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STORIA DEL LIBRO NELL’OCCIDENTE

Cosa ha significato la nascita del libro nella storia dell'Occidente europeo

LA SCRITTURA PRIMA DI TUTTO - Vista la definizione di libro:“insieme di fogli che contengono un testo stampato o manoscritto rilegati e provvisti di una copertina”, è quasi scontato che la sua nascita sia connessa all'invenzione della scrittura. Le prime testimonianze di scrittura provengono dal bacino mesopotamico, non esisteva però una grammatica che regolasse i segni, d'altra parte non vi era una effettiva necessità dal momento che non era ancora nata la letteratura e i segni venivano impiegati per lo più per fini commerciali e al limite giuridici (vedasi a riguardo il codice di Hammurabi).
I primi esempi di scrittura alfabetica più o meno regolata si hanno con i Fenici, cui è stato attribuito un sistema di ventidue consonanti, chiamato Byblos. Tali consonanti venivano articolate tra di loro per formare una parola. Bisognerà attendere qualche secolo per poter finalmente parlare di una vera e propria lingua scritta provvista di una grammatica propria e di un sistema alfabetico, sarà infatti il popolo greco ad iniziare, nel X secolo a.C., la stesura del primo alfabeto non senza le dovute difficoltà di riproduzione di alcuni elementi fonici.
Quando la lingua parlata trova la sua espressione anche nello scritto prendono corpo i primi volumina scritti sotto dettatura e disponibili per la lettura, purtroppo vista la fragilità degli stessi e l'alto tasso di analfabetismo erano pochi coloro che potevano fruire dei testi ivi contenuti, non esisteva la stampa e di conseguenza non c'era né la vendita,né la pubblicazione dei rotoli e la diffusione dei testi era oltremodo circoscritta. Tuttavia con l'ascesa dell'impero romano, grazie all'unità politico-territoriale, le persone iniziano a spostarsi liberamente, i giovani provenienti dalle famiglie più abbienti intraprendono viaggi di studio in Grecia, con loro circolano anche i testi, inizia così la diffusione della cultura e del pensiero occidentale.
INNOVAZIONI E CAMBIAMENTI - Il passaggio dall'oralità alla scrittura determina una serie di cambiamenti, si afferma una nuova espressione della soggettività, l'orizzonte del pensiero riesce ad andare al di là del del semplice luogo comune e della mera saggezza popolare, nascono così la filosofia e la letteratura. La scrittura eterna il pensiero, lo rende oggetto di dibattiti e rivisitazioni, il passaggio dalla tradizione orale a quella scritta sigla soprattutto la nascita del essere pensante. Per queste ragioni nei grandi poemi epici non può essere vista semplicemente una rivisitazione di un evento storico arricchito e stravolto con elementi di carattere mitico e mitologico, bensì un dischiudersi, un'apertura dell'essere. Così l'Iliade e l'Odissea non raccontano soltanto la storia della guerra di Troia e l'avventura di Ulisse, ma rappresentano attraverso il linguaggio un modo di esserCi, che va al di là della semplice trattazione storiografica degli eventi, che finisce con il definire l'identità dell'essere non soltanto e semplicemente uomo, ma dell'essere uomo greco. Viene da sé che non tutti i libri sono uguali che non tutti sono in grado di aprire un mondo agli occhi del lettore, che non basta la semplice lettura per comprendere i significati profondi di un testo, non si nasce lettori, ma lo si diventa e come diceva Hermann Hesse "Imparare a leggere, nel più alto senso della parola, non si potrà mai sui giornali e nemmeno su quel che ci capita in mano della letteratura contemporanea, ma solo sui capolavori. I quali, a volte, hanno un sapore meno dolce e meno piccante delle letture di moda.
Vogliono essere presi sul serio, vogliono essere conquistati... se vogliamo che i capolavori dimostrino a noi quello che valgono, tocca a noi dimostrare loro ciò che valiamo".

