Reddito medio in Italia di 20.940 euro, in aumento dell’1,2%

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ROMA – Il Dipartimento delle Finanze, grazie alle innovazioni nel processo legato alla dichiarazione precompilata, avviate dall’Amministrazione Finanziaria nel 2015, ha reso disponibili in modo tempestivo i dati delle dichiarazioni dei redditi delle persone fisiche presentate nel 2017,riferite all’anno di imposta 2016. Per una corretta interpretazione dei risultati statistici delle dichiarazioni dei redditi è utile ricordare i dati macroeconomici dell’anno di riferimento: nel 2016 il PIL ha presentato una crescita del +0,9% in termini reali e del +1,7% in termini nominali

Sono circa 40,9 milioni (+0,25% rispetto all’anno precedente) i contribuenti che hanno assolto l’obbligo dichiarativo, direttamente attraverso la presentazione dei modelli di dichiarazione “Redditi Persone Fisiche” e “730”, o indirettamente attraverso la dichiarazione dei sostituti d’imposta (Certificazione Unica – CU). 20,2 milioni hanno utilizzato il modello 730, 9,8 milioni i soggetti hanno presentato invece il modello “Redditi Persone Fisiche”, mentre i dati dei restanti 10,9 milioni di contribuenti, non tenuti a presentare direttamente la dichiarazione, sono stati acquisiti tramite il modello CU compilato dal sostituto d’imposta. Il reddito complessivo totale dichiarato ammonta a circa 843 miliardi di euro (+10 miliardi rispetto all’anno precedente) per un valore medio di 20.940 euro, in aumento dell’1,2% rispetto al reddito complessivo medio dichiarato l’anno precedente.

L’analisi territoriale conferma che la regione con reddito medio complessivo più elevato è la Lombardia (24.750 euro), seguita dalla Provincia Autonoma di Bolzano (23.450 euro), mentre la Calabria presenta il reddito medio più basso (14.950 euro); anche nel 2016 il reddito medio nelle regioni del Sud, pur aumentato rispetto all’anno precedente è cresciuto meno rispetto alla media nazionale. I redditi da lavoro dipendente e da pensione rappresentano circa l’82% del reddito complessivo dichiarato; il reddito da pensione, rappresenta circa il 30% del totale del reddito complessivo.

I lavoratori autonomi mostrano il reddito medio più elevato, pari a 41.740 euro, mentre il reddito medio dichiarato dagli imprenditori (titolari di ditte individuali) è pari a 21.080 euro. Il reddito medio dichiarato dai lavoratori dipendenti è pari a 20.680 euro, quello dei pensionati a 17.170 euro. Infine, il reddito medio da partecipazione in società di persone ed assimilate risulta di 17.990 euro. Si ricorda che la quasi totalità dei redditi da capitale è soggetta a tassazione sostitutiva e non rientra pertanto nell’Irpef.

E’ opportuno ribadire che per “imprenditori” nelle dichiarazioni Irpef si intendono i titolari di ditte individuali, escludendo pertanto chi esercita attività economica in forma societaria; inoltre la definizione di imprenditore non può essere assunta come sinonimo di “datore di lavoro” in quanto la gran parte delle ditte individuali non ha personale alle proprie dipendenze. Sarebbe pertanto improprio utilizzare i dati sopra riportati per confrontare i redditi degli “imprenditori” con quelli dei “dipendenti”.

Analizzando l’andamento dei redditi delle singole categorie di contribuenti emerge che , rispetto al 2015, crescono in misura significativa i redditi medi d’impresa (+5,3%) e da lavoro autonomo (+9,0%), anche per effetto dell’ampliamento dell’applicabilità del regime forfetario: la fuoriuscita dalla tassazione ordinaria di imprenditori e lavoratori autonomi di piccole dimensioni, che dichiarano normalmente redditi bassi, determina infatti un aumento del reddito medio dichiarato soggetto a Irpef ordinaria.

Cresce anche il reddito medio da partecipazione (+5,7%). Il reddito medio da pensione mostra una crescita dell’1,8%, confermando il trend degli anni precedenti, mentre il reddito medio da lavoro dipendente rimane sostanzialmente stabile (+0,1%).Tuttavia, se si includono nel reddito medio da lavoro dipendente i premi di produttività, per i quali nel 2016 è stata reintrodotta la tassazione sostitutiva, la variazione sale al +0,6%.

