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EOLICO: SI, MA SE FATTO CON CRITERIO!

sotto accusa lo sviluppo selvaggio dell’eolico ritenuto l’ultima delle speculazioni territoriali

Prendiamo spunto, per scrivere un nuovo articolo sul questa forma di energia alternativa, dalle vicende contorte riguardanti l’impianto eolico Poggi Alti di Scansano (Grosseto). Ne avevamo appena accennato nel articolo del 13/05/2009 prendendolo come esempio di caso molto discusso e oggetto di dibattito anche tra le stesse associazioni ambientaliste.
Sotto accusa ultimamente è la scarsa produzione dell’impianto che ha messo in rete solo 21,418 GWh (nel 2007 ) rispetto agli oltre 40 GWh stimati dai progettisti. Per risolvere il problema Poggi Alti s.r.l. sta sostituendo le 30 vecchie pale con altrettante nuove in grado di “…potenziare e migliorare la produzione di energia elettrica…”(La Nazione 18/8).
Un progetto nato sotto una cattiva stella? Già prima della sua messa in opera, la pianificazione sollevò parecchie polemiche, iniziando con un ricorso al TAR e Consiglio di Stato per la realizzazione, senza valutazione di impatto ambientale, di fronte al castello medievale di Montepò.
L’entrata in esercizio si realizzò il 20/03/2007 con più di tre mesi di ritardo e nello stesso anno si ebbe una scarsissima produzione di energia. L’11/11/2008 l’esercizio dell’impianto venne sospeso cautelativamente per decreto regionale (dopo la sentenza del Consiglio di Stato) in seguito alla rottura di una delle pale a causa di un fulmine. Ancora oggi i problemi non finiscono. Infatti, nonostante l’autorizzazione regionale del 05/02/2009 in sanatoria, come abbiamo detto in precedenza, si stanno sostituendo le pale per incrementare la produttività elettrica.
Non vogliamo creare polemiche o schierarci con qualcuno. Chi diceva dall’inizio che quel sito non era il più adatto per un impianto eolico vista la scarsa ventosità, ora potrà rivendicare le proprie ragioni, d’altro canto chi continua a essere favorevole al parco eolico di Scansano può sperare che le nuove pale spazzino via anche i problemi. Non vogliamo, però, neanche metterci due fette di prosciutto sugli occhi per non guardare e per non cercare di capire come vengono prese certe decisioni soprattutto se i frutti di queste vengono pagati con i soldi dei contribuenti. Ed è per questo che vorremmo chiarire le fasi iniziali di un progetto che prevede la realizzazione di un impianto eolico.
INDIVIDUAZIONE DEL SITO POTENZIALE E PARAMETRI NECESSARI - I siti utilizzabili possono essere aree: naturali, agricole e industriali. I parametri di base dovrebbero essere quelli di luoghi in cui il regime anemometrico presenti una costanza di venti e di direzione che garantisca una valida efficienza degli impianti. Da questi siti vocati vanno esclusi: tutti quelli che insistono su aree con vincoli territoriali di vario genere (parchi, riserve, siti archeologici/storici, paesaggistici, geologici, etc.) e tutti quelli in prossimità di abitati e di strade principali.
Per le S.S. la distanza minima è di 300 m, per le altre si evita sotto i 150 m; per le abitazioni alcune Regioni hanno definito delle regole: almeno 500 m (non sempre rispettati!).
Un altro parametro che preclude la costruzione di un impianto eolico è la distanza eccessiva da linee elettriche di alta tensione, che costringerebbe alla costruzione di lunghi e costosi elettrodotti. Infine, non vengono prese in considerazione aree impenetrabili all'accesso, poiché necessiterebbero opere infrastrutturali estese ed onerose. Una valutazione di impatto ambientale non è obbligatoria per legge, e solo in rari casi le Regioni decidono di imporla. E' obbligatorio solo lo Studio di Impatto Ambientale.
