L'Opinionista Giornale Online - Notizie del giorno in tempo reale
Aggiornato a:
 

INTERVISTA AL GRUPPO ISTANTE NEMESI

primo album “Piccole cellule evolute” per la band di Fabriano

PRESENTAZIONE DEL GRUPPO E LA SCELTA DEL NOME - Il gruppo nasce nel 2007 a Fabriano e dopo due anni di prove alla ricerca del proprio sound distintivo arriva a dar vita al primo album intitolato “Piccole cellule evolute”.
Il rock degli Istante Nemesi è l’espressione scritta e arrangiata di cinque distinte personalità: Pina Potena voce, Damiano Cafiero alla chitarra e tastiere, Domenico Arena alla chitarra ritmica, Silvio Pagliaro al basso e Marco Carnovale alla batteria e percussioni.
Il nome del gruppo evoca l’associazione tra due concetti apparentemente distinti come il tempo e la compensazione in un'unica parola da pronunciare tutta d’un fiato, Istante Nemesi, per dirci appunto che il tempo può compensare se stesso: un attimo, un istante, può arrivare attraverso la musica a caricarsi di eternità o di leggerezza.
DESCRIZIONE DELL'ALBUM “PICCOLE CELLULE EVOLUTE” - L’album “Piccole cellule evolute” vede la luce in uno studio di registrazione a Teramo in una lunga giornata d’inverno del 2009 dopo quasi un anno di prove più o meno assidue ed un paio di live.
Durante le nostre sessioni di prova, tra una sigaretta e l’altra, è arrivata l’idea di registrare un album vero e proprio; di mettere insieme tutti quei riff provati disordinatamente e di associare delle parole scritte su fogli e foglietti prima di addormentarsi o nei momenti di pausa al lavoro. La risposta a questa proposta è stata, all’unisono, “ok, facciamolo”.
L’album è composto da 11 brani attraverso i quali è possibile ascoltare tutta la potenzialità e l’originalità sonora a lungo ricercata. Un “melange” di note e parole proveniente da diverse estrazioni e gusti musicali che attraverso una strana alchimia risulta perfettamente amalgamato.
Il ritmo incalzante del primo pezzo, “Spazi di memoria”, inizia l’ascoltatore a questo viaggio lungo undici tracce. Nelle canzoni successive, “Le Mura”, “Profondità Elettroniche”, “Non Arma”, si delineano alcune esperienze che traslano chi ascolta ad un vissuto pieno di incertezze e quesiti. Il gruppo cerca di dar forma attraverso gli arpeggi della chitarra e le slappate del basso a questa strana condizione che ci accomuna. Tutti immersi in questo tempo senza memoria, pieno di caos e con la lacerante percezione di tutto ciò. Il ritmo scandito dalla batteria si muove attraverso un chiara e decisa dinamica altalenante.
“I pezzi”, ad esempio, attraverso una ritmica invidiabile ci parla di disgregazione e di fuga. Un sound dapprima graffiante che con la sua chitarra distorta si trasforma successivamente in un’armonia sinuosa sulla quale la voce evoca “le immagini fuggire nei mondi colorati”.
La seconda parte si apre con pezzo, tra i più complessi, il quale si snoda tra arpeggi blues, ritmiche jazz e vocalità liriche. “La frase” è il punto di approdo. Il gruppo esplode in un intermezzo distorto e forsennato prima di sfumare su di un sottofondo di accordi jazz per poi riprendere un finale adrenalinico. Avvicinandoci alla fine dell’album incontriamo “Dal tramonto all’alba”, in cui il passo incessante del basso, l’onnipresente chitarra e l’intreccio di due voci ci portano attraverso una notte intera costellata di inquietudini in bilico tra il sonno e la veglia (ascolta la traccia).
Infine le armonie e i ritmi di “Macchia” e “La stanza” ci conducono alla conclusione di questo viaggio introspettivo ma al tempo stesso evocativo e universale.
Il brano che dà il nome al gruppo è una presenza importante, una ballata acustica per compensare (Nemesi) questo tempo (Istante) che non ha memoria di sé.
Se c’è, qual è il filo conduttore che lega le canzoni di “Piccole cellule evolute”?
R - In effetti c’è un filo conduttore, un leitmotiv, che lega tutte le tracce. Si tratta di un filo conduttore che ha agito dietro le quinte e non si scorge facilmente. Si cela appunto dietro il titolo che riprende un verso della quarta traccia “Non-Arma”. L’intero album è un percorso introspettivo, popolato da strani personaggi e inquietanti paesaggi, verso la consapevolezza di essere solamente “piccole cellule evolute”.
