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A CACCIA DI CALCIATORI DI TALENTO

Viaggio con Christian Argurio, il capo degli osservatori dell’Udinese, per parlare dei segreti della società friulana e dei talenti italiani

L’Udinese è una delle società più attente ai giovani. Giocatori come De Sanctis, Iaquinta e Muntari sono partiti da qui. Abbiamo contattato il capo osservatori della società friulana Christian Argurio per scoprire un po’ i segreti di questa società e ne abbiamo approfittato per affrontare anche un argomento, quello inerente la guga dei talenti italiani, sempre più d’attualità nel nostro Paese.
Prima di parlare del suo lavoro all'Udinese credo sia giusto che si parli un po' brevemente di lei. Chi è Christian Argurio?
R - La mia carriera è legata a quella del Messina, società in cui ho trascorso 8 anni. Sono stato prima team manager e poi responsabile del settore giovanile. Ho fatto anche il corso da Direttore Sportivo, (tra gli altri miei compagni di corso c’era anche Ciro Ferrara) ottenendo il patentino. Devo molto al Messina, senza la società siciliana non sarei dove sono.
Come è arrivato all'Udinese?
R - Devo ringraziare Sergio Gasparin per questo. Abbiamo lavorato un anno insieme a Messina (2007/2008 ndr) quando lui era Ds. Quando è diventato Dg dell’Udinese quest’anno mi ha chiamato proponendomi l’incarico di capo degli osservatori e io ho accettato entusiasta.
Come si svolge il lavoro di osservazione e scoperta di talenti dell'Udinese?
R - Quello dell’Udinese è un lavoro d’equipe coordinato ai massimi livelli. Credo che l’Udinese possa vantare uno dei migliori parco osservatori d’Europa. Noi abbiamo 15 osservartori che girano controllando sia i calciatori mandati in prestito, sia le nuove promesse, più 3 fissi per l’estero. In più abbiamo unasala video con più di 8000 cassette riguardanti calciatori. Ogni mese ci arrivano segnalazioni su questo o quel giocatore. Noi mandiamo osservatori anche diversi per vedere all’opera il giocatore per avere opinioni differenti, poi se il giocatore è interessante, lo prendiamo in considerazione per un eventuale acquisto.
Ovviamente, gli interessi che hanno i Pozzo in Spagna (tra cui anche una squadra di calcio, il Granada ndr) favoriscono anche i nostri rapporti con il mercato iberico, tanto più che ci permettono di piazzare giocatori in prestito nel Granada per dar loro possibilità di crescere.

L’ultimo giocatore che si è imposto in maglia bianconera è Basta.
R - Basta è un giocatore acquistato già dall’anno scorso dalla Stella Rossa e lasciato in prestito al Lecce lo scorso anno. In Puglia ha giocato poco, però quest’anno, quando è tornato e ha fatto la preparazione con noi, ha dimostrato di poter stare nel gruppo. Ora ha acquisito sempre più sicurezza ed è diventato un giocatore importante. Può giocare sia terzino che a centrocampo: un vero jolly.
Gli ultimi due colpi dell'Udinese sono stati due giovani calciatori africani: Badu e Mensah. Ci parli un po' di loro.
R - Sono due giovani molto interessanti. Badu è un giocatore “alla Asamoah” se mi passa il termine. E’ risultato uno dei migliori dell’ultimo mondiale under20 (vinto proprio dalla squadra africana contro il Brasile ai rigori: l’ultimo tirato proprio da Badu ndr). Non è complementare ad Asamoah, i due possono benissimo giocare insieme.
Mensah è un difensore centrale col fisico da corazziere. Forse è meno pronto di Badu, ma ha doti fisiche e tecniche notevoli. Anche lui farà strada.

Uno dei problemi maggiori del calcio italiano è la fuga di talenti all'estero: qual'è la sua opinione a riguardo?
R - Purtroppo è un problema che va avanti da anni. Per evitare la fuga di talenti servirebbero regole internazionali rigide a riguardo, ma purtroppo al momento non ce n’è traccia. Poi c’è da dire che in Paesi come Inghilterra e Scozia hanno una rete di osservatori molto più sviluppata e strutturatati e hanno maggior attenzione per i giovani. Lì se uno è bravo gioca, indipendentemente dall‘età. In Italia invece c‘è una mentalità diversa, molto più attenta al risultato immediato e quindi non c’è la volontà di puntare sui giovani con il rischio di doverne aspettare la maturazione.
Perchè , secondo lei è così comune che un giocatore italiano vada a giocare in premier e non viceversa?
R - Il fatto è che in Premier ci sono molti meno talenti e quelli che escono fuori vengono subito acquistati da grandi squadre. In Italia invece c’è più ricchezza dal punto di vista qualitativo. Comunque il problema non è solo italiano. Fabregas ad esempio, viene dalla “Cantera” del Barcellona, ma è stato nell’Arsenal. Come lui anche molti calciatori francesi sono stati “rapiti” da società estere. Quindi il problema non è solo italiano, ma più generalizzato.
Perché in Italia si ha poco coraggio nel puntare sui giovani italiani?
R - Questione di mentalità e colpa di un mercato italiano molto dispendioso. Nel nostro Paese basta che un giocatore mostri determinate qualità perché il suo prezzo salga alle stelle. Non esistono parametri definiti. Così una società prima di fare investimenti di 2-3 milioni di euro su un giocatore di 16-18 anni che deve ancora dimostrare tutto, ci pensa dieci volte.

(di Davide Luciani - del 2010-01-20) articolo visto 6711 volte
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