2012 è bloccato il rinnovo dei contratti e sono congelate le progressioni di carriera e i passaggi di area dei contrattualizzati.
Per il personale non contrattualizzato (magistrati, militari e forze dell’ordine, diplomatici, prefetti, professori universitari) sono congelati per il triennio 2011-13 gli automatismi retributivi e le progressioni automatiche di carriera, con deroghe per l’università. Inoltre per i magistrati vi sarà una decurtazione del 10% della retribuzione ma solo per la parte eccedente gli 80.000 euro. Infine la manovra prevede un taglio del 50% della spesa 2009 dello Stato per il personale a tempo determinato e per i co.co.co. Quella per pubblico impiego, quindi, è la parte che ha un impatto sociale più pesante ma si è voluto seguire la strada di far pagare un prezzo più alto a quei lavoratori che per definizione hanno un posto sicuro e al riparo dalla crisi. Inoltre secondo l'Aran, l'agenzia per la rappresentanza negoziale del pubblico impiego, gli stipendi pubblici sono cresciuti in dieci anni del 39,7% contro il 25,7% del settore privato.
LOTTA ALL'EVASIONE - Per finire, la manovra ha delle importanti misure di contrasto all'evasione fiscale. Vi sarà un tetto a 5.000 euro (dai 12.500 euro attuali) per i pagamenti in contanti e l'obbligo della fattura telematica oltre i 3.000 euro. Sono misure più che ragionevoli per garantire la tracciabilità del denaro e limitare l'annoso problema italiano dell'evasione: nel 2009 si è attestato a 120 miliardi di euro l'imponibile non denunciato.
Per aumentare la pressione sull'esercito degli evasori si è introdotto un sistema per far incassare il 33% dei tributi statali recuperati ai comuni che collaboreranno. Può essere un buon sistema per recuperare, in parte, i trasferimenti statali tagliati e, allo stesso modo, per incentivare i comuni a combattere questo malcostume.
EQUILIBRIO DIFFICILE TRA RIGORE E CRESCITA - Nonostante nella manovra siano compresi alcuni articoli definiti “pacchetto sviluppo” (come ad esempio le “zone a zero burocrazia” cioè alcune zone del Sud dove le nuove iniziative economiche godono di semplificazioni amministrative: i procedimenti sono conclusi con provvedimento del Prefetto ovvero attraverso meccanismi di silenzio assenso), in essa vi è potenzialmente un grosso rischio.
Quello di deprimere un'economia che proprio in questi mesi sta cercando di ripartire, tarpando così le ali alla debole crescita che cerca di farsi largo dopo un anno e mezzo di pesante recessione. Sarebbe un errore mortale. Secondo i calcoli della Banca d'Italia le misure introdotte potrebbero incidere negativamente per lo 0,5% del PIL. Un quadro a tinte fosche dunque. Ma stavolta non ci sono strade alternative. La manovra di bilancio è indispensabile per riportarci sulla retta via e infatti l'Europa l'ha salutata positivamente ma la vera quadratura del cerchio è rappresentata dalla necessità di risparmi che però non siano restrittivi nei confronti della ripresa in atto.

(di Marco Di Giacomo - del 2010-06-14) articolo visto 5868 volte
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