A quale piatto paragonereste il vostro album?
R - Noi cinque proveniamo da 3 regioni diverse perciò lo paragoniamo a 3 piatti diversi: melanzane ripiene (Puglia), pasta con la ‘nduja (Calabria), scrippelle ‘mbusse (Abruzzo).
Come è stato partecipare ad una manifestazione come quella delle finali regionali nelle Marche del Rock Targato Italia Tour?
R - Durante un ordinario pomeriggio di marzo in cui imperversava la “solita” tormenta di neve arriva a Silvio la telefonata di convocazione per la finale regionale di Rock Targato Italia. In un attimo la voce si sparge all’interno del gruppo, mettiamo per un po’ tutto da parte e lasciamo che una strana eccitazione si svincoli in tutti noi.
Ricordando i giorni prima del concerto ci vengono in mente le strade bloccate per neve, le sale prova inaccessibili e noi che ci inerpichiamo in montagna verso una sala che ci ha permesso di suonare, praticamente in compagnia dei lupi, fino all’una di notte.
La serata a Senigallia è stata piena di emozioni. Un palco e un pubblico conosciuto e sconosciuto ci hanno permesso di tirar fuori il meglio di noi e il contatto con gli altri gruppi è stata una bella esperienza. A fine serata tutti oramai un po’ “andati” abbiamo continuato a chiacchierare, a riguardare la ripresa video e a ripercorrere tutti i momenti fino a notte inoltrata per poi andare a dormire soddisfatti per il traguardo raggiunto.
A quali gruppi (o cantanti) vi ispirate?
R - Più che ispirarci le nostre composizioni sono influenzate dai Joy Division, The Cure, Afterhours, Radiohead, Pixies e numerosi altri.
Di quale gruppo (o cantante) vi piacerebbe aprire il concerto?
R - Sicuramente ci piacerebbe aprire il concerto dei Cure.
Qual è il posto dove vi piacerebbe suonare?
R - Ci piacerebbe suonare in una importante rassegna estiva oppure in una grande struttura per capire bene fin dove spingere le nostre capacità.
Il Festival di Sanremo ha suscitato molte polemiche, che pensate della musica italiana?Ci sono gruppi o cantanti italiani (o principi) che vi piace ascoltare?
R - Innanzitutto vorremo definire bene che la musica italiana non è fatta solo del Festival di Sanremo, basti pensare agli Afterhours, Subsonica, Marlene Kuntz, Teatro degli Orrori, Massimo Volume i quali hanno costruito la loro carriera completamente al di fuori da questo circuito. Comunque crediamo che la musica italiana abbia un bel po’ da raccontare e dia un contributo importante alla musica in generale.
Le polemiche sul Festival non ci interessano. Pensiamo invece a ciò che di buono è venuto come ad esempio il gruppo ‘La fame di Camilla’.
Secondo voi in Italia siamo abituati ad ascoltare (in televisione e alla radio)solo un genere di musica?
R - Pensiamo proprio di no. Forse in radio e in tv la maggior parte della musica che passa è un po’ sempre la stessa ma per fortuna c’è molta gente che ricerca musica anche da altre fonti, prima tra tutte la rete Internet.
Avete un blog, siete su Facebook, quanto è diventata importante la rete per i nuovi gruppi?
R - Per sfruttare al meglio le potenzialità della rete abbiamo un blog, una fan page su Facebook, uno spazio su MySpace e uno su Wiple. La rete è una importantissima occasione per farci conoscere in assoluta libertà. I risultati della nostra promozione sono incoraggianti, a giudicare dagli ascolti che si sono moltiplicati in breve tempo.
Il 21 giugno di ogni anno in Francia si celebra la “Festa della Musica”. Chiunque può scendere per strada e cantare, suonare, fare musica. Come vedreste una manifestazione del genere in Italia?
R - Sarebbe un’importante novità e soprattutto un evento divertente. Se un giorno arriverà in Italia saremo pronti a partecipare.
Il prossimo appuntamento?
R - Al momento la stesura del secondo album ci vede molto impegnati. Abbiamo in previsione serate estive. Siamo in attesa di definire le date al più presto, ve ne daremo comunicazione attraverso i nostri spazi in rete.
La musica è fatta per essere ascoltata quindi gustiamoci uno degli 11 brani di “Piccole cellule evolute”.
(di Stefano Girasante - del 2010-05-15) articolo visto 2948 volte
sponsor