STIMA DEL POTENZIALE EOLICO E CAMPAGNA ANEMOMETRICA - Individuato il sito potenziale, l’attività tecnica prosegue con la valutazione del potenziale eolico e la raccolta dei dati anemometrici dell’area. I dati teorici del potenziale eolico sono disponibili nelle mappe dell'Atlante eolico interattivo CESI (https://atlanteeolico.cesiricerca.it/viewer.htm) che consente anche la progettazione dell'impianto e la valutazione delle rese in base ai parametri tecnici di costruzione (altezza, distanza tra le torri, potenza, diametro delle pale, etc). Si tratta di mappe, elaborate con un modello matematico e successivamente messe a punto con la collaborazione dell'Università di Genova, che hanno una precisione elevata.
Si può affermare che: laddove queste mappe indichino valori inferiori alle 2000 ore di vento teoriche all’anno, sarebbe onesto non ipotizzare un impianto eolico. E’ importante ricordare che fattori determinanti durante questi studi di fattibilità sono anche: la direzione e la costanza dei venti. Per assurdo, un sito poco ventoso, ma con direzione e costanza per molti giorni l'anno è potenzialmente più produttivo di uno con velocità maggiori, ma a raffiche e da direzioni varie.
Per i dati reali del regime anemometrico di un sito in genere si dovrebbe effettuare una "campagna" di rilevazione di almeno 2 anni, per evitare annate spurie, in ambo i sensi, tramite 1 o più anemometri posti nel sito ipotizzato con strumento rilevatore all'altezza di 50 o 75 m. Il condizionale deriva dalla constatazione, purtroppo ricorrente in vari progetti, che le misure sono relative solo ad un anno (talvolta anche solo 6 mesi) e combinate con le serie storiche di stazioni metereologiche più vicine (in alcuni casi del tutto incongrue come tipologia di giacitura: costa vs interno, pianura vs collina, etc,).
VALUTAZIONE DI PRODUCIBILITA’ DELL’IMPIANTO - E’ la fase successiva la raccolta e l’elaborazione dei valori anemometrici. Per comodità di valutazioni e confronti i dati (velocità, persistenza e direzione del vento) vengono elaborati tra loro per fornire le ore equivalenti di producibilità. Il discriminante, in base a considerazioni di carattere economico (investimento iniziale, tempi di ammortamento, incidenza dei prestiti bancari, etc.), è generalmente 2000 ore di produzione equivalente (ossia l'integrale della sommatoria delle produzioni a vari regimi di velocità). Praticamente come se l'impianto lavorasse sempre al regime massimo per ogni singolo generatore.
In Europa è accettato che un impianto sia economicamente sostenibile qualora la stima di produzione superi le 2000 ore, secondo il calcolo indicato. Ciò è anche una condizione per le banche che forniscono i prestiti, per gli eventuali finanziamenti dalla UE, ma anche per la concessione dei certificati verdi.
SCELTA DELLE MACCHINE E STESURA DEL LAYOUT - La produzione di un impianto è l’aspetto più complesso e non può trascurare fattori essenziali quali:
- Altezza delle torri. Maggiore è l'altezza, maggiore è la produzione raggiungibile poiché il suolo riduce il vento;
- Rugosità del suolo. Ossia la presenza di ostacoli che riducono la produzione negli strati inferiori. Ad esempio il bosco, ma anche scogli rocciosi, costruzioni, etc.;
- Diametro dei rotori. Pale più lunghe intercettano una superficie maggiore ed un maggiore volume di aria;
- Potenza installata. E’ la somma dei dati di potenza dei singoli generatori;
- Profilo delle pale. Alcune pale sono più adatte a venti deboli, altre a venti sostenuti;
- Layout. Ossia il posizionamento delle torri nell’area;
Questa ultima scelta risulta sempre difficile e determinante. A volte semplice ed obbligata: tipico è il crinale con vento pressoché ortogonale e torri in fila indiana sul ciglio. Altre volte optata come compromesso: su differenti file parallele o a quinquonce in siti pianeggianti. Oppure decisamente casuale o condizionata da vincoli (terreni, proprietà, strade, etc). Va sottolineato che un valido layout è essenziale per una buona producibilità. Ad esempio impianti realizzati, a cavallo di un rilievo collinare, funzioneranno spesso solo a metà e viceversa per vento opposto (una metà risulta coperta rispetto al vento, salvo vento parallelo al profilo collinare).
