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QUALE FUTURO PER IL TEATRO?

dai possibili tagli per la celebre Scala di Milano alle tormentate vicende dello storico Teatro romano Marrucino a Chieti. L'Italia rischia di perdere i suoi tesori artistici?

Il Teatro italiano è in crisi. Questa ormai è un fatto appurato. Il problema non è relativo al pubblico, che invece è sempre numeroso ed affezionato a questo genere di spettacolo, ma dello “sfacelo” in cui la classe politica e istituzionale, a livello nazionale e regionale, sta riducendo uno dei patrimoni della cultura italiana. Bastino due esempi per spiegare la situazione:quelli del teatro “La Scala” di Milano e quello del Teatro “Marrucino” di Chieti.
IL CASO “LA SCALA”- Il teatro “ La Scala” di Milano, è senza direttore musicale da tre anni e mezzo, cioè da quando Riccardo Muti si è dimesso. Domanda: Com'è possibile che uno dei luoghi più importanti dello spettacolo internazionale non abbia da così tanto tempo una guida fissa a dirigere le sue rappresentazioni? La domanda ad oggi non ha risposta. La necessità di risolvere questa situazione è ormai sotto gli occhi di tutti, specie dopo l'esito controverso della "prima" del Don Carlo, avvenuta a dicembre, con i fischi che hanno sommerso la rappresentazione, e il mistero sulla sostituzione del tenore Giuseppe Filianoti, a ventiquattrore dal debutto.
Se il sovrintendente del teatro Stéphane Lissner mostra comunque ottimismo affermando che “la Scala” non è in crisi, a dar torto alle sue dichiarazioni ci sono anche le agitazioni che hanno caratterizzato la fine dello scorso anno, quando il sindacato autonomo Fials – che riunisce una settantina di orchestrali- ha indetto a novembre – a causa di un mancato accordo per il pagamento di un integrativo (11 milioni di euro da dividere)- uno sciopero che ha bloccato le ultime tre rappresentazioni de “La vedova allegra”.
La crisi de “ La Scala” non è l'unica del mondo del teatro italiano.
IL CASO DEL MARRUCINO - Anche in Abruzzo, con il Teatro Marruccino, a Chieti, la situazione è tutt'altro che rosea, specie dopo che prima del natale scorso è stata ritirata la delibera per la fondazione Teatro Marruccino – estremo tentativo di salvare un teatro sempre più in crisi. E con un deficit tra i 3 e i 4 milioni di euro.
Benché la stagione teatrale sia salva, grazie ad un accordo tra l'assessore Carmelina Di Cosmo e l' Associazione di promozione culturale che già gestisce il Teatro, la stessa Di Cosmo si è lamentata per i continui intoppi che si sono creati nell'ambito della Commissione Istitutiva.
Come lei stessa afferma infatti: “Molti in Consiglio non ci vengono o passeggiano nei corridoi. Altri in Commissione stanno zitti e poi sono loquaci in aula. Io ho voluto sfidare tutti (è stata lei a ritirare la delibera dopo l'ennesimo dibattito infruttuoso ndr): se il Teatro sta a cuore a Chieti, credo che la Fondazione debba essere uno strumento per uscire dalle secche della gestione asfittica attuale. Perciò serve un consenso il più largo possibile”.
Da quanto si è appreso, sembra che una delle cause del deficit del Teatro Marrucino sia il fatto che il Teatro sia stato gestito da persone inadatte al ruolo, a partire dalle amministrazioni di Centrodestra fino a quella di Centrosinistra. Inoltre la produzione di spettacoli, anche se di buon livello, non ha avuto mercato, cioè non è stata “venduta”, come fanno altri teatri, per rientrare delle spese sostenute.
CRISI RISOLVIBILE? - I due casi portati ad esempio mostrano dunque come uno dei vanti della cultura italiana, in atto sin dai tempi antichi, stia via via perdendo importanza a causa della disorganizzazione, dell'incompetenza e del disinteresse delle istituzioni e non solo di esse.
Se le situazioni qui portate conoscenza si risolveranno, non è dato saperlo: certo è che se non si agirà in maniera tempestiva ed efficace, non si potrà che peggiorare. L'unica soluzione che noi ci sentiamo qui di proporre è che a gestire i Teatri - unici luoghi “sacri” rimasti dove è ancora possibile emozionarsi in un mondo sempre più dominato dalla tv e dalla moda dell'apparire - è quello che a gestirli siano attori o comunque persone addentro al clima teatrale.
Il successo raccolto dal musical “Notre Dame de Paris” di Cocciante, dimostra che i buoni spettacoli attraggono ancora la gente, non solo di ceto elevato, e che ascoltare un'aria della “Turandot” di Puccini o ammirare i monologhi di Amleto non è passato di moda.
Quello che manca realmente è l'interesse delle istituzioni per questa nobile arte.
Il Teatro rappresenta un pezzo di Storia dell'Italia.
Rinnegarlo equivarrebbe a disconoscere le nostre origini.

(di Davide Luciani - del 2009-02-13) articolo visto 5138 volte
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