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“RANDAGISMO” A CIASCUNO LE SUE RESPONSABILITA’

Torna a far notizia un fenomeno da sempre presente ma che come tanti problemi fanno riflettere solo dopo episodi gravosi

“Due passi in libertà, l’aria è serena… ti guardi intorno, ammiri le bellezze ancora intatte che la natura ogni giorno continua a regalare. Poi all’improvviso hai la sensazione che qualcosa nella tua vita potrebbe cambiare, un senso di innato pericolo che ti attanaglia. E vedi lì, a poca distanza da te, due occhi che ti fissano, ti scrutano, sembrano dirti che per te è giunta l’ora…”.
E’ tornato a colpire, o forse meglio a fare notizia, il triste e pericoloso fenomeno del “randagismo”. Gli ultimi bollettini danno dei responsi macabri, ci fanno percepire come la sicurezza della vita quotidiana non è subordinata solo a fatti di violenza provocati dall’uomo ma anche dalla natura stessa che si fa carico degli errori e talvolta “orrori” della specie umana per restituire direttamente al mittente (quasi sempre vittime innocenti) gli effetti indesiderati di una violenza figlia della stessa violenza applicata dall’uomo.
COME NASCE? - Le origini del fenomeno infatti sono da ricercarsi in primis nei comportamenti “sconsiderati” dei padroni di questi cani che per motivi spesso ricorrenti si liberano del loro compagno di avventura pensando (o meglio non pensando) ad un diverso futuro che affronterà l’animale in cattività. Le campagne che da anni mirano alla sensibilizzazione dell’opinione pubblica hanno dato seppur in parte nel tempo alcuni effetti positivi limitando questo dannoso fenomeno, tuttavia la frittata come si suol dire è stata già fatta… Il randagismo non è fenomeno in attenuazione nonostante questo perché ha bisogno di interventi da parte di comuni ed enti responsabili per arginare il “proliferare” di una specie che sempre più si evolve nonostante le mille difficoltà di adattamento e le condizioni spesso estreme di “sopravvivenza”. Una “distorsione” della natura, una forzatura che rende una delle specie animali più fedele e per certi aspetti vicina all’uomo come un pericolo da non sottovalutare.
PREVENZIONE IN PRIMIS… - Misure preventive devono essere prese sulla scia dei fatti successi nell’ultimo periodo in particolar modo in Sicilia e senza dover attendere nuove disastrose conseguenze. Spesso infatti vediamo nelle nostre città dietro il “pascolare” du branchi di cani anche di differenti razze talvolta in modo mansueto, quasi a farci compassione, si nasconde un’insidia molto grande. Errore grave sarebbe addossare le colpe di queste “tragedie” alla specie canina e non per una mera presa di posizione a favore degli animali. Piuttosto perché risalendo alle cause primitive sappiamo bene che dietro un soggetto pericoloso spesso si nascondono una serie di cause che hanno portato ad uno “storpiamento” della natura.
Emblematica è la frase “Non esistono cani killer, ma Istituzioni latitanti'' riportata dalle 10 associazioni animaliste ed ambientaliste che sottolineando inadempienze “croniche e gravissime” di comuni e ASL in Sicilia chiedono “un atto che imponga d'urgenza la sterilizzazione obbligatoria di tutti i cani sul territorio''. Dati alla mano da parte dall’Aidaaa (Associazione italiana difesa animali ed ambiente) sono circa 600 mila i cani randagi presenti in Italia mentre oltre 1600 i comuni che non hanno adempiuto agli obblighi in materia di cattura e custodia degli animali abbandonati.
L’ordinanza del 6 agosto 2008 del Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali (concernente misure per l'identificazione e la registrazione della popolazione canina) in sostanza si pone come soluzione per limitare il fenomeno e si riassume in due punti principali:
- l'obbligo di applicazione del microchip sottopelle
- i veterinari devono effettuare la registrazione nell'anagrafe canina dei soggetti identificati
PASSI SI MA ANCORA LONTANI DA UNA SOLUZIONE - Non possiamo dunque affermare che non ci si sia mossi per niente tuttavia è ancora poco per arginare un fenomeno per molti anni sottovalutato. Occorrono sansioni più severe per chi abbandona il proprio amico fedele ed un sistema più efficiente per monitorare la situazione. Avere un animale deve dunque essere una responsabilità per tutti i padroni di cani come di altri animali non necessariamente pericolosi e non solo un piacevole amico o talvolta semplice “sfizio”.
Sarebbe sbagliato controllare soltanto i fenomeni relativi a razze “potenzialmente più pericolose” sottovalutando le altre. Lo stato di abbandono unito al venir meno di affetti e beni di sostegno primari infatti possono innescare dinamiche impreviste e spesso negative anche in specie di natura più mansuete.
“…sono pochi gli attimi che ti separano dal triste epilogo, anche se interminabili per i battiti del cuore, per il respiro improvvisamente arrestatosi. E’ come se la vita trascorresse e ti passasse davanti in un istante… Lo sguardo del carnefice è feroce ma nasconde dentro di sé una rabbia e una solitudine che solo chi è stato privato della cosa più importante della propria vita può intendere… La natura si riprende quello che qualcuno ha sottratto in una dinamica mostruosamente imprevedibile…”.
(di Alessandro Gulizia - del 2009-03-25) articolo visto 1926 volte
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