Altro aspetto non meno critico è la distanza tra le torri. L'interferenza sul flusso del vento è notevole, ancor più per grandi pale. Una regola empirica, ma riscontrata da studi sui flussi, vuole che le torri siano ubicate a non meno di 5 volte il diametro delle pale. Per le pale di 45m attualmente montate su generatori da 2MW, la distanza minima tra le torri deve essere di 450m. Qualsiasi compromesso ridurrà la produzione.
IN BASE A COSA SI STABILISCE IL NUMERO DI TORRI EOLICHE? - Verrebbe da dire: in base a quanto capitale si vuole investire! Tuttavia non dipende solo da ciò, ma da una valutazione considerando: l'area disponibile, il layout ottimale, la portata delle linee elettriche a cui ci si allaccia, le caratteristiche anemologiche del sito, e, non ultimi, anche i finanziamenti a fondo perduto che si riescono ad ottenere.
CHI PROPONE LE VALUTAZIONI? - Le valutazioni sui siti, e progetti relativi, nascono sempre da iniziative private di società che spaziano da s.r.l. sino a multinazionali del settore energetico. Da parte degli enti locali sono rarissimi i casi (alcuni Comuni) in cui è stato deciso e commissionato un impianto eolico con partecipazione pubblica ed azionariato diffuso tra gli abitanti. In questi casi è frequente una convenzione con cui i residenti pagano l'energia elettrica al solo costo di produzione; in tutti gli altri casi non esistono agevolazioni del genere.
CONCLUSIONI - Quindi abbiamo visto come sia fondamentale, per la determinazione di un impianto eolico, la raccolta dei dati anemometrici del sito. Un aspetto paradossalmente curioso, che riguarda queste misurazioni, è che in alcuni casi gli anemometri sono di proprietà della Regione e concessi per l’uso alle imprese che intendono realizzare gli impianti senza, però, che vengano fatti controlli sulle letture dall’ente pubblico. Qualche dubbio sulla veridicità di alcuni dati può sempre sorgere, soprattutto se chi li rileva è direttamente interessato affinché il progetto vada a buon fine!!! In tal caso, si spiegherebbero i casi di limitata produttività elettrica, dovuta alla carenza di vento, concernenti alcuni impianti eolici sparsi per l’Italia.
Ricordiamo, inoltre, che le Regioni possono fornire contributi pubblici (finanziamenti a fondo perso) che riducono notevolmente il costo dell’investimento iniziale e di conseguenza il periodo di ammortamento, non dimenticando, poi, che il gestore dell'impianto riscuoterà i Certificati Verdi (incentivi sull'elettricità prodotta). Ma questo dei vantaggi economici, che può giustificare un impianto eolico anche se con una scarsa produttività elettrica, è un aspetto che analizzeremo in un altro articolo. Comunque, non vorremmo che laddove il businnes predomina, le scelte siano più orientate dagli accordi (economici, politici, mafiosi) che dai parametri tecnici reali.
Esempi positivi con eccellenti risultati in Italia ci sono. Basti pensare ad impianti nel sud (Puglia, Calabria, Basilicata) ed in Sardegna dove, stimando il regime anemometrico ottimale, si sono realizzati parchi eolici che hanno una produttività elettrica molto valida. Superano le fatidiche 2000 ore equivalenti di produzione annuale.
L’eolico non è l’unica fonte di energia rinnovabile e non può risolvere tutti i mali del nostro paese. Uno sviluppo selvaggio dell’eolico porterebbe a conseguenze controproducenti sia a livello ambientale sia limitando lo sviluppo e la ricerca di altre energie rinnovabili più adeguate a determinate situazioni.
Non permettiamo alla speculazione finanziaria di sporcare le energie pulite.

Si ringrazia il sig. Senuccio del Bene per il suo interesse e la sua preziosa collaborazione
(di Stefano Girasante - del 2009-10-09) articolo visto 7248 volte
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