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LA FISIOLOGIA DEL PORTIERE

Fondamentale per il preparatore una conoscenza di base sull’anatomia e fisiologia umana

Il preparatore dei portieri non può esimersi da alcune conoscenze fondamentali riguardo l’anatomia e la fisiologia umana, al fine di programmare al meglio il proprio lavoro e non incorrere in errori, all’apparenza banali, ma che possono andare a danneggiare spesso irreversibilmente le prestazioni dei nostri portieri.
Prima di addentrarci nella metodologia d’allenamento del portiere dobbiamo aprire una doverosa finestra sulla fisiologia; andiamo dapprima a vedere quali sono a grandi linee le strutture implicate nel movimento; successivamente analizzeremo come avviene la contrazione muscolare e i meccanismi energetici che la consentono.
Lo scheletro umano è formato da un insieme di ossa congiunte tra loro da legamenti. Il movimento vero e proprio è dato dall’ azione sinergica di più muscoli, ognuno dei quali adempie a una specifica funzione.
Le ossa, come detto, fungono da sostegno per il nostro corpo, nonché hanno un ruolo importante nella protezione dei tessuti. Grazie alla connessione con i muscoli (sistema muscolo-scheletrico) fungono da leve consentendo così il movimento. Importantissime sono pure le articolazioni, ossia un efficace sistema di connessione tra due segmenti ossei.
Quindi, i muscoli costituiscono il vero e proprio motore del corpo umano.
L’ organismo umano possiede 3 tipi di muscoli:
- MUSCOLO CARDIACO, striato, lo troviamo solo nel cuore.
- MUSCOLO LISCIO, lo troviamo principalmente negli organi cavi (vescica, stomaco, vasi). E’ detto liscio perché al microscopio ottico, non presenta “bande” che invece hanno i muscoli “striati”.
- MUSCOLO SCHELETRICO, muscoli striati inseriti sulle ossa e deputati al controllo dei movimenti. Si contraggono solo in risposta a stimoli provenienti dai motoneuroni.
Per il nostro portiere, ovviamente, prenderemo in considerazione solo quest’ultimo gruppo muscolare.
I muscoli scheletrici rappresentano all’incirca il 40% del peso corporeo e, come detto, sono responsabili della postura e del movimento.
COME AVVIENE LA CONTRAZIONE MUSCOLARE? - Il muscolo scheletrico è un insieme di fibre muscolari. Ogni fibra ha la propria struttura contrattile denominata “miofibrilla”. In questa miofibrilla troviamo due strutture proteiche: actina e miosina, proteine contrattili responsabili della contrazione muscolare vera e propria; in più vi sono altre due proteine: Tropomiosina e troponina, dette “regolatrici”.
L’ actina forma i filamenti sottili (visibili al microscopio ottico) mentre la miosina forma quelli spessi. Per avere una contrazione e quindi generare tensione, si richiede energia dall’ ATP.

FUNZIONE DELL’ ATP - Esso, nel ciclo contrattile, agisce sulla testa della miosina, staccandola dall’actina. Successivamente, importantissima è l’azione dello ione Calcio (CA, rilasciato dal reticolo sarcoplasmatico); esso si lega reversibilmente alla troponina, la quale è connessa alla tropomiosina. Questo legame fa spostare quest’ ultima, facendo ruotare la testa della miosina e spingendo il filamento di actina verso il centro, generando così la contrazione.
Le nostre fibre muscolari sono divise in due grandi gruppi:
- FIBRE ROSSE, a lenta contrazione. Rosse, in quanto ricche di mioglobina, pigmento appunto di colore rosso che conferisce alle fibre la caratteristica colorazione e che ha l’ importantissima funzione di “legare” le molecole di ossigeno. Al contrario delle bianche sono fibre utili nel lavoro di resistenza, producendo energia mediante l’aerobiosi ( ossia in presenza di ossigeno).
- FIBRE BIANCHE, a rapida contrazione. Generano contrazioni rapide, potenti accorciamenti, producono energia mediante l’ anaerobiosi (ossia non necessitano della presenza di ossigeno); utilizzate per movimenti brevi ed esplosivi.
Le fibre bianche veloci sono divise a loro volta in due sottocategorie, in base al loro diametro e alla resistenza alla fatica. Avremo cosi fibre:
DI TIPO II A: che esprimono livelli di forza medio alti, innescate dal meccanismo anaerobico lattacido.
DI TIPO II B: che esprimono altissimi livelli di forza ma hanno una resistenza molto scarsa alla fatica. Innescate dal sistema anaerobico alattacido.
Il portiere, normalmente, deve presentare una quantità maggiore di fibre bianche, che lo favoriranno nei movimenti di forza esplosiva, mentre non necessita di un numero considerevole di fibre rosse in quanto non sono previsti picchi di resistenza nel corso di una gara.
IL CONCETTO IMPORTANTE PER IL PREPARATORE QUAL’E’? - Che è difficilissimo trasformare le fibre rosse in fibre bianche, però, al contrario, le bianche si possono trasformare in rosse per via di un allenamento sbagliato, andando a far lavorare il nostro portiere in aerobiosi o sottoponendolo a esercitazioni sub massimali per un periodo di tempo prolungato. Creeremo cosi un danno molto grave al nostro allievo che perderà tantissimo in forza esplosiva (necessaria al suo gesto tecnico), per avere vantaggi (?) in termini di resistenza.
QUAL’E’ IL MECCANISMO ENERGETICO PIU’ UTILIZZATO DAL PORTIERE? - Una delle conoscenze fondamentali che deve acquisire il preparatore è di tipo biochimico andando a conoscere i 3 meccanismi energetici e soprattutto quello utilizzato dal portiere ossia:
IL MECCANISMO ANAEROBICO ALATTACIDO - In questo sistema le tensioni muscolari sono altissime. Come si ricava dal nome, questo meccanismo non necessita della presenza di ossigeno e dipende in gran parte dagli accumulatori di creatinfosfato.
In questo meccanismo l’ ATP (adenosintrifosfato…tre molecole di fosfato legate all’ adenosina), perde un fosfato (P) trasformandosi così in ADP, con la reazione chimica mediata dall’ enzima ATPasi.
Subito dopo si riformerà l’ ATP in quanto riceverà la terza molecola di P dalla fosfocreatina (CP). Quest’ ultima è presente in quantità molto limitata nell’ organismo e per questo motivo la massima tensione muscolare può essere protratta per un tempo difficilmente superiore ai 10 secondi.
Le esercitazioni che verranno proposte ai portieri devono ricalcare quanto più possibile questa durata. Tutti i gesti tecnici dell’estremo difensore in partita non superano mai gli 8-10 secondi e i movimenti sono prevalentemente esplosivi. Le fibre muscolari coinvolte, come detto, sono quelle bianche di tipo II b e non necessitano di ossigeno.
Accennando brevemente agli altri due meccanismi ( Aerobico e Anaerobico lattacido) possiamo dire che non occorre inserire esercitazioni di durata tale da utilizzare questi sistemi.
Tuttavia, possiamo proporre ogni tanto (specie a inizio stagione) esercitazioni lattacide giusto per una migliore efficienza organica; mentre situazioni di tipo aerobico le possiamo proporre esclusivamente come defaticamento a fine seduta, il tutto chiaramente svolto a ritmo blando (FC al di sotto della soglia aerobica).
(di Paolo Cisternino - del 2010-03-04) articolo visto 9200 volte
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