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SUOR OLGA PIGNATELLI: "UNA VITA DA MISSIONARIA IN AFRICA"

Il racconto di una vita dedicata agli altri ...

PESCARA - È di Galliano Aterno in provincia dell’Aquila la madre Teresa dell’Abruzzo, si chiama Suor Olga Pignatelli, ha cento anni compiuti lo scorso mese di Marzo ed è attualmente ospite nella congregazione delle suore missionarie Pie della Nigrizia di Pescara. Ha un sorriso che ti arriva dritto al cuore ed ogni ruga disegnata sul suo volto parla di una storia lontana mentre la stretta delle sue mani gracili ti trasmette una forza intoccabile.
Una vita quella di Suor Olga, sempre dedicata agli altri, la sua scelta l’ha portata in giro per ben quarantuno anni nelle missioni nel territorio africano; lì Suor Olga ha lasciato un pezzo del suo cuore e non solo.
Il suo lungo racconto inizia così descrivendoci come è nata la sua vocazione:
La mia vocazione non è venuta tutta in una volta, ma si è svolta piano piano cominciando con un contatto con Dio. Ho vissuto in famiglia ed ho svolto le scuole elementari nel mio paese che si chiama Galliano Aterno, in provincia dell’Aquila; si chiama Aterno perché ci passa il fiume che è un affluente del Pescara.
Negli anni 30’–40' – racconta Suor Olga -, ero una dirigente dell’Azione Cattolica, erano tempi non molto facili; mentre ero in Azione cattolica, venne nel mio paese un sacerdote del Nord, e mi disse: “tu, qui hai tante ragazze perché non lasci il tuo posto ad un’altra e tu vai dove non c’è nessuno, che parli con Dio”; “sinceramente io risposi “ dov’è questo posto”, lui mi rispose “ in Africa”. Ed allora, io risposi noi, abruzzesi non lasciamo la casa perché la nostra famiglia è sacra; e per un po’ di tempo tutto rimase in sospeso.

Suor Olga, con gli occhi sempre lucidi continua il suo discorso:
Nel 1941 mi sono trasferita a Verona in convento, da lì è avvenuta la mia preparazione religiosa e professionale perché mi hanno destinato subito all’insegnamento.Dopo aver preso i “ voti”, da Verona fui trasferita a Roma per la preparazione universitaria dove sono stata cinque anni ed esattamente nel 50’ mi sono laureata in Lettere, con 110. In quel periodo l’Uganda era (sotto il protettorato inglese), quando presentai al governo inglese la mia laurea di 110 fui mandata a Londra per comprendere bene la cultura inglese da trasmettere al paese dove ero destinata ad andare; fino a conoscere la famiglia inglese è come si educavano i figli, perché il governo Inglese voleva che i bambini dell’Uganda crescessero attraverso il modello inglese.
Nel 1951 Suor Olga, partì per la sua prima missione per l’ Uganda, dove rimase per circa venti anni, ed ora ci descrive come fu il suo primo impatto con il continente africano.
Racconta ancora la suora:
Le mie impressioni erano di meraviglia dinanzi al creato, la nostra barca scivolava nel silenzio completo. Prima abbiamo attraversato tutto il Sudan, tra il deserto e il cielo azzurrissimo, che gli Europei non conoscono, lungo il tragitto, incontravamo piccole missioni nostre dove africani e suore ci venivano incontro. Giungemmo in una città chiamata “Ginger”, capitale del Sudan, qui ci vennero a prendere i padri e le suore; consegnammo a loro la posta dell’Europa scambiammo le notizie tra loro per l’Africa.
Ero destinata a Gulu,perché la scuola doveva sorgere lì dove già esisteva una scuola elementare e lentamente nacque anche la scuola superiore che raggiunse 500 alunni. Dopo aver trascorso venti anni in Uganda, la sua missione umanitaria prosegue nell’estremo sud dell’Etiopia nella regione del Sidamo. Dopo l’esperienza dell’Uganda – racconta Suor Olga -, fui trasferita in Etiopia dove ad Addis Abeba, la nostra congregazione ha costruito una Università per i ragazzi dell’Etiopia. La nostra missione, non si svolgeva soltanto verso un popolo ma, verso qualunque altra tribù di africani che potessero andare avanti con i loro studi. Lo scopo della missione è sempre quella di raggiungere tutti i popoli, perché tutti siamo figli di Dio, tutti devono essere membri della Chiesa.
Successivamente, venne dislocata in un altro paese difficile, il Kenia, dove rimase per sedici anni. La vita in Kenia è più caratterizzata dall’intelligenza del popolo keniota. Sono rimasta lì sedici anni; lo scopo principale era quello di formare le ragazze per portarle alla massima elevazione intellettuale e cristiana.
Oggi, il Kenia ha donne capaci di portare grandi istituzioni organizzative come aziende industriali e agricole. Dopo aver trascorso ben quarantuno anni girovagando per le varie missioni per problemi familiari, Suor Olga fece ritorno in Italia. Nel 1990 ricevette l’incarico dall’arcivescovo Cuccarese di organizzare la mensa dei poveri.

Suor Olga, come nacque l’idea della Caritas?
R - Era il tempo della guerra nella ex Jugoslavia, ed ogni giorno arrivavano profughi gente bisognosa di aiuto; qui nacque l’esigenza di creare la mensa della Caritas, incarico che mi venne affidato dall’ex arcivescovo Cuccarese, con la collaborazione di noi suore.
Attualmente, la mensa della “ Caritas”, oltre a fornire un