Tra spirito e materia l’arte creativa di Fabio Ballico

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la pesca miracolosa opera di Fabio BallicoQuando mi sono imbattuto nelle opere di Fabio Ballico, mi sono incuriosito per la sua ricerca e la sua spiritualità. Classe 1973, si diploma in grafica pubblicitaria, e frequenta per tre anni l’accademia di Belle Arti di Brera nel corso di scultura. Dagli anni duemila inizia il suo peregrinare per mostre e inizia il suo percorso artistico che si ritrova nel termine: “Supermateria”. Lo abbiamo incontrato per fare “quattro chiacchiere”.

Fabio, hai fatto studi artistici, un predestinato?

“Ho sempre avuto passione per la grafica, il design e la creatività in generale l’arte classica intesa come pittura e scultura inizialmente non rientrava nei miei progetti, ma un giorno per caso accompagnando un mio amico a Brera visitando i laboratori che a Giugno erano deserti, mi persi tra gessi e le sculture e quella atmosfera fuori dal tempo mi stregò e in quell’istante decisi di iscrivermi nel corso di scultura incominciando così la mia esperienza accademica e artistica; ripensandoci è buffo, ed è quasi sempre così, le decisioni più importanti che cambiano il corso della nostra vita le prendiamo di istinto senza mai ragionare troppo”.

Ci puoi spiegare la tua ricerca denominata “Supermateria”?

“Dopo tre anni di scultura e di mie personali riflessioni sull’arte questa intuizione battezzata infelicemente.. ahimè “Supermateria” mi ha allontanato gradualmente dagli studi accademici e in breve tempo mi catapultò a produrre e disfare quadri. Furono tre anni di ricerca, che parti dall’amore per l’arte povera a cui però sentivo che mancava qualcosa un cammino assolutamente solitario, quella tela che era stata bruciata, tagliata, cucita, forata e anche piegata non era mai stata però considerata nella sua ambivalenza ovvero nella sua doppia dimensione , un lato bianco ” preparato” all’esistenza che si esprime nel gesto pittorico e un lato retrostante primigenio.

Da questa nuova prospettiva, il gesto pittorico non è più solo un atto di pura libertà, ma anche di volontà in quanto diventa il tramite tra evidenza e sostanza della tela stessa , un tramite tra presenza e preesistenza. Il risultato è un opera che esiste e dialoga in se’ in quanto ha finalmente riscoperto e rivelato se stessa nella sua intera sostanza. Senza limiti espressivi può contenere l’astratto, il geometrico e il figurativo mantenendo la stessa matrice… una supermateria appunto. Presentai il mio lavoro attraverso mostre collettive e personali a diverse commissioni a professori e artisti di fama internazionale ,ma senza particolari entusiasmi, ma neanche smentite sulle mie teorie”.

Durante il tuo percorso hai avuto una svolta “spirituale” che ha influito nelle tue scelte, ce ne vuoi parlare?

“Citando il Vangelo: “l’albero si riconosce dai suoi frutti” e i frutti della mia ricerca artistica mi portarono a colpi di esclusione a mio personale deserto e in quel deserto rimasi affascinato dalla figura e dalla storia di Gesù, incominciai ad entrare nelle chiese, fuori dalle funzioni e nel silenzio iniziai ad appoggiare sulle Sue spalle un po’ del mio fardello e senza rendermene conto mi trovai a iniziare un cammino vocazionale coi Francescani. Ad oggi un esperienza credo conclusa, fu affascinante, ma anche a tratti deludente, ma posso dire di avere un amico in più”.

Hai iniziato a produrre le tue opere entrando nel marketing, è stata una scelta coraggiosa, quanto è importante?

“Risolta finalmente quella fase artistica, decisi di rientrare nella cosiddetta realtà; e quale è la nostra realtà se non il mercato? Così lo sfidammo a colpi di originalità e con un po’ d’ironia, aprendo con un mio amico d’infanzia il laboratorio Maestri Ceramica Contemporanea dove per cinque anni abbiamo prodotto le nostre collezioni di oggetti in serie limitata per negozi di design e d’arredo per la casa. Qui abbiamo dovuto confrontarci con mille sfide dal packaging, alla logistica, al posizionamento nei negozi, all’allestimento, ai prezzi, al rapporto coi clienti e rappresentanti, ma possiamo dirci soddisfatti, abbiamo combattuto a testa alta e spesso anche vinto con i più importanti marchi del made in Italy.

Nel tempo il nostro laboratorio divenne meta di artisti milanesi in cui progettavo e realizzavo le loro opere e questo nel 2013 ha fatto riemergere in me il desiderio di rientrare nel circuito dell’arte in una veste nuova. Attualmente collaboro con alcune gallerie e committenti privati, con delle istallazioni in cui la ceramica è il materiale prevalente unita spesso ad altri materiali come il vetro, il legno o la plastica. Sto preparando una mostra, la prima dopo diversi anni che spero riuscirò ad esprimere con ironia e originalità il mio articolato percorso tra grafica arte e artigianato”.

Hai in mente altre esperienze per il futuro?

“Da due anni mi sono avvicinato alla boxe e nonostante non sia più un ragazzino la costanza e la passione per quest’arte mi sta regalando nuove e insperate soddisfazioni anch’essa è un percorso con se stessi e chissà forse insieme all’amore per l’arte potrà generare delle soluzioni inaspettate”.