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PYOTR STOLYPIN: IL MINISTRO DELLE GRANDI RIFORME

Sono poche le persone che hanno dei grandi ideali e delle brillanti idee, alle quali vengono dati incarichi di fiducia per poter offrire una buona qualità di vita agli individui che fanno parte di una Nazione.

In Pyotr Stolypin noi possiamo trovare quelle caratteristiche che desidereremmo fossero insite in ogni amministratore della cosa pubblica (Res publica). Pyotr nacque il 14 aprile 1862 a Dresda, in Germania. Suo padre era un generale e sua madre era figlia di un uomo politico russo. Dopo aver conseguito il diploma del Ginnasio nel 1881, entrò all'Università di San Pietroburgo, scelse la facoltà di fisica e matematica.
Dovette, però, rinunciare a diventare un ricercatore scientifico, come avrebbe voluto; si rese conto che se si fosse messo al servizio della gente, sarebbe stato molto più utile al suo Paese. Fu nominato Governatore di Grodno, località che ora è in Bielorussia. Nel 1905 venne trasferito a Saratov, località che si trova nella Russia del Sud. Erano tempi difficili, innanzi tutto per gli agricoltori russi.
Il malcontento generale indusse Nicola II, le cui grandi qualità umane e politiche sono abbastanza sconosciute, a rivolgersi proprio a Pyotr Stolypin. Lo nominò Ministro degli Interni nel maggio 1906 e ben presto gli fu affidato l'incarico di Primo ministro, lo zar comprese che le sue idee, relative alla riforma agraria, avrebbero potuto essere molto valide per risolvere tanti problemi. Stolypin aveva capito che bisognava dare maggior indipendenza ai lavoratori dell'agricoltura. Moltissimi contadini divennero pertanto proprietari dei loro terreni, una Banca agraria offriva dei prestiti a condizioni vantaggiose. Ben presto si videro i risultati delle riforme, la produzione aumentò, ma non solo l'agricoltura trasse vantaggio dalle riforme di Stolypin, anche l'industria.
Nell'adosto 1906 fu organizzato un attentato contro di lui. Il Ministro riportò delle lievi ferite, ma una delle sue figlie morì e il figlioletto di tre anni venne ferito gravemente. In quello stesso anno in tutta la Russia i rivoluzionari organizzarono attentati a membri della polizia e rappresentanti del governo.
Stolypin cercò di apportare dei cambiamenti alla Duma, l'assemblea dei consiglieri, affinché le leggi proposte venissero accettate in tempi più brevi. Stolypin e le sue idee riformistiche avevano il pieno sostegno di Nicola II, che desiderava una monarchia costituzionale.
Oggigiorno sempre di più le riforme russe di quel periodo vengono studiate attentamente. Vennero analizzate anche durante il regime sovietico, ai dirigenti sovietici quelle riforme apparivano come l'unica soluzione possibile per uno sviluppo agrario post comunista.
La meta finale a cui voleva giungere Stolypin era una Nazione competitiva, con leggi basate sulle tradizioni storiche, ma proiettata verso il futuro. Il Primo ministro desiderava che ogni uomo potesse esprimere il proprio talento con creatività. Credeva fermamente che solo un popolo libero di essere creativo e di raggiungere buoni risultati con il proprio lavoro, potesse offrire molto al Paese. Le idee che Stolypin aveva in favore del lavoro e dei lavoratori assomigliavano molto a quelle dell'imprenditore italiano Adriano Olivetti.
Un altro concetto fondamentale era l'idea del bene comune. Molteplici potevano essere gli interessi della popolazione e tutte le aspirazioni, tutte le idee era giusto che confluissero verso una meta ben precisa, condivisa da ognuno. Questa meta doveva rappresentare, secondo Stlypin, soprattutto il bene della Patria: la Russia, un Paese molto speciale con una ricca storia di laboriosità, convivenza pacifica di vari popoli, religiosità.
Figure straordinarie di governanti come Pietro I, Caterina II, Alessandro I erano stati all'avanguardia per i loro tempi. I modelli occidentali, secondo Stolypin, non potevano essere utili per la Russia, perché bisognava avere un grande rispetto per l'integrità e l'unità del Paese sulla base delle sue tradizioni storiche. Nella Russia, Terra di Monasteri, la Chiesa ortodossa doveva essere vista come una fonte di ispirazione, dal momento che la fede cristiana ortodossa, insita nel cuore della maggior parte della popolazione, aveva contribuito a tenere unita la Nazione anche nei momenti molto difficili. Comunque tutte le fedi religiose, tutte le etnìe avrebbero dovuto vivere in grande armonia, come era sempre accaduto sin dai tempi remoti della Russia'.
Stolypin soleva dire:”In Russia noi non vogliamo introdurre nulla nella mente della gente con forza, meccanicamente. Noi dobbiamo tener conto delle profonde radici nazionali. Se desideriamo che le nostre riforme funzionino, esse devono prima venir accettate dall'anima della Nazione”.
Stolypin credeva che le riforme dovessero venire introdotte in modo consistente, ma gradualmente. La tradizione andava accompagnata da risultati innovativi, ma l'innovazione senza la tradizione avrebbe portato all'alienazione. Quest'uomo staordinario era un vero patriota. Il grande amore per la sua Patria animava la sua vita politica e anche quella privata. La gente che non aveva fiducia nella capacità della Russia di essere un Paese importante lo irritava profondamente. Le sue riforme misero fine all'instabilità, al terrorismo e all'anarchia. Possiamo quindi dedurre che lo scontento popolare venne organizzato anche e soprattutto esternamente al Paese, poiché è paradossale che le autentiche idee socialdemocratiche di Stolypin e di Nicola II non siano state capite, anzi vennero volutamente fraintese e riportate sui libri di Storia in modo tale da farle apparire contrarie alla volontà del popolo. La rivoluzione sanguinosa con tragiche conseguenze assai incredibilmente bloccò la crescita del Paese, una crescita che fu reale, dal momento che anche il regime sovietico in seguito la studiò e cercò di riprodurla.
Come risultato del lavoro di Stolypin abbiamo un Paese in grande crescita economica, che entrò a far parte del ristretto numero dei Paesi maggiormente sviluppati.
Stolypin dava grande valore al fattore umano, aumentando il benessere di ciascun individuo si poteva giungere al benessere di tutti. I rivoluzionari credevano nel dogmatico bene della comunità, ma quel bene, analizzato con il senno di poi, schiacciò tutte le aspirazioni dell'individuo. Pertanto, annullando l'individuo, come conseguenza si ha l'annullamento anche della comunità, di cui l'individuo fa parte. Quindi, il dogmatismo dei rivoluzionari contenva la sua fine, avvenuta dopo settant'anni, già all'inizio.
La figlia di Stolypin, Maria, ci ha trasmesso le idee del padre tramite un suo diario.
Si può leggere:
“In pensiero, egli vedeva le fiorenti fattorie della vicina Germania, dove gente calma e perseverante accumulava, su estensioni di terreno minuscole in confronto alle nostre pianure, raccolti ed economie sempre crescenti e passanti di padre in figlio”. (cit. in E. Malynski, La guerra occulta, Ar, pag. 111)
Pyotr Stolypin venne assassinato il 18 settembre 1911.
Foto di Pyotr Stolypin tratta da Wikipedia
(di Daniela Asaro Romanoff - del 2013-12-06) articolo visto 7316 volte
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