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TRAGHETTATORE DI UOMINI, DI ANIME E PASSIONI

la storia rimanda ad un solo soggetto, pur di fantasia ...

Se qualcuno chiede ad un adulto, considerando “adulto”, coloro i quali iniziano ad avere rughe nel contorno degli occhi, che mestiere volessero fare “oggi”, difficilmente sentireste dire “il traghettatore di uomini, di anime e di passioni”.
Già, perché di marinai, capitani di vascello e cose simili, ne è pieno il mondo moderno come antico, ma di speciali traghettatori, la storia rimanda ad un solo soggetto, pur di fantasia, ovvero Caronte presente nel periglioso viaggio dantesco all’interno del pre-girone infernale.
Già, perché per assurdo, mancava proprio questo al buon vecchio Caronte: trapassavano anime impure a tal punto, da non aver passioni (stiamo pur sempre parlando degli ignavi, esseri fra i più inetti della terra, cosa di cui la terra italica, per retaggio storico, è piena zeppa, brulicante e sempre prosperamente incinta).
Già, perché alle anime immonde mancava il corpo e, a completamento, quasi come se avessero imparato la lezione non appena visto l’inferno, mancavano anche delle loro passioni di cui, forse, erano pur sempre dotati in vita.
E allora, mi sono detto, perché, in questo mondo moderno, nessuno parla di questo mestiere?
In cosa potrebbe mai consistere un’attività di questo genere! Nulla di semplice, probabilmente. E perché mai non debba esser semplice lo testimoniano i mille e mille vizi e difetti dell’uomo.
Increscioso servilismo, nepotismo, sadismo, nepotismo, fino a riempire una dozzina di pagine solo di “ismi” degni di ogni tempo e cultura. Perché la cultura occidentale, di “ismi”, ne è deliziosamente infarcita. Il bello è che nel suo implodere di fronte alla crescente vecchiaia mentale primariamente che fisica, l’uomo arrischia maggiormente di esser un’anima spuria, sempre più incapace di discriminare, perché accetta, in modo incondizionato, quello che decenni or sono, qualche lungimirante già paventava: una tirannia consensuale, basata su falsi bisogni e false necessità. Il prezzo da pagare per questa falsa “pax” sociale? La propria libertà di pensiero, di azione e, soprattutto, di manovra.
Non parlo di occupare libertà altrui, parlo più semplicemente, di perdere la propria di libertà, lasciandosi imbrigliare in una rete governata da pochi, rendendoci schiavi!
E allora che compito potrebbe mai avere questo fantomatico traghettatore vivo e vegeto?
Risvegliare l’uomo ricordandogli che è vivo, e che la parola “vivo” non significa sbuffare ossigeno dai polmoni e battiti di sangue dentro le arterie. No, signori! Nulla di tutto ciò.
Questa è solo una vita-fisica, quindi parziale. Il traghettatore prenderebbe l’individuo e, scuotendo alcuni cruciali punti del corpo (come da manuale cinese sull’agopuntura), infonderebbe, in particolare, passioni, pulsioni, dubbi, capacità di reazione, ottimismo e buona volontà nel trasformare problemi in opportunità e, dulcis in fundo, la libertà perduta.
Vista secondo questa ottica, potrebbe identificarsi in qualcosa di semi-malvagio, poiché oggidì, gli uomini, sono caduti in questa trappola ben congeniata da alcuni astuti avventori, proprio perché la maggior parte degli individui, sono stufi di dover soffrire e trovarsi di fronte a dubbi e problemi quotidiani.
Discernere di quali dubbi si stia parlando, diventa di fondamentale importanza per comprendere il ruolo benefico in questa figura in mezzo a questa decadente civiltà occidentale.
Di fronte ad una innovazione, l’uomo, in pieno spirito di conservazione, tende a rigettarla; ciò è implicato, spesso, dall’ignoranza, ovvero dall’ignorare tale idea. In un mondo ideale, conseguenza logica sarebbe documentarsi e suffragare, o meno, tale cambiamento. Cosa che, per pigrizia o paura, non sempre accade. Ecco dunque che, il traghettatore, quotidianamente insufflerebbe una buona dose di discernimento agli individui, e questi saprebbero con certezza, che ogni giorno, un’idea nuova li porterebbe a documentarsi e, quindi, ad essere necessariamente CURIOSI!
Già! Curiosi di vivere sia nel proprio lavoro, sia nelle amicizie ed anche nel sociale. Questo nuovo Caronte, spronerebbe le menti assopite proprio per evitare che il loro destino sia da “morti viventi”. Anima e corpo, uniti dalla passione per il mondo circostante.
Ecco perché la differenza fra vivere e sopravvivere è sempre tutta un’altra storia.
Dopo aver condiviso il ruolo ed il profilo del “traghettatore”, troveremo mai dei candidati a questo difficile ruolo? Ai posteri l’ardua sentenza.
(di Savonarola - del 2010-10-02) articolo visto 6471 volte
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