DA SAN NICOLA a SANTA KLAUS IL PASSO É BREVE MA ... SOTTO SOTTO, C'É "LA FAGIOLATA"
E per le ragazze da “marito” c’è il rito propiziatorio...
É protettore dei venditori, avvocati, marinai, farmacisti, profumieri e, in alcune località, i bambini lo aspettano nella notte tra il 5 e il 6 dicembre per ricevere in dono caramelle e dolcetti intonando il “lamento di S. Nicola”. Il suo nome Nikolaus significa “popolo vittorioso” ed essendo “poco conosciuto” gli sono dedicate “solo” 1.200 chiese ma, andando a ritroso nel tempo, il culto di San Nicola fu importato a New York dagli olandesi con il nome di SinterKlaas e da qui fu tradotto nel britannico Santa Claus o Klaus.
UN PÓ DI STORIA - Nacque con tutta probabilità a Patara di Licia (penisola dell’Asia Minore) da genitori benestanti e, divenuto erede di un ricco patrimonio, lo donò alle persone bisognose. Dall’anno mille le reliquie si trovano a Bari e si sono avute notizie del posto in cui nacque solo dopo l’VIII secolo; fu ritenuto santo anche in vita tanto da vedersi etichettato come “taumaturgo” per i miracoli effettuati mentre già nel VI secolo, nella città di Costantinopoli, gli erano intitolate 25 chiese. Subì la persecuzione di Diocleziano e la prigionia fino all’editto di Costantitno.
LA NOCCIOLATA E LA FAGIOLATA - Parlando di legumi famoso è il farro di S. Nicola a Monteleone di Spoleto dal 5 al 9 dicembre ma c’è anche la fagiolata, consuetudine in uso a Guardiaregia (CB). Poi c’è la “nocciolata” a Gualtieri (Messina) il 6 dicembre di ogni anno e usanza vuole che dai balconi vengano lanciati sulle persone quasi 1000 chili di nocciole. A Crofano (Roma) i bambini ricevono ciambelle con un bel fiocco rosso e invece ad Argenta (FE) c’è la festa di S. Nicola con mele e vischio (portafortuna).
LA COLONNA MIRACOLOSA - Nel Cilento è venerato in oltre 10 comuni mentre a Vallo della Lucania la festa prevede da oltre 40 anni l’accensione del “focaro”. Nella città di Squinzano S. Nicola è protettore anche della fanciulle “da marito” e questa era la nenia che pronunciavano “San Nicola ci nnu mme mariti, paternosci te mie nu nne spittare” facendo anche il rito nella cattedrale di Bari con tre giri attorno alla “colonna miracolosa” (usanza terminata nel 2007) con San Nicola che, secondo la tradizione, avrebbe risposto ”quando troi la sorte saccitela pijare”.
I PANI DI SAN NICOLA - C’è chi nelle piazze fa lessare quantità industriali di fave in pentoloni per ricordare come il santo avrebbe salvato la gente di Pollutri (CH) da una spaventosa carestia. A Cansano (AQ) per la festa vengono preparati i “pani di San Nicola” (profumati con semi di anice) che in epoche passate erano portati in chiesa da donne per chiedere qualche “grazia”. Su una grande bilancia sorretta da una lunga catena la donna offriva tanti pani in misura superiore al peso del suo corpo per poi ripartirli tra i presenti.
I VIRGINEDDI - A Palermo la festa è molto sentita ed è patrono di palazzo Adriano tanto che tutti i bambini ricorrono a lui quando c’è la fase della caduta dei denti ma controsenso vuole che San Nicola non avesse i denti del giudizio. Il cibo di rito per la festa sono i “virgineddi” (taglierini) che in realtà sono una minestra di verdure data in cambio di una grazia e preparata durante uno dei 9 mercoledì solenni che precedono il 6 dicembre.
(di Mariacristina Salini - del 2015-12-24)
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