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UN PREMIO SUL REPORTAGE DI GUERRA: "L'INFORMAZIONE CHE NON MUORE"

"Antonio Russo" Edizione 2010:

CHIETI - Sono passati 10 anni da quando il giornalista Antonio Russo fu ucciso in Cecenia, in circostanze mai chiarite. Antonio Russo era in procinto di rientrare in Italia per portare nuove testimonianze e documenti sull’atrocità della guerra in Cecenia. Dieci anni fa, il 16 ottobre 2000, moriva Antonio Russo, reporter di guerra e corrispondente di Radio Radicale.
 Secondo le parole del giornalista Matteo Zola:
“Dieci anni fa il regime di Putin uccideva Antonio Russo, giornalista free-lance che all’epoca si trovava in Cecenia per documentare l’orrore della guerra russa nel Caucaso.Il suo corpo fu ritrovato al bordo di una strada di campagna a 25 km da Tiblisi in direzione dell’Armenia, con evidenti segni di percosse e tortura. Il materiale video e gli appunti che aveva con sé non furono ritrovati. La matrice russa dell’omicidio era emersa fin da subito, poiché le tecniche di tortura erano proprie dell’esercito di Mosca. Il corpo di Russo inoltre si trovava non lontano da una base militare russa. C’era poi un movente politico: nel suo ultimo intervento pubblico Russo aveva parlato del possibile uso di proiettili all’uranio impoverito in Cecenia e in una telefonata con la madre, pochi giorni prima della morte, aveva detto di essere in possesso di una videocassetta dal contenuto esplosivo, nella quale si mostravano le torture perpetrate dall’esercito russo ai danni della popolazione civile cecena”.
Una fondazione intitolata al giornalista francavillese da 9 anni istituisce un premio dedicato alla sua memoria, che viene consegnato a quanti si distinguono nel campo del giornalismo di guerra.
La fondazione “Antonio Russo”, i familiari, i colleghi Giornalisti e le autorità locali si sono ritrovati a Chieti presso il teatro Marrucino sabato 16 ottobre 2010, per la consegna dei premi, per riflettere sul tema della guerra e del mestiere dell’inviato di guerra.
Una serata che si è svolta sul “filo” delle emozioni, così intense strazianti come possono le vicende della guerra e di chi è testimone di morte e distruzione. Il compito del cronista è riportare con lucidità tutto questo solo per mezzo di parole ed immagini, non farsi prendere dallo sconforto di fronte a questi fatti, anche quando rischia la vita in prima persona.
Secondo una mia personale considerazione (n.d.r.), dico: “Lo faccio per gli altri , per quelli che non possono parlare. Racconto cosa succede con la speranza che queste parole arrivino alle persone, agli altri Paesi, per dire che si può cambiare”.
Il Premio A. Russo è patrocinato dal Consiglio Regionale dell’Abruzzo. La manifestazione é stata ricca di appuntamenti che si sono susseguiti nel corso della settimana: la proiezione del film “Il sangue e la neve” ed il dibattito con il regista Felice Cappa; lo spettacolo per le scuole Blogdad di Maria Moffa; un dibattito dal titolo i“para (occhi) della guerra”, con molti giornalisti presenti.
A presentare la serata finale di premiazione il giornalista RAI Paolo di Giannantonio, di origini abruzzesi. Il sindaco di Chieti Umberto di Primio ha annunciato che verrà intitolata una strada della città ad Antonio Russo. Viene chiamato sul palco Aldo Forbice autore del programma ZAPPING e presidente della Giura del Premio “Antonio Russo”.
Dalle sue parole una preoccupante considerazione sulla professione dell’ inviato di guerra: “Quest’anno è stato particolarmente difficile scegliere i premiati, (non perché ci siano poche guerre , da raccontare n.d.r.) ci sono sempre meno inviati di guerra”.
La causa secondo alcuni è da imputare ai costi economici o per un problema di sicurezza degli inviati. Il tema della sicurezza,anzi viene spesso usato per non mandare giornalisti nei luoghi teatro di guerra. Vengono usate sempre più spesso agenzie di stampa, o immagini di repertorio. Il rischio é quello di dare una informazione preconfezionata o comunque non corrispondente alla realtà e soprattutto di parte, che non tiene conto dei fatti e delle reali condizioni di vita di chi la guerra la subisce suo malgrado, come i civili o gli stessi militari.
Sezione Fotografia Il Premio è stato consegnato dal Presidente del Consiglio Regionale d’Abruzzo Nazario Pagano a Ziyah Grafic.Con la sua attività di fotografo Ziyah ha contribuito restituire l’identità a molte persone scomparse in Bosnia. Ha fotografato gli oggetti ritrovati sui cadaveri, effetti personali appartenuti alle persone uccise e gettate in fosse comuni facendo sì che i corpi venissero riconosciuti e identificati dai familiari. Ha aiutato la gente a dare un nome a queste salme ed una tomba su cui poter piangere e pregare.
