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“INTORNO AL FUTURO”: MASSIMO SORRENTINO SI RACCONTA

Intervista al musicista abruzzese: la sua ultima produzione, la sua carriera, i suoi progetti futuri

Una grande passione per la chitarra, un percorso che parte dalla giovane età nel contesto di una famiglia di musicisti. Massimo Sorrentino parla della sua carriera, delle sue ispirazioni e dei numerosi progetti. Insegnante ma allo stesso tempo musicista a 360 gradi, ha prodotto diversi lavori per il teatro ed il cinema.
Nella sua ultima realizzazione, “Intorno al futuro”, da questo mese in uscita, porta avanti un suo progetto che è un omaggio alla serie di “Ritorno al futuro” che definisce “una trilogia perfetta: in essa ci sono una miriade di sensazioni, spunti di riflessione, grandi sentimenti, situazioni rocambolesche e divertenti, oltre ad essere piuttosto complesso nella trama a partire dal secondo episodio”.
Come nasce la tua passione per la chitarra?
R - Nasco in una famiglia di musicisti, quindi la musica è sempre stata una costante tra le mura di casa. Inizialmente il mio primo strumento è stato il pianoforte, dato che mio padre è un pianista; fino all’età di 10-12 anni studiavo con lui, poco più avanti è nato l’interesse per la chitarra un pò per caso e un pò con la complicità della visione del film “Ritorno al futuro”, c’è una famosa scena in cui Michael J. Fox si scatena in “Johnny B. Goode”. Ecco quell’immagine mi ha molto colpito: sono rimasto folgorato dall’idea che una performance chitarristica potesse suscitare tanto clamore nell’animo di chi ti ascolta.

Musicista ma anche insegnante, dove stai raccogliendo le più grandi soddisfazioni?
R - Sono due strade molto diverse, anche se con molti punti in comune. L’idea di insegnare appartiene un pò anche al concetto di un’esibizione in un concerto, nel senso che cerchi in entrambi i casi di comunicare qualcosa a chi ti ascolta, ciò avviene sia didatticamente che artisticamente. Quando questi fini vengono raggiunti la soddisfazione è tanta. Rimane difficile comunque fare un confronto equo, ma è ovvio immaginare che un artista viva e cerchi di continuo l’approccio più ampio possibile nei confronti del proprio pubblico e che possa regalare emozioni attraverso le sue esibizioni live.

Musica non solo fine a se stessa ma che si lega al teatro ed al cinema. Quanto la musica è preziosa per queste due forme artistiche e quanto la musica trae spunto da essi.
R - Forse nel mio caso specifico devo dire che l’incontro con varie forme d’arte mi ha molto formato e ispirato, soprattutto dal punto di vista compositivo. Pur essendo prevalentemente un chitarrista jazz, nella mia carriera ho sempre cercato di confrontarmi con vari generi musicali, compresa la musica al servizio del teatro o del cinema. Recentemente infatti ho realizzato, con mio fratello Daniele Sorrentino, la colonna sonora di un horror americano, “House Hunting” della brava regista Angela Kennedy (finalista al prestigioso “Cape Fear Independent Film Festival”), inoltre in queste settimane sono impegnato in un’altra avventura cinematografica per un film della sceneggiatrice Antonia Tosini, con la regia di Robert Reed Altman. La mia passione per il cinema ha dato il via anche all’idea di dedicare i miei lavori discografici a delle pellicole che mi hanno particolarmente colpito, come ad esempio accadde con il mio primo CD, “La notte dei tempi viventi” (prodotto dalla Comar23) che con un piccolo gioco di parole omaggiava “La notte dei morti viventi” di George Romero.

In questi giorni l'uscita del tuo nuovo cd "Intorno al futuro", ispirato al film "Ritorno al futuro". Come nasce l'idea di omaggiare questo film e come Massimo Sorrentino e quali motivi ne sono più legati?
R - Si, il CD è prodotto e distribuito dalla Comar23, etichetta siciliana di Alfredo Colianni. Come accennavo prima, mi piace attingere dalle emozioni cinematografiche per creare la mia musica. In questo caso mi sono rivolto al film che mi ha spinto verso il mondo della chitarra grazie a quella famosa scena. E’ un omaggio che quindi mi riguarda molto da vicino sia dal punto di vista artistico che umano. Ritengo che “Ritorno al futuro” sia una trilogia perfetta: in essa ci sono una miriade di sensazioni, spunti di riflessione, grandi sentimenti, situazioni rocambolesche e divertenti, oltre ad essere piuttosto complesso nella trama a partire dal secondo episodio. Detto questo ho cercato di portare nella mia musica tutte queste sensazioni, saltando qui e là nel mio tempo musicale con dei pensieri e delle sonorità che guardassero al futuro.