LA CRISTIANITA’ - Un posto a sé occupa il cristianesimo, l'ascesa della nuova religione porta con sé non soltanto l'affermazione di nuovi valori, ma anche la necessità di diffondere il Verbo. La diffusione della parola di Dio non sarebbe mai potuta avvenire in maniera uniforme e universalmente valida in un mondo dove i testi erano scritti in latino o in greco, dove la lingua parlata era distante da quella scritta, dove nonostante l'affermazione dei primi codici la diffusione dei testi restava ugualmente limitata. Leggere la Bibbia appariva praticamente impossibile. Eppure dopo il concilio di Tuors dell'813 il problema della lingua viene risolto con la predicazione in lingua volgare, non a caso dopo più di seicento anni il primo testo che verrà dato alle stampe sarà proprio la Bibbia, tirata in 180 copie.
L'INVENZIONE DELLA STAMPA - L'invenzione della stampa costituisce una delle più grandi invenzioni dell'umanesimo europeo, la stampa a caratteri mobili è stata inventata da Johann Gutenberg nel 1450, pian piano si è diffusa in tutta Europa. Il passaggio dal manoscritto al libro stampato ha contribuito a diffondere le opere classiche e i testi religiosi, tuttavia il popolo minuto non poteva ancora avere accesso alla cultura.
In ogni modo dove arrivavano i testi si formavano cultura e conoscenza, nuove correnti di pensiero, nuovi dibattiti, nuovi testi di filosofia iniziano a girare per il mondo allora noto, arrivando a costituire una vera e propria minaccia per gli antichi valori, basta pensare che in questi anni nasce il protestantesimo e la reazione della Chiesa arriva prontamente e severamente con la Controriforma, voluta per restaurare l'antico status quorum.
LIBRO, VEICOLO DELLA CONOSCENZA - L'index librorum proibitorum voluto dal Pontefice Paolo IV, apre un nuovo orizzonte del significato del libro, la possibilità di controllare l'informazione e la circolazione delle notizie. Il libero accesso alla cultura rappresenta la minaccia di un'autonomia del giudizio, questo tema resterà costante dall'Umanesimo fino ai giorni nostri, l'abilità dello scrittore di denunciare implicitamente o esplicitamente un qualcosa apre al lettore un nuovo orizzonte di verità. Possono essere presi ad esempio “I Promessi Sposi”, Manzoni non ha semplicemente raccontato la storia d'amore travagliata di Renzo e Lucia, ma ha condannato sotto gli occhi di tutti la dominazione spagnola, la borghesia e l'aristocrazia che tentano di imporsi con minacce e soprusi sull'uomo umile e onesto, ha ricondotto la giustizia, che pare non esistere sulla terra, al suo Unico e Supremo Giudice: Dio.
IL LIBRO NELLA SOCIETA’ MODERNA - Fermo restando che sussiste la possibilità di esprimere liberamente ogni concetto e ogni idea e che ogni giorno vanno in stampa libri che sviscerano i problemi della società moderna, non sono poi molti gli amanti dei libri. L'italiano medio legge poco, per mancanza di tempo, per pigrizia. In un mondo che corre non c'è tempo per fermarsi a riflettere, non c'è tempo per i libri.
“La vita è troppo stressante, il tempo libero è speso in attività ricreative” dichiara la gran parte degli italiani, “Quando torno a casa preferisco guarda la televisione o accendere il pc”.
La televisione e internet, intrattenimento, informazione, una conoscenza acquisita attraverso le immagini e i clik, stanno poco a poco soppiantando i beneamati libri. Ma perché il libro non piace?
Qualcuno ne condanna il costo eccessivo, altri lo definiscono poco pratici, è sicuramente più semplice leggere al computer e magari fare una ricerca mirata che evita di far spendere ore e ore per trovare quella frase, quell'aforisma che ci occorre per una dedica o per altre svariate ragioni. La gran parte delle persone ha smesso di leggere libri dopo aver finito la scuola, altri invece continuano a farlo in maniera sporadica e leggono uno o due libri l'anno scelti tra quelli che hanno suscitato più scalpore.
Gli adolescenti di generazione in generazione seguono la moda, un po' come fecero le donne qualche secolo fa divenendo le più grandi sostenitrici e fruitrici del romanzo.
Agli adolescenti è dedicata la narrativa spicciola che fa leva sui loro desideri, sulle paure e sulle passioni, prendono piede così romanzi e storie d'amore che paradossalmente si vendono più dei grandi classici e che creano nuovi modelli di vita che trovano poi ampia diffusione al cinema.
IL RAPPORTO CINEMA-LIBRO - Un altro fenomeno che incentiva la vendita dei libri è sicuramente il cinema, le grandi potenzialità del cinema di far vivere una storia, di trasmettere un concetto in una manciata di minuti sono a dir poco notevoli e se da un lato il cinema e i film in genere rubano qualche ora alla lettura, è pur vero che stabiliscono un rapporto particolare con l'orizzonte del libro.
Che siano tratti dai libri o che a partire dal film venga scritto un libro poco importa, solitamente la visione dell'uno implica la lettura dell'altro, perciò va al cinema chi vuole vedere tradotto in immagine ciò che ha letto e acquista il libro chi è rimasto ammaliato da un bel film.
Ma niente e nessuno che non sia la vostra volontà potrà mai farvi avvicinare ad un libro perché in fin dei conti, come diceva G. Rodari Il verbo leggere non sopporta l'imperativo.
(di Valeria Gatopoulos - del 2009-12-21) articolo visto 5398 volte
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