L'Opinionista Giornale Online - Notizie del giorno in tempo reale
Aggiornato a:
 

IL DECRETO GELMINI METTE IN GINOCCHIO L’ISTRUZIONE?

Il maestro unico e l’abolizione della SSIS possono peggiorare una situazione già difficilissima nel mondo scolastico italiano

La riforma del ministro Gelmini ha “rivoluzionato” il mondo dell'insegnamento italiano. Se il decreto passerà, e data la fiducia posta dal governo in parlamento tutto lascia credere che questo accadrà, si tratterà di un vero e proprio tsunami per la scuola italiana. Ma cosa prevede in pratica questo decreto, tanto contestato?
IL PERICOLO - Il punto maggiormente contestato del decreto è il ritorno al maestro unico alle elementari. Se ciò accadrà, 87.400 insegnanti potrebbero essere tagliati, così come 11.200 specialisti d’inglese potrebbero perdere il posto di lavoro alle elementari sempre che il governo non si adopererà (come pare abbia negli intenti) per garantire il posto ma con un impiego diverso da quello originario.
Come se non bastasse, il ritorno ad un unico docente dovrebbe portare ad un aumento delle ore di lavoro degli insegnanti per evitare la soppressione del tempo pieno. A queste norme si unisce l’abolizione della SSIS (Scuole di Specializzazione per l’insegnamento Secondario), ratificato con un emendamento al dl 137. Con questo emendamento infatti viene abolito il X ciclo della SSIS (cioè quello che sarebbe dovuto iniziare quest’anno) e si autorizza gli 11mila specializzandi che stanno terminando il IX ciclo (quindi gli aspiranti insegnanti iscritti al secondo anno della SSIS), ad iscriversi alle graduatorie riservate, anche se in coda. Il loro inserimento nelle graduatorie comporterà, quindi, non un’inclusione alla pari degli altri già inseriti ma la possibilità di puntare al ruolo solo una volta esauriti gli attuali aspiranti.
IL FUTURO DEGLI INSEGNANTI - La Gelmini rischierebbe di “affossare” ulteriormente il mondo dell’insegnamento. Si fa presto a dire che il decreto e l’abolizione della SSIS servono a razionalizzare un sistema, quello scolastico, ormai allo sbando. Ma quale sarà il futuro di chi vuole insegnare? Sarà un precario a vita. Si ritroverà a cinquant’anni ancora a fare concorsi per accedere a una cattedra temporanea. E che dire di quei quasi 80.000 maestri che si ritroveranno a spasso?
LA CRISI DEL SISTEMA SCOLASTICO - L’insegnamento è andato via via decadendo con gli anni. Il culmine si è avvenuto in quest’ultimo periodo con episodi di bullismo da parte di studenti che dimostrano di essere incontrollabili per i loro docenti. Stretti nella morsa tra alunni sempre più preopotenti e sempre meno disposti ad apprendere da un lato, ed una situazione economica e di stabilità sempre più fragile, l’insegnamento rischia di essere un mestiere in via d’estinzione.
L’insegnante medio infatti in Italia non riesce a trovare la possibilità di svolgere il suo lavoro prima dei 30-32 anni, e a cinquanta è ancora precario. Solo in Italia, uno degli ultimi paesi d’Europa per età media della classe docente, si inizia così tardi.
All’estero un ragazzo che voglia intraprendere la carriera scolastica, viene data la possibilità di farsi le ossa già a 23-24 anni.
Il ritorno al maestro unico non può far altro che aumentare il carico di lavoro dei docenti, che saranno sempre meno in grado di offrire un insegnamento idoneo.
LE SOLUZIONI? - A questo punto urge velocemente capire come il governo ha intenzione di risolvere il problema del personale docente che si ritrova in esubero. In realtà i problemi dell’insegnamento sono ben più gravi di quelli che crede di risolvere il governo. Bisogna cambiare tutto il sistema, eliminare il clientelismo, le raccomandazioni, le bustarelle sottobanco, abbattere la casta insomma. L‘anno scorso, ad esempio , fece scalpore la vicenda di quel professore assenteista dell‘istituto tecnico “Moreschi“ di Milano, che accumulò assenze su assenze, retribuite, a causa di una presunta “astrosi cervicale”, che lo colpiva proprio a cavallo dei giorni festivi. E’ di questi giorni la notizia che la Corte dei Conti ha condannato il professore a pagare 50.000 euro all’amministrazuione scolastica perché, come recita la sentenza, “Le assenze abnormi accumulate negli anni e le malattie strategiche sono in contraddizione con il principio della continuità didattica e rappresentano un fallimento dell'istituzione scolastica sul piano educativo”.
Per colpa di questo sedicente insegnante, tutti gli studenti, che lui doveva istruire sul corso di economia aziendale, hanno perso un intero anno scolastico.
Questi sono i problemi da risolvere. Da qui bisogna ripartire. LE SPERANZE … -Mariastella Gelmini si è fatta paladina di questa battaglia, ma può il ministro cambiare questo stato? Sicuramente la sua armatura di integerrimo paladino mostra qualche crepa. Perché la scuola funzioni bisogna trovare un accordo che non danneggi gli studenti, e il decreto voluto dalla Gelmini pare andare nella direzione opposta, almeno dalle prime prospettive che ne derivererebbero.
La scuola è sempre stato il primo passo verso l’ingresso nella società dei grandi. Se si mettono in crisi “i maestri di vita”, la situazione dell’istruzione in Italia potrebbe subire un ulteriore peggioramento.
(di Davide Luciani - del 2008-10-15) articolo visto 5658 volte
sponsor