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LE NOTTI ARTIFICIALI HANNO FATTO IN DIECI ANNI OTTOMILA MORTI

Musica e sballo, ottomila caduti nella “ guerra “ del sabato sera I vuoti si assomigliano Puoi non capire che per te è finita, che muori, se scivoli da un vuoto ad un altro vuoto, dalla vita alla morte, con i neuroni stuprati dalla droga.. Puoi aver scordato che al sabato notte, per strada, c’è una guerra, banale e terribile come le guerre e fa morti, e anche i tuoi genitori sembrano ignorarlo, altrimenti, alle otto del mattino, saprebbero dove ti trovi, invece di correre con altri trecento genitori all’obitorio, per controllare se, tra gli utenti con il cellulare spento che sono caduti in guerra stanotte ci sei tu. E puoi non accorgerti di nulla, se voli con l’auto per venticinque metri giù da un viadotto assieme ad altri quattro come volavi nella nebbia di uno sballi poco prima, se il tempo della morte ti frantuma le ultime sequenze in piccoli segmenti aguzzi che sfondano il cervello come aveva fatto il tempo della droga poco prima, e non capisce, e non ragioni, e ti lasci scippare la vita, non riesci a trattenerla. Come prima. Come quando, in discoteca , hai “pippato" la coca che spacca il cuore, e spezza i nervi, e brucia il cervello, perché si fa così, se sei un vincente; come quando ti sei "calato" quelle schifose caramelline colorate a forma di cuori e di stelline che truccano le percezioni sensoriali, se no chi te la dava la forza di stare a ballare fino all'alba, dato che adesso neanche la notte basta più; come quando hai bevuto perché così viene meglio, sei ancora più fatto, più disinibito, più in sintonia con gli altri e con la musica per rimpiazzare la sintonia che manca con te stesso, e sei stordito dal ritmo che non senti dentro perciò lo cerchi fuori. E’viva questa serata, amici miei, che possiamo trasformare in un succedaneo artificiale della gioia che ci manca, che può gonfiare i sensi e le emozioni e le energie, che può farci scordare tutto, paure, disagi, insicurezze. Scordare domani, soprattutto. E tutti gli altri giorni che non sono questo sabato notte in discoteca. Nessun domani, perciò per i quattro ragazzi caduti dal viadotto di Civitavecchia. E solo un domani danneggiato, una maceria, per il conducente sotto l’effetto della droga, l’unico che si è salvato. Speriamo sopravviva alle ferite, quelle del corpo e le altre, dentro. Saranno pensieri ricordi, rimpianti, sensi di colpa, faranno molto male. Strage del sabato sera, un'altra; bisognerebbe trovare una definizione nuova, più complessa, tendenza al suicidio collettivo, gara di kamikaze, cronache di morti annunciate guerra. La più appropriata è guerra, non c’è dubbio. Ottomila figli italiani caduti in guerra in dieci anni. Milioni di figli italiani dispersi in guerra tutti i saboto sera, fino alba. Quelli che stanno a ciondolare in casa, ed escono a mezzanotte, «dove vai a quest'ora?», «in disco, ci vanno tutti a quest' ora, prima non c’è nessuno» L’ineluttabilità di ciò che fanno tutti. Essere genitori, oggi. Essere conformisti, o permissivi, o essere solo senza alternative? Essere privi di informazioni, o non volerne? Eppure si sa, cos'è che fanno tutti, o quasi tutti, in discoteca. E il conformismo in famiglia è contagioso. Tutto, si sa. Alcol e fumo. La "droga della discoteca", indispensabile per ballare e per “spaccarsi”, difatti gli spacciatori te la vendono prima dell'ingresso in sala. come i popcorn al cinema se vuoi; mdma, extasy, anfetamine, chiamatela come volete ma compratela, dagli otto ai venti euro a pilloletta, e voli. E se hai più soldi, allora c'è la coca. E buon divertimento ora sei fuori. E balli, e balli e il ritmo della musica si sovrappone a quello regolare delle mascelle fuori controllo che smandibolano, e i flussi di luci stroboscopiche allargano pupille dilatate, e vedi uscire dall'ombra ciò che non esiste, e non senti fame, né sete, né sonno, ne stanchezza, né paura, niente, sei un robot. E le energie moltiplicate per mille, un sortilegio e basta un nulla, un piede pestato, una parola di troppo e scoppierà una rissa, come tautologico e di stile. E poi, all'uscita, quella vitalità rabbiosa e innaturale cercherà uno sfogo, travolgerà auto, lampioni, cassonetti. E l'alba del giorno dopo, attorno a certe disco, illuminerà uno spettacolo di devastazione urbana. Nessuna ragione. Solo rabbia. Ammesso che la rabbia non sia una ragione, se viene da lontano, se la droga l'ha solo estratta dal profondo, e amplificata. Poi il sortilegio finirà. E finirà la festa. E i principi della discoteca, se non saranno stati sopraffatti da un incidente stradale, da un coma etilico, da un collasso, da un’overdose, torneranno rospi. Decompressione: il corpo e la mente svuotati da una centrifuga. E i rospi torneranno nel pantano per sei giorni e sei notti, a sopravvivere. Fino al sabato sera successivo. Per sentirsi vivi sfidando la morte un'altra volta.
(di Dott. Domenico Carola - Dirigente P. M. - Isernia - del 2009-01-18) articolo visto 1901 volte
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