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EUROPA QUALE FUTURO?

Il quadro che dovrebbe cambiare ma che resta tuttavia ancorato su se stesso

Non si può certo dire che le istituzioni promotrici dell’Unione Europea possano vantare un passato brillante, pur avendo riscosso dei consensi parziali da parte delle istituzioni centrali di molti stati. Una cosa però è la retorica di facciata che anima gli incontri tra i capi di stato, e un’altra cosa è la prospettiva di Europa intesa come stato unitario e sovrano.
ASSENZA DI SOVRANITA’ - Innanzitutto, la Costituzione europea, che è stata varata nel 2004, dopo un lungo processo fatto di numerose tappe di avvicinamento, non attribuisce alla nuova entità politica una sovranità (spettante, in uno stato democratico, dal popolo). Si tratta piuttosto di una unione “raffazzonata” di alcuni testi di legge approvati dalle parti e dall’integrazione dei vari sistemi giuridici dei singoli stati. Se c’è, si tratta di un’unione politica su alcuni fronti tra i singoli stati aderenti. È vero che ci sono tante eccezioni, c’è uno scetticismo popolare che vincola anche i governanti, e molti altri se e ma che fanno della Unione Europea un qualcosa di non ben definito e dal futuro incerto. Il no espresso nei referendum dai popoli di Francia, Olanda e Irlanda (gli irlandesi hanno votato di recente) alla costituzione europea è indice di come molte cose siano da rivedere e obbligano le Istituzioni di Bruxelles e di Maastricht a rimettersi al lavoro. L’Unione Europea ha fissato negli ultimi anni delle regole comuni, dei parametri economici a cui attenersi, ha imposto una moneta unica. L’ASPETTO MONETARIO -fondi comunitari si sono spostati dalle aree più ricche alle aree più povere. C’è chi, come la Spagna, li ha utilizzati molto bene superandoci nella classifica del reddito pro-capite, e chi, come le istituzioni italiane, non sempre hanno dato prova di onestà e di trasparenza. Si è dovuto fare uno sforzo per amalgamare le economie dei paesi neocomunitari a quelle dei paesi più forti, e così anche per quanto riguarda la moneta unica c’è stato anche chi non ha voluto servirsene, per motivi di convenienza interna.
QUALE CONVENIENZA CON L’EURO? - I cittadini italiani si chiedono ancora adesso, a distanza di qualche anno dell’entrata in vigore dell’euro, quale sia stata la convenienza di accettare una nuova moneta che ha fatto impennare i prezzi, e che ha decretato la chiusura di numerose fabbriche, italiane, la cui manodopera non risultava più competitiva per i bassi salari. Si dice, che col tempo, si avvertiranno anche gli effetti benefici di questa scelta, sul bilancio pubblico, sulle importazioni e su altri fattori.
POLITICI POCO OTTIMISTI - Sbagliato è anche l’atteggiamento fatalista dei nostri politici, che, di fronte alla nostra crescita economica vicina allo O, e all’occupazione sempre più precaria a motivo di crisi, si appellano “fatalisticamente” alla congiuntura sfavorevole “non si puo’ fare molto, bisogna accettarla e basta”. L’Europa ha altresì bisogno di formare una sola entità politica, che le permetta di non essere schiacciata da giganti della geopolitica come gli Stati Uniti, la Russia, (che non nasconde ambizioni di rivalsa dopo il crollo dell’ Urss), l’India e la Cina. Solo con una U.E. ben strutturata le scommesse che i suoi vertici hanno in cantiere possono essere vinte. Una Cina non democratica che diventa forte sotto il profilo economico può coincidere con un’Europa debole ed incapace di reagire adeguatamente sul piano dei mercati. NON SOLO UNIFICAZIONI… - è comunque da segnalare, paradossalmente, che proprio in coincidenza con l’unificazione europea hanno preso consistenza movimenti separatisti come l’Eta, e, sia pur sotto forme diverse, la Lega Nord in Italia. Altri stati hanno avuto, invece, dolorose scissioni: nuovi piccoli stati sono comparsi nei balcani, e gli ultimi sono stati il Montenegro eil Kosovo. Da questo quadro complessivo, sembra che i popoli, che ragionano in maniera diversa dai propri governanti, vogliano sì un’Europa Unita, ma probabilmente non sono disposti, o non sono pronti culturalmente, alla rinuncia della sovranità del proprio stato. Inoltre si potrebbero intavolare interminabili dibattiti, in ogni stato aderente circa il fatto che sia giusto o conveniente che l’Europa diventi uno stato unico. C’è chi teme la distruzione dei costumi tradizionali in nome di un nuovo mescolamento, c’è invece chi, entusiasticamente, vi vede un’opportunità di pace e di fratellanza che vada oltre la sterile retorica.
(di Andrea Russo - del 2008-07-17) articolo visto 4801 volte
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