L'ultimo tuo album esprime la musicalità del jazz, genere più amato da Sorrentino. Cosa puoi dirci sulle sue tracce? Ti senti particolarmente legato a qualche particolare melodia?
R - Con “Intorno al futuro” ho cercato di mettere in evidenza la formula che prediligo nel mio modo di creare musica jazz, ossia sfruttando il classico quartetto. Tutto ciò non disdegnando una certa cura per gli arrangiamenti, avvalendomi di linee orchestrali con fiati e archi. I titoli dei brani sono tratti da alcune frasi celebri del film, tipo “Grande Giove”, “Salviamo l’orologio della torre”, “Incanto sotto il mare” oppure “Ho fatto tardi a scuola”, i cui arrangiamenti sono ispirati alla colonna sonora del film, dedicando così parte di questo lavoro anche al grande compositore Alan Silvestri. Ad ogni modo credo che la ballad “Song for Michael and Marty”, scritta per Michael J. Fox, sia stata la scintilla che mi ha dato la spinta per focalizzare e progettare tutto questo concept-album.

Non solo musica ma anche Teatro con il tour "La vera storia di Romeo e Giulietta" con l'attore Giacomo Rizzo. Come sta procedendo questo nuovo progetto ed il tuo rapporto con l'attore Napoletano?
R - Si tratta di una sorta di musical, quindi molto suonato che ha riscosso un grande successo di pubblico e di critica . La musica è una costante negli spettacoli di Rizzo, dato che è un grande appassionato anche di jazz. Ho avuto modo di fare parte dell’orchestra, diretta da mio padre Tony Sorrentino, in molti dei suoi spettacoli, ed è sempre un piacere lavorare con lui: Giacomo Rizzo è forse l’unico attore che riesce a portare avanti il teatro tradizionale, rendendolo sempre attuale con il suo sguardo attendo nei confronti della realtà odierna.

Jazz e pubblico. Nel 2012 possiamo ancora definirlo un genere di nicchia per "palati fini". Cosa a tuo avviso dovrebbero fare le case discografiche per diffondere nel modo migliore la cultura per questo genere tanto affascinante quanto di non sempre immediata comprensione?
R - Questo è un argomento molto spinoso perché al suo interno si nascondono tante divergenze tra addetti ai lavori, discografici, manager e musicisti jazz. Il tutto crea una gran confusione soprattutto per chi ascolta. Il punto centrale è che la musica jazz è una musica poco commerciale anche se storicamente sappiamo che nasce come forma di musica popolare, addirittura povera e tormentata. Ma l’altro punto importante è che noi viviamo in Italia e la storia ci dice che la nostra formazione musicale è molto distante dagli elementi propri del jazz, nonostante qualche teoria stramba di musicologi che ogni tanto si affannano a voler trovare delle radici jazz in ogni musica nostrana.
Queste due considerazioni portano spesso a delle contrapposizioni ricche di contraddizioni: con la conseguenza che siamo pieni di Festival Jazz che invitano artisti, anche pop, che c’entrano poco o niente con il jazz, ma che fanno comodo solo per attirare pubblico. Si incidono una miriade di CD che vengono etichettati come dischi jazz solo perché al loro interno ci sono dei momenti strumentali. In Italia sembra che qualsiasi cosa si suoni senza voce, sia jazz! Questi sono messaggi sbagliati che con un po’ di collaborazione e cultura da parte di tutti potrebbero essere eliminati.


I tuoi progetti futuri?
R - Incomincerò a breve un giro di concerti per presentare dal vivo il nuovo CD, questo grazie anche alla collaborazione con l’amico e manager Luciano Bonetti della APL Produzioni, il quale con dedizione e passione per l’arte da anni è promotore della cultura nonché della musica jazz. Infine approfitto per citare uno dei prossimi appuntamenti che mi vedrà impegnato con il mio quartetto al “Casagiove Jazz Festival” il 24 giugno (ci sarà anche il trio di Renaud Garcia Fons), una realtà nuova in Campania (ideata e realizzata grazie alla caparbietà di Roberto Corsale), che da 3 anni sta diventando un punto di riferimento per gli appassionati di jazz.
(di Alessandro Gulizia - del 2012-06-26) articolo visto 2894 volte
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