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LODO ALFANO, LE PIU' ALTE CARICHE DELLO STATO GODRANNO DI UNA TOTALE IMMUNITA'?

Il disegno di legge Alfano va interpretato in ben altro modo, possibili soluzioni alternative a quanto proposto dallo stesso.

Prima di entrare nel vivo del commento del disegno di legge fra i più discussi oggi in Italia, ed attualmente all’oggetto di approvazione del Senato della Repubblica, facciamo una brevissima digressione sull’uso improprio che da qualche hanno si fa del termine “lodo” che non configura alcun disegno di legge.
Il lodo è la “sentenza” pronunciata dall’arbitro e/o dal collegio arbitrale, quando le parti decidono di ricorrere a tale forma di giustizia privata, da sempre esistente nel nostro codice di procedura civile ed alternativa alla giustizia pubblica. La forma più pubblicizzata di arbitrato è la trasmissione televisiva Forum, ed il “lodo” è la pronuncia che il celebre dott. Sante Licheri, nella sua veste di arbitro emette dopo aver sentito liberamente le parti ed esaminati gli atti prodotti dalle stesse.
E’ raro che, si ricorra all’arbitrato, perché è una forma di giustizia a pagamento e non garantisce i tre gradi di giudizio della giustizia ordinaria. Adesso sarà chiaro a tutti come l’uso improprio del termine lodo crei solamente confusione soprattutto nell’opinione pubblica digiuna di tali nozioni. Tornando al disegno di legge Alfano, lo stesso non comporta in alcun modo alcuna immunità e/o impunità per le più alte cariche dello Stato, Presidente della Repubblica, Presidente del Consiglio, Presidente della Camera e Presidente del Senato.
Detta norma è stata voluta dal Governo in carica per garantire la possibilità alle più alte cariche dello Stato di svolgere le proprie funzioni sino al termine del loro mandato, sospendendo i procedimenti penali in corso contro il soggetto che riveste tale carica sino alla scadenza del suo mandato. Verrà sospeso anche il decorrere del termini di prescrizione. Gli eventuali indagati eccellenti potranno rinunciare alla sospensione dei processi nei loro confronti.
I giudici dei processi sospesi potranno comunque assumere atti di istruzione probatoria indifferibili ed urgenti, usando il procedimento dell’incidente probatorio (assunzione di prove indifferibili prima dell’apertura del dibattimento cioè del processo di primo grado) oppure quanto stabilito dall’art.467 c.p.p. cioè la possibilità per il Presidente del Tribunale o della Corte di Assise di assumere prove non rinviabili prima dell’inizio del dibattimento (cioè del processo). Infine, le parti civili potranno, in deroga a quanto disposto dall’art.75 c.p.p., trasferire le azioni civili per risarcimento danni già esperite nel processo penale sospeso, in un’ordinario giudizio civile contro il danneggiante imputato, che non sarà soggetto a sospensione.
Val la pena fornire una prima riflessione attenta per evitare di cadere in pregiudizi ed affermazioni non proprio moderate come chi sta cavalcando la tigre della protesta in questi giorni. Il disegno di legge Alfano (attuale Ministro di Giustizia) sospende i processi in corso, e già pendenti e non le eventuali indagini in corso contro le dette più alte cariche dello Stato. Ciò vuol dire che i magistrati inquirenti potranno procedere nel loro lavoro se ci siano eventuali indagini in corso contro una delle Cariche più importanti dello Stato, e potranno acquisire tutti gli elementi di prova che riterranno necessari e sopratutto quelli che vanno esperiti con tempestività.
Non c’è impunità per le alte cariche dello Stato. Inoltre, nessuno in questi giorni ha riflettuto sul fatto che, i nostri parlamentari godono da sempre dell’immunità per le opinioni espresse ed i voti dati nel corso delle loro funzioni. Così come il Presidente della Repubblica non è responsabile per ciò che fa in esecuzione del suo mandato (tranne per alto tradimento ed attentato alla costituzione), il Presidente del Consiglio dei Ministri per ciò che svolge in esecuzione del suo mandato deve essere ritenuto perseguibile dal Tribunale dei Ministri.
Si potrebbe obbiettare che il disegno di legge Alfano è un’ulteriore guarentigia per la “Casta”, che salva le altre cariche dello Stato dai reati extra funzionali alle stesse. La necessità di contemperare le esigenze della Giustizia con quelle della politica e del governo di uno Stato sono uno dei problemi più annosi e mai risolti per tutto il mondo non solo per il nostro paese. Un governante è eletto dal popolo di cui ha la fiducia ed è bene che eserciti le sue funzioni per tutta la durata del suo mandato, salvo poi pagare l’eventuale fio delle sue colpe al termine dello stesso.
In passato, con scandali, Premier indagati, processi conclusi in molti casi poi con assoluzioni, abbiamo fornito una pessima immagine del Paese Italia al mondo ed abbiamo perso notevole credibilità nei confronti dei nostri alleati stranieri. Il disegno di legge Alfano (è evidente) strizza un occhio anche alla Politica Internazionale, e sembra voler sostenere che, “per almeno cinque anni lavorerà questo governo, succeda quello che succeda”.
Non è una cosa molto negativa se la si vede da questa prospettiva, certo…..resta il fatto che siamo in una Repubblica e se il cittadino comune non si avvantaggerà della sospensione del processo penale perché dovrebbe avvantaggiarsene una delle più alte cariche dello Stato? Durante la sospensione di un processo penale, specie se il reato è di competenza del tribunale collegiale può succedere di tutto, il caso più banale è quello che un giudice componente il collegio giudicante vada in pensione..a questo punto il difensore dell’imputato può chiedere ed ottenere che il processo ricominci la sua istruttoria da capo, la prescrizione continuerà a decorrere e, magari, per svariati motivi qualche testimone non sarà più reperibile. Ciò potrà voler dire che le più alte cariche dello Stato avranno non certo l’immunità e/o l’impunità ma un trattamento migliore rispetto a quello dei comuni cittadini, in violazione di quanto disposto dall’art. tre della Costituzione della Repubblica Italiana che statuisce che tutti i cittadini sono eguali dinanzi la legge.
La soluzione forse sarebbe quella di istituire un tribunale ad hoc (come quello dei Ministri), in cui sia paritetica la componente politica e quella della magistratura, in modo da giudicare volta per volta e caso per caso se sospendere un eventuale giudizio penale in corso a carico di un’alta Carica dello Stato, naturalmente con l’augurio che tale Tribunale non debba mai funzionare perché non è assolutamente una circostanza felice che vi siano Alte Cariche dello Stato assoggettate a procedimenti penali.
(di Avvocati L. Del Gallo e A. Di Giandomenico - del 2008-07-22) articolo visto 3897 volte
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