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F1 DA LEGGENDA: MICHAEL SCHUMACHER (1°PARTE)

Dai primi bagliori, le prime vittorie. Viaggio alla scoperta di uno dei più grandi protagonisti della Formula 1

A proiettarlo nel circo automobilistico della F.1. fu Flavio Briatore, attuale patron della Renault nonché nemico giurato del Campione del quale stiamo per cantarne le gesta. Sì, le gesta, perché solo servendosi di tale sostantivo si potrà in un certo qual modo far intendere anche ai più giovani ed inesperti in materia di quale campionissimo stiamo parlando. E forse per descriverne l’effige, noi stessi, comuni mortali, non ne siamo poi così degni. Probabilmente sarebbe il caso di affidarne l’ingrato compito ad un cantore senza pari, come un certo Omero, lui sì abile ed idoneo a narrare le vicende straordinarie ed affascinanti (a volte amalgamate con la dea sfortuna, sempre pronta ad intercedere…)di simili eroi. In qualunque modo sarete costretti ad accontentarvi, carissimi lettori,,. di un ordinario critico sportivo che, comunque ha vissuto da spettatore appassionatissimo quasi tutta la carriera del dio dell’Olimpo sportivo rispondente al nome di Michael Schumacher.
I PRIMI BAGLIORI - Sin da bambino il futuro tedescone mostrò un’anormale propensione alla guida d’automobili ed automobiline. La sua prima vettura fu una FIAT500, con la quale cominciò seriamente a pensare…in grande. Proveniente da una famiglia di modeste condizioni economiche, dovette far leva sulla “generosità” di un parente che, donandogli la cifra necessaria per correre le prime gare, lo avviò a quella che da lì a pochi anni sarebbe stata una leggenda senza pari nella storia d’ogni sport che si rispetti. Il debutto in F1, il sogno di ciascun automobilista, avverrà nel lontano 1991 in occasione del G.P. del Belgio, a stagione ampiamente iniziata. Da quel momento in poi, a parte qualche sporadica eccezione per infortuni…, squalifiche… non salterà più un G.P., arrivando sempre sul podio finale. La grandezza del pilota tedesco si impose in fretta all’attenzione di tutti, esperti e non. A fine stagione i punti saranno solo 4, ed il piazzamento 14°, ma era nata una stella, anzi la stella più luminosa del firmamento sportivo.
LE PRIME VITTORIE - L’anno seguente è già un campione che lascia intravedere quello che sarà il futuro del più grande di sempre. Nel Gran Premio del Belgio inizia la sua parabola ascendente, vincendo il primo di un’infinità di gare di F1. A fine stagione la vittoria rimarrà solo quella, ma il fenomeno tedesco potrà vantare, al secondo anno nel Mondo del grande automobilismo, addirittura il 3° posto finale, dietro a Mansell ed al nostro Patrese il quale è riuscito sinora a mantenere inalterato l’unico record non appartenente a Schumy: il totale dei gran premi disputati (256). Naturalmente è un’impresa, quella del pilota Benetton, che fa eco in tutto il Pianeta, visto che mai nessun altro alla sua età, appena 23 anni, al secondo in F1, s’era comportato da autentico veterano del gruppo. Molti esperti cominciano seriamente a pronosticargli, in modo profetico, un futuro roseo, magari alla corte della Ferrari, assai avida di rivincite dopo tantissimi anni bui. Tuttavia non è ancora arrivato il momento per vestire la tuta “rossa”. Siamo arrivati nel 1993 e la stagione non si discosterà quasi per niente dalla precedente, con il tedesco 4° a fine stagione, dietro ai mostri sacri Prost, Senna e al britannico D.Hill, omonimo dei suoi illustri predecessori Phil e Graham.