Nel 2016 l’ammontare del reddito da fabbricati soggetto a tassazione ordinaria ammonta a 27,5 miliardi di euro, con una riduzione del 2,4% rispetto al 2015. I redditi da fabbricati di immobili locati soggetti a tassazione sostitutiva (cedolare secca) mostrano incrementi sostanziali, del 9,4% in caso di aliquota ordinaria (al 21%) e del 31,6% in caso di aliquota ridotta per canone concordato (al 10%).

La nuova tassazione sostitutiva dei premi di produttività introdotta nel 2016 – si legge nella nota del Mef – ha interessato circa 1,9 milioni di soggetti, ossia quasi un dipendente su dieci, per un ammontare di circa 2 miliardi di euro di retribuzione. L’agevolazione consiste nella tassazione ad aliquota agevolata del 10% su questa parte di retribuzione. Nel 2016 è stato anche introdotto il regime agevolato per i lavoratori impatriati che prevede l’imponibilità sul 70% dei redditi anziché sull’intero ammontare. Il regime è stato utilizzato da circa 1.300 soggetti.

Tale regime si aggiunge agli altri due già esistenti: quello per il “rientro dei cervelli”,che ha interessato oltre 2.200 soggetti e che prevede l’imponibilità sul 20% dei redditi per le donne e sul 30% per gli uomini, e quello per i docenti e ricercatori rientranti in Italia, che ha interessato oltre 1.200 soggetti e che prevede l’imponibilità soltanto sul 10% del reddito. Per i regimi “impatriati” e “rientro dei cervelli” i redditi medi lordi sono pari a 84.968, circa quattro volte superiori al reddito medio da lavoro dipendente.

Nel caso dei ricercatori il reddito medio di 153.700 euro è anche sette volte maggiore del reddito medio da lavoro dipendente, a conferma dell’elevato livello di qualificazione dei contribuenti che rientrano in Italia. L’imposta netta totale dichiarata è pari a 156 miliardi di euro, sostanzialmente stabile rispetto all’anno precedente. Al netto degli effetti del bonus 80 euro, l’imposta netta Irpef risulta pari in media a 5.070 euro e viene dichiarata da circa 30,8 milioni di soggetti, pari al 75% del totale dei contribuenti.

Oltre 10 milioni di soggetti hanno un’imposta netta pari a zero. Si tratta prevalentemente di contribuenti con livelli reddituali compresi nelle soglie di esenzione, ovvero di coloro la cui imposta lorda si azzera per effetto delle detrazioni riconosciute dal nostro ordinamento. Inoltre, considerando i soggetti la cui imposta netta è interamente compensata dal bonus “80 euro”, i soggetti che di fatto non versano l’Irpef salgono a circa 12,3 milioni.

Analizzando i contribuenti per fasce di reddito complessivo si osserva che il 45% dei contribuenti, che dichiara solo il 4,2% dell’Irpef totale, si colloca nella classe fino a 15.000 euro; in quella tra i 15.000 e i 50.000 euro si posiziona il 50% dei contribuenti, che dichiara il 57% dell’Irpef totale, mentre solo il 5,3% dei contribuenti dichiara più di 50.000 euro, versando il 39% dell’Irpef totale.

Rispetto all’anno precedente, aumenta il numero dei soggetti che dichiarano più di 50.000 euro (+38.000). I soggetti con un reddito complessivo maggiore di 300 mila euro sono anche tenuti al pagamento del contributo di solidarietà del 3% sulla parte di reddito eccedente tale soglia: si tratta di circa 35.000 soggetti (0,1% del totale contribuenti), per un ammontare complessivo di 321 milioni di euro (circa 9.439 euro in media).

Nel 2016 è in vigore il blocco degli aumenti delle aliquote dei tributi locali che riguarda anche le addizionali all’Irpef. Eventuali aumenti scattano in automatico nelle Regioni che presentano deficit sanitari. L’addizionale regionale Irpef ammonta nel 2016 a circa 11,9 miliardi di euro (+0,9% rispetto al 2015). L’addizionale regionale media è pari a 410 euro (400 euro nel 2015). I valori più alti si registrano nel Lazio (640 euro) e in Piemonte (510 euro), in relazione agli automatismi fiscali per il deficit sanitario attivi in entrambe le Regioni; i valori più bassi si rilevano nelle regioni Basilicata e Sardegna (entrambe a 270 euro).

L’addizionale comunale ammonta invece complessivamente a 4,7 miliardi di euro, in aumento dello 0,9% rispetto al 2015, con un importo medio pari a 190 euro, che varia dal valore massimo di 250 euro nel Lazio, al valore minimo di 60 euro nella Provincia autonoma di Bolzano.