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I SOLDI NON POSSONO COMPRARE TUTTO

I confronti tra paesi avvengono utilizzando strumenti contabili come il PIL. La qualità della vita, il benessere delle persone necessitano di altri indicatori, il BES

In questi anni abbiamo sentito parlare di un indicatore del livello di vita di uno Stato chiamato PIL; un punto in più o in meno di PIL , vale circa 1,5 miliardi di euro, ma cosa indica in realtà questo indicatore? Il PIL, prodotto interno lordo, indica la somma dei valori totali di beni e servizi prodotti in un certo paese. Questo indicatore, ultimamente, viene considerato non molto attendibile, in quanto il livello di vita non è sempre e solo dato dai maggiori consumi o investimenti. Infatti se in un condominio gli inquilini, decidono di installare antifurti in tutti gli appartamenti e di sottoscrivere un contratto con una società di sorveglianza notturna, ecco che i livelli di consumo e di investimento sono cresciuti, ma il benessere no, anzi e cresciuto il panico.
Il concetto di benessere , infatti, cambia secondo tempi, luoghi e culture e non può quindi essere misurato esclusivamente in termini monetari, ma deve essere ripensato come un processo sociale che coinvolga le diverse realtà sociali. Serve un indicatore che favorisca una dimensione armoniosa della vita di una comunità, che agisce in un territorio sia questo urbano o nazionale.
Il problema del benessere, va posto in relazione con quello di progresso, la misurazione di questa relazione ha due componenti: uno di natura politica, riguarda gli obiettivi e i contenuti che si vogliono perseguire per raggiungere un certo livello di benessere; l'altro di natura tecnico-statistica, che riguarda gli indicatori per la misura dei concetti, di natura politica, da perseguire.
A livello internazionale c'è la consapevolezza che non si può sostituire il PIL con un singolo indicatore di benessere e che è necessario procedere con un metodo di coinvolgimento di tutti i settori della società per selezionare gli indicatori del benessere considerati migliori. Nel nostro Paese si è pensato di assegnare al Cnel il compito di selezionare gli indicatori e all'Istat quello di costruire indici di misurazione degli indicatori.
Il Cnel, è un organo costituzionale, costituito da rappresentanti di associazioni di categoria, organizzazioni sindacali e del terzo settore. L’Istat, è l'istituto italiano di statistica. Il risultato di questo lavoro congiunto è stato la creazione dello strumento B.E.S “Benessere Equo e Sostenibile”.
Il BES misura livelli, distribuzioni e tendenze di diversi fattori di benessere, in questo modo fornisce indicazioni alla classe politica sui punti di forza e di debolezza, su squilibri territoriali, sulle situazioni di disagio o di poca coesione sociale. Gli indicatori selezionati per analizzare il BES, sono 12, dovrebbero diventare un metro di misura della società italiana in grado di indicare la direzione del progresso che la stessa società vorrebbe realizzare. I 12 indicatori analizzano i seguenti aspetti della vita sociale: Salute,Istruzione e Formazione, Lavoro e Conciliazione dei tempi di vita , Benessere Economico, Relazioni Sociali, Politica e Istituzioni, Paesaggio e Patrimonio culturale, Ambiente, Ricerca e Innovazione, Qualità dei servizi.
QUAL'É IL LIVELLO BES IN ITALIA - La raccolta dei dati e la loro analisi ha portato alla realizzazione del primo rapporto sul Benessere Equo e Sostenibile in Italia. Il rapporto evidenzia come la vita media tende ad aumentare, ma per le donne un terzo della loro vita è vissuto in condizioni di salute non buone. Questo dato è imputabile principalmente a ragioni geografiche, le donne, a 65 anni, nel Sud, possono contare di vivere in media ancora 7,3 anni senza problemi, per quelle residenti al Nord i problemi insorgono dopo 10,4 anni.
L'obesità è in crescita, questo problema riguarda circa il 45% della popolazione maggiorenne, tra i giovani si sono diffuse pratiche di abusi nel consumo di bevande alcoliche. Il problema dell'obesità è potenziato dal fatto che il 40% degli adulti non svolge alcuna attività fisica nel tempo libero e che l'80% della popolazione consuma poca frutta e verdura.
Il livello d'istruzione e competenze che i giovani riescono a raggiungere dipende, principalmente, dalla situazione socio-economica di partenza e dal territorio. L'abbandono scolastico colpisce maggiormente i figli di genitori a bassa scolarità: quelli con genitori in possesso dell'obbligo hanno un tasso abbando­no scolastico del 27,7%, quelli con almeno un genitore laureato del 2,9% . I giovani di 15-29 anni che non lavorano e non studiano sono il 22,7%.
Per quanto riguarda l'occupazione, nella classe 20-64 anni il tasso di occupazione è sceso al 61% nel 2011; cresce la popolazione di lavoratori sottoutilizzati, quelli con scolarità superiore al ruolo professionale ricoperto, il 21,1%. La famiglia ha funzionato da ammortizzatore sociale a difesa dei membri più deboli (minori, giovani e anziani). La famiglia è una rete di sostegno fondamentale, un punto di riferimento importante.
Le persone che si dedicano all'associazionismo e al volontariato, dai 14 anni in su, sono il 6% nel Sud e il 13,1% nel Nord. La fiducia verso gli altri è bassa: solo il 20% degli italiani da14 anni in su pensa che gli altri residenti siano degna di fiducia, nel Mezzogiorno questo indice vale il 15,2%.
Il territorio nazionale è caratterizzato da anarchismo edilizio: circa 15 abitazioni abusive ogni cento costruite legalmente. Questo cattivo uso del territorio è uno dei fattori responsabili del dissesto idrogeologico, un ulteriore elemento di basso benessere è rappresentato dal problema rifiuti. La raccolta differenziazione dei rifiuti è arrivata al 35,3%, anche se nel Paese la quota destinata alle discariche vale ancora il 50%. Infine il tempo che serve alle persone per gli spostamenti necessari per la vita quotidiana è di 76 minuti.
UN CONFRONTO INTERNAZIONALE - Secondo uno studio dell'OCSE l'Italia è agli ultimi posti per qualità della vita, l'OCSE ha un suo indice del benessere interno, il Better life index (BLI). In questo studio il nostro Paese evidenzia scarse performance negli indicatori relativi ad abitazione, reddito, lavoro, partecipazione civile, istruzione, ambiente, governance, salute, soddisfazione personale, sicurezza ed equilibrio vita/lavoro. Sui 34 OCSE, l’Italia risulta 24, dopo la Repubblica Ceca e subito prima di Polonia e Corea. Solo il 54% degli italiani è soddisfatto della qualità della propria vita, dato inferiore alla media OCSE che è del 59%.
(di Carlo Baratta - del 2013-06-11) articolo visto 4531 volte
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