Sezione Giornalismo in internet Il premio assegnato alla testata on line www.balcanicaucaso.org. Il premio è stato consegnato dall’assessore regionale alle Pari opportunità Carpineta. Osservatorio e centro servizi nel Caucaso il giornale www.balcanicaucaso.org da più di 10 anni fornisce il più completo notiziario sulle condizioni di vita in questi territori, con analisi politiche, economica e sociali. Copre 20 paesi, avvalendosi di 50 corrispondenti. E’ stata proposta una breve parte dello spettacolo Bloghdad di Carla Moffa.
Lo spettacolo è ispirato al nome ripropone i contenuti del blog aperto da enzo Baldoni, su cui scriveva regolarmente , fino purtroppo alla sua uccisione in Iraq. Il blog é ancora visionabile sul sito web https://bloghdad.splinder.com. Introduzione pianistica e poi le lettura di alcuni suoi scritti, sul soggiorno di Enzo Baldonii Iraq, la difficile situazione, le azioni umanitarie, i gli scritti sulla guerra ed i suoi pensieri prima della tragica morte.
Sezione Radio E’ stata premiata l’inviata di guerra Barbara Grunden che ha ricevuto il premio dalle mani del presidente della Provincia di Chieti Di Giuseppantonio.
Sezione operatore radio Romeo Fivoli premiato dal Presidente Fondazione Carichieti Arch. Di Nisio. Fivoli ha dedicato il premio Per i tanti tecnici che permettono con il loro lavoro che la voce e le immagini dei giornalisti arrivino fino agli ascoltatori radio o ai telespettatori.
Premio speciale alla carriera all’ inviato Lorenzo Bianchi. Visibilmente commosso Bianchi per aver ricebìvuto il premio, in poche parole ha espresso un toccante ricordo della cattura e della sua prigionia in Iraq. Una riflessione sulle piccole cose della vita: “un bicchiere d’acqua o latte, un dattero, ecc…” che in quei momenti di privazione durante la prigionia significano tanto. Quelle piccole che apprezzi solo dopo che ne sei stato privato e riscopri quando ritorni a casa (se sei fortunato, molti colleghi non sono più tornati dalla guerra).
Sezione carta stampata premio a Francesco Battistini inviato de “Il Corriere della Sera”. Alla domanda rivolta al giornalista Battistini su quali siano i suoi modelli ispiratori, egli ha citato come grandi giornalisti ed inviati Indro Montanelli, Ettore Mò, Bernardo Valli. Intervento musicale del cantautore Eugenio Bennato. Spiega l’origine della canzone Brigante se more,canzone divenuta quasi un inno per molte generazioni di giovani e diffusasicon il passaparola. E. Bennato ha cantato una canzone sulla questione meridionale e sulla figura del brigante Ninco Nanco: “deve morire perché se campa può parlare, perché può dire qualcosa di meridionale”. Bennato ha eseguito un’altra canzone che ha scritto, ispiranto da queste parole “Non si può impedire alle stelle di splendere, così come a Beirut di risorgere”. “E il mediterraneo sia” canzone con cui Bennato vuole inviare un messaggio di pace ed una riflessione su questo mare che racchiude tanti paesi spesso in conflitto: tante popoli in rapporti tra loro spesso difficili ma accomunati da uno stesso mare,un mare che deve essere l’origine di valori comuni e mezzo per comunicare, instaurare il dialogo. Premio alla memoria assegnato a Tony Fontana, inviato de l’Unità, prematuramente scomparso. A ricevere il premio la moglie e collega giornalista Barbara.
Sezione Televisione Premio per la Filippi Landi inviato RAI da Gerusalemme. Al giornalista Landi viene chiesto di chiudere la serata con una riflessione, un pensiero: (scorrono delle immagini riferite alla guerra in Kosovo n.d.r.). Landi: “Bisogna essere ….Dalla parte di chi vive suo malgrado la guerra, soffre e ne muore…. Adesso si capisce un po’ meglio quello che sta succedendo alla popolazione di Vlaz … Anziani e bambini che muoiono in fuga della guerra, dallo sterminio e dalla distruzione dei loro villaggi da parte dei soldati”.
Le denunce del giornalista servirono a salvare le vite di molte altre persone; queste notizie fecero il giro del mondo ed il governo macedone dovette costruire dei campi profughi per i rifugiati. Per Landi occorre: “Insistere resistere raccontare con voce più Forte più Vera. Non ci si può arrendere di fronte alla violenza e all’indifferenza. Raccontare e non voltare le spalle”.
Un grande mazzo di fiori é stato consegnato alla Sig.ra Beatrice, madre di Antonio Russo. Appuntamento, speriamo all’anno prossimo.
(di Simone Odoardi - del 2010-10-26) articolo visto 5775 volte
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