COME VOLEVASI DIMOSTRARE - Le tanto pregevoli aspettative non saranno minimamente disattese. Michael, infatti, non tarderà nemmeno a laurearsi Campione del Mondo, l’apice agognato per ogni pilota con ambizioni fuori dal comune, il riconoscimento massimo per driver destinati ad entrare nella storia delle quattro ruote. Il 1994 sarà purtroppo ricordato come l’anno della scomparsa (in un tragico incidente di gara) di quello che all’epoca era considerato quasi unanimemente il più grande di ogni era: Ayrton Senna, uno degli illustri dominatori del palcoscenico automobilistico degli ultimissimi tempi. E come in una sorta di passaggio di consegne, Schumacher diverrà il nuovo Re della F1. Il tedesco riuscirà persino a non far rimpiangere più di tanto il compianto brasiliano della Williams. Comincia a vincere, con ancora Senna in vita, i primi due GP. A Imola Ayrton ci rimette la vita (nello stesso weekend in cui muore Ratzenberger) a causa di un problema all’auto. Schumi ha 40 punti dopo 4 gare, Damon Hill solo 7. Tuttavia, tra episodi controversi (la bandiera nera di Silverstone con squalifica per due GP, l'esclusione di Spa con il fondo piatto irregolare) e la conseguente rimonta dell'inglese, la sfida si decide in Australia, all’ultima prova iridata. Lui e Damon sono staccati di un solo punto. La storia del Grande Schumy sarà principiata, pensate, da un contatto al 35° giro: Schumi finisce contro un muretto, torna in pista nel momento in cui l'inglese cerca di passare e chiude, con una manovra al limite del regolamento. I due si toccano: la Benetton del giovane tedesco è subito k.o., la Williams “da par suo” riesce ad raggiungere i box ma non ci sarà nulla da fare: sospensione piegata. Ritiro anche per Hill. Schumacher è il nuovo Re della F1 nel modo più incredibile ed immaginabile, anche se capita proprio in un periodo ben disposto nei confronti dei colpi di scena... Come volevasi dimostrare, dunque il tedesco si conferma un campione vero…L’anno seguente, sempre al volante della Benetton, che mai s’era presentata al via di stagione col n° 1 sul musetto, concederà in maniera più…comoda il bis, prevalendo perdipiù anche nella classifica costruttori ( prima volta anche in questo caso).
DOPO LA LUCE L’ECLISSE (ROSSO DI RABBIA) - Sembra che per Schumacher il fato sia ormai destinato a sorridergli sempre e comunque. Viceversa il tedesco dovrà superare dei momenti molto difficili che ne metteranno a rischio persino il proseguimento della carriera. Nel 1996 la Ferrari, che da tempo gli aveva posizionato gli occhi addosso, specie dopo il bis concesso alla guida della Benetton si convince che per uscire dal tunnel di insuccessi bisogna avvalersi di un grande. A Maranello pare arrivato il momento di sognare. Schumy, appena ingaggiato, si presenta subito con discreti risultati e, seppur la “Rossa” di Maranello non appare competitiva come dovrebbe, riesce ugualmente a farsi notare. E a vincere. Al termine della stagione il novello trascinatore in rosso, nuovo idolo dei tifosi del Cavallino Rampante, sarà 3°. E francamente era impossibile aspettarsi di più con una macchina ancora lontana dai tempi gloriosi che furono in un passato quasi remoto. Ma il salto di qualità non si farà attendere poi così tanto. Le prove generali di ritorno al trionfo possono dirsi superate.
