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CRISI, IL MONDO HA LA FEBBRE

Nata negli Usa, la più forte crisi finanziaria dal '29 ha contagiato tutti

Ci risiamo! Quest'anno l'Italia sarà, per la terza volta dal dopoguerra, in recessione. Questo dato aleggiava nell'aria come uno spauracchio da parecchi mesi ma ora siamo alle conferme ufficiali. Il Governo ha smentito fino all'ultimo l'ipotesi ma alla fine ci si è dovuti arrendere all'evidenza delle cifre, snocciolate in tutta la loro crudezza da Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria. Il PIL italiano arretrerà nel 2008 dello 0,1% ma l'onda lunga della crisi avrà i suoi effetti più deleteri nel 2009 quando la ricchezza prodotta dal Belpaese scenderà di un ben più consistente 0,5%. Ormai non si tratta più di una crisi circoscritta al mondo della finanza ma investe a pieno titolo tutta l'economia reale. Scendono, infatti, tutti gli indici economici: dagli investimenti ai consumi passando attraverso i redditi e l'occupazione. Sopratutto è scesa ulteriormente, in un Paese depresso come il nostro, la fiducia, condicio sine qua non per investire, spendere e assumere.
IL CROLLO DEI MUTUI SUBPRIME Mai crisi fu più annunciata e prevista di questa che stiamo vivendo. Infatti il “bubbone” è scoppiato negli Stati Uniti sin dal 2006 quando l'industria statunitense dei mutui subprime (i “subprime” sono quei prestiti ad alto rischio e quindi con alti tassi di interesse che vengono concessi ad un soggetto che non può accedere ai tassi di interesse di mercato, in quanto ha avuto problemi pregressi nella sua storia di debitore) è entrata in quella che molti osservatori hanno definito una catastrofe. Un'ascesa vertiginosa nel tasso di insolvenza dei mutui subprime ha costretto più di due dozzine di agenzie di credito al fallimento o alla bancarotta; in primis la New Century Financial Corporation, precedentemente il secondo prestatore subprime della nazione. Il fallimento di queste compagnie ha provocato il collasso dei prezzi delle loro azioni, in un mercato che capitalizzava 6.500 miliardi di dollari, avendo più ampi effetti sul settore abitativo americano e persino sull'intera economia USA. Le conseguenze più pesanti si sono registrate tra febbraio e marzo 2007, e nel settembre -ottobre 2008, bimestre in cui sono scomparse le banche d'affari più note: il 15 settembre 2008 Lehman Brothers è fallita, il 22 settembre Goldman Sachs e Morgan Stanley sono diventate banche normali. In seguito a questi cataclismi finanziari, tutti gli indici borsistici mondiali hanno avuto una fortissima flessione, arrivando mediamente sui livelli della fine del XX secolo, perdendo centinaia di miliardi di dollari. Una crisi, insomma, nata e ingigantitasi grazie ad una componente fondamentale del sistema americano: la facilità dell'accesso al credito. Verrebbe da dire che s'è rotto il giocattolo e quella che per decenni è stata una carta vincente della struttura finanziaria made in USA, dove anche un ottantenne moroso poteva tranquillamente accendere un mutuo, s'è infine ritorta contro distruggendo un ingranaggio che girava macinando miliardi.
RIPERCUSSIONI INTERNAZIONALI Dagli States il virus della catastrofe finanziaria ed economica si è rapidamente propagato in tutto il mondo, varcando rapidamente l'Atlantico e contagiando le già precarie economie nazionali del Vecchio Continente, come gli economisti più attenti andavano ripetendo da mesi. Ovunque in Europa, infatti, si sono viste le Borse crollare e i sistemi economici andare immediatamente in sofferenza. Laddove, come in Italia, vi era una situazione di stagnazione, il passo verso una ben più preoccupante recessione è stato breve. Del resto in un sistema fortemente interconnesso a livello planetario, come quello delle banche e delle Borse, sarebbe stato ben difficile ipotizzare che una crisi nata a Wall Street non avesse ripercussioni in tutto il mondo. Pesanti effetti negativi, seppure in misura minore rispetto all'Europa o al Giappone si sono persino avute in Cina (cresciuta fino allo scorso anno ad un ritmo incredibile dell'11% annuo), ma in fondo ciò è comprensibile: gli Stati Uniti sono pur sempre il primo mercato per le migliaia di fabbriche spuntate come funghi negli ultimi anni nella terra dell'antico Celeste Impero.
DIFFERENZE CON LA CRISI DEL '29 Pare fin troppo facile accostare questi avvenimenti a quella della Grande Depressione del 1929, quando allora come oggi il mondo sprofondò nella voragine di una crisi nata negli USA ma presto propagata a macchia d'olio in tutto il mondo allora sviluppato. Tuttavia è bene rimarcare le differenze, che ci sono e sono fondamentali. Innanzitutto nelle cause: infatti mentre nel '29 ci fu il crollo per un'eccessiva stretta creditizia, la crisi che ci ha investito ai giorni nostri, come abbiamo avuto modo di vedere, si è generata proprio per il motivo inverso. Inoltre, non vanno trascurate le enormi difformità tra il mondo e i sistemi politici ed economici della fine degli anni '20 e i nostri. Oggi, fortunatamente, abbiamo molti più strumenti a nostra disposizione per arginare l'ondata distruttiva della crisi e sopratutto per evitare che il panico prenda il sopravvento. In quest'ottica è fondamentale che gli Stati lavorino assieme perchè una crisi globale non può essere affrontata a livello nazionale. Devono necessariamente essere maggiormente coinvolte le grandi organizzazioni internazionali, come l'Unione Europea, le sole ad avere una visione allargata di un problema che mette a serio rischio la stabilità internazionale e le fondamenta stesse del nostro benessere.
PIANI ANTICRISI I piani messi in campo dagli USA (Piano Poulson da 740 miliardi di dollari) e dai singoli stati europei sono stati finora inefficaci per ridare fiato al sistema finanziario. Nonostante gli strumenti usati siano buoni (nazionalizzazione delle banche traballanti, immissioni sul mercato di liquidità da parte di BCE e Federal Reserve, garanzie statali sui prestiti interbancari), ciò non è sufficiente per riportare il sereno. E' invece indispensabile che FMI, G8, Unione Europea e ogni altra assise internazionale lavorino ad un piano comune per fronteggiare una crisi spaventosa che interessa tutti e dalla quale nessuno può dirsi immune.
(di Marco Di Giacomo - del 2008-10-16) articolo visto 4711 volte
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