Siamo nel 1997. Dopo 7 lunghi anni, dai tempi della fantaccoppiata Prost & Mansell, la casa italiana può finalmente giocarsi un Mondiale. Ora che D.Hill non è più un degno avversario (per via della nuova macchina, s’intende…) l’unico ostacolo verso il famigerato iride ha un solo nome e cognome: Jacques Villeneuve, ovvero, colui che da lì a poco sarebbe divenuto il più antipatico pilota nella storia della F1. Dopo un iper appassionante testa a testa, con i due a dividersi il proscenio, ecco che negli ultimi G.P. delle strane vittorie porranno il canadese dinnanzi al tedesco. Villeneuve costruirà il proprio margine in virtù di diversi successi un po’ ambigui. Infatti, clamorosamente il pilota figlio d’arte (del compianto Gilles) ogni volta (o quasi) si trova “solo” in terza posizione si vede regolarmente spianata la strada, negli ultimi giri, dalla rottura dei motori delle due McLaren che gli stanno davanti, che quando paiono destinati a realizzare una doppietta sono costretti al clamoroso ritiro. La storia si ripete per circa tre Gran Premi, sino a quando un po’ tutti gli addetti ai lavori cominciano a non vederci chiaro. Certo, non sarà mai detto nulla esplicitamente, non si possono lanciare accuse a vanvera, ma nell’aria tira una “puzza insolita”… Siamo ormai giunti all’ultima gara, Gran Premio d’Europa (Spagna, Jerez de la Frontera). Ancora una volta le due macchine anglo-tedesche di Hakkinen e Coulthard si giocano il primo ed il secondo posto. Schumacher si trova avanti a Villeneuve che in classifica è staccato di una lunghezza. Ad un certo punto agli specchietti del ferrarista si profila il pilota della Williams che cerca il sorpasso. La paura di farsi superare “consiglia” al leader del Mondiale una manovra da censura: il taglio della pista, col tentativo evidente di provocare un incidente e vincere, di conseguenza, il terzo iride, il primo per la Ferrari dopo 18 anni di digiuno insopportabile. Però accadrà l’imprevisto: a ritirarsi per incidente sarà proprio Schumy, mentre Villeneuve arriverà terzo al traguardo dietro alle due McLaren che, incredibile ma vero, guarda caso riescono finalmente a vedere la bandiera a scacchi. Villeneuve è Campione del Mondo. Schumy, dopo quella manovra “assassina” verrà in seguito squalificato, il primo pilota ad incorrere in una così drastica penalizzazione nella storia, e c’è chi “imputerà” al tedesco, tenetevi forte…, un tentativo di omicidio:<> è la eloquente risposta del Presidente Ferrari L.C. di Montezemolo alle provocazioni inopportune di certi fin troppo satirici giornalisti. Dopo aver letteralmente gettato alle ortiche il 3° titolo Mondiale il tedesco ritorna alla carica nel 1998. Questa volta dovrà fare i conti con la McLaren (sì, proprio con il team che l’anno passato contribuì seriamente alla perdita del titolo con quei “misteriosi” ritiri) di Hakkinen, che , specie nei primi G.P, ammazza la concorrenza. Alla fine Schumacher accennerà ad una reazione ma sarà troppo tardi: ancora una volta la scuderia anglo-germanica “ruberà” la scena al “predestinato” in rosso.
Nel 1999 dopo 16 anni la Ferrari riassapora il successo iridato, ma si tratterà “semplicemente” del titolo Costruttori che il Cavallino Rampante conquisterà nonostante l’uscita di scena dopo 8 gare del capitano Michael che nel G.P. di Gran Bretagna incorre in un brutto incidente con conseguente rottura della tibia gamba destra ,costringendolo ad un nuovo rinvio delle ambizioni iridate. Senza di lui (per 6 prove) la Ferrari proverà ugualmente a svettare con Irvine e difatti il nord-irlandese “rischierà” di riportare a Maranello il titolo piloti che però riandrà al finlandese Hakkinen; nel frattempo Schumacher, provato da tanta sfortuna (l’infortunio aveva messo persino al repentaglio la sua carriera…) pensa, ad un certo punto, persino al ritiro dall’attività agonistica. Pensate se avesse appeso di già il casco al chiodo. Schumacher non sarebbe stato SCHUMACHER, e la storia non sarebbe divenuta LEGGENDA. Fortunatamente una volta superato l’oblio il pilota tedesco ritornerà appena in tempo per far conquistare alla “Rossa” il titolo Costruttori con due pool position e due secondi posti (uno per agevolare Irvine ancora in lotta per il Mondiale Piloti) come se non si fosse mai fermato. D’altra parte se Schumacher è divenuto come lo conosciamo lo dovrà proprio al suo fortissimo carisma che lo rende indistruttibile.
Eccoci al 2000, il principio della gloria che la Ferrari raggiungerà dopo ben 21 di estenuanti attese fuori dai canoni tradizionali che ci avevano abituati in un passato ormai remoto a vincere con una certa regolarità. L’inizio Mondiale della scuderia di Maranello sarà entusiasmante: 3 vittorie di fila che daranno l’impressione che il sogno si possa finalmente commutare in realtà, anche perché la concorrenza per la prima volta dopo tanto tempo non pare in grado di ergersi a degna avversaria. Così la classifica recita: Schumacher 30 punti, Barrichello (Ferrari) 9, Fisichella 8 Hakkinen 6. Eh sì, pare proprio una stagione destinata a tingersi di rosso. Almeno sino al Gran Premio di Monaco, quando Schumacher sarà costretto al ritiro dopo un’eternità di gare concluse alla grande. Nel frattempo la McLaren di Coulthard ed Hakkinen si rifà sotto pericolosamente: i 24 punti di vantaggio si trasformano in soli 12 sullo scozzese e 17 su Hakkinen. Ma l’allarme rientrerà già nel successivo Gran Premio con l’ennesimo trionfo del driver tedesco che pare “chiudere” il discorso iridato con larghissimo anticip. Egli, infatti, come dopo il 3° G.P., ritorna a ristabilire 24 punti di margine sull’avversario più temibile, Hakkinen e 22 sul compagno Coulthard. Ma come in una sorta d’ode che si rispetti ecco che la storia improvvisamente si complica. Schumy, incredibile ma vero, incapperà in 3 (tre) ritiri di seguito, sempre alle prime curve per incidenti quasi analoghi. Sarà la deconcentrazione, la sfortuna… ma d’incanto il Mondiale si fa in salita.
La maledizione, l’incantesimo non vuole rompersi. E così dopo il terzo “out” consecutivo Hakkinen & company rientrano sorprendentemente in gioco, per questa classifica parziale: Schumacher 56 punti, Hakkinen e Coulthard 54. Tutto il gap è stato in concreto interrato; il vantaggio del ferrarista disintegrato come una carta nel bel mezzo di un falò. Nel Gran Premio seguente, sul circuito ungherese c’è il tanto temuto sorpasso in graduatoria: Hakkinen vincerà ancora, Schumy arriverà alle sue spalle (interrompendo comunque la spirale di ritiri che ormai si stava facendo imbarazzante) e perderà per la prima volta nel corso della stagione la leadership proprio in favore del finlandese che ora vanta due punti da governare sul tedesco. E non è tutto, perché il Nostro deve guardarsi le spalle anche da Coulthard che incalza a quattro punti. Nel successivo Gran Premio del Belgio ancora una volta sarà Hakkinen a porre la sua vettura dinnanzi al ferrarista, allungando ulteriormente in classifica. A questo punto la McLaren (in testa anche nella classifica costruttori) sembra proprio la squadra con cui fare i conti per vincere dopo 21 anni il Mondiale. Il calendario a questo punto propone il G.P. di Monza. Ormai è vietato concedere punti ad Hakkinen, onde evitare di salutare in definitiva il benedetto titolo Piloti. D’altra parte bisognerà pur approfittare della pista di casa per ritornare (e sarebbe ora..) a vincere? Tutti i tifosi, ormai avvezzi alle delusioni, non ci sperano più di tanto, tuttavia, siccome la speranza è l’unica a morire, continuano a sostenere il loto team del cuore con vessilli e bandiere al vento. Monza per l’occasione è un tripudio in rosso. Schumy stavolta non tradirà, riportando alla Ferrari un successo très importante. Alla faccia di chi ci dava per finiti riusciremo a vincere anche in USA, e sarà proprio il successo americano che, con il concomitante ritiro di Hakkinen, riporterà in vetta alla classifica la nostra scuderia, sia in ambito Costruttori che, soprattutto, in ambito Piloti. E nella prova successiva (con il G.P. della Malaysia ancora in programma), in Giappone il Mondo della Formula 1 ritornerà a tingersi di rosso. La storia è servita. Dopo 21 anni d’amarezze è arrivato il momento di gustare un dolcissimo trionfo.
La Ferrari è nuovamente il simbolo, l’orgoglio dell’Italia che vince.
(di Alberto Sigona - del 2008-11-15) articolo visto 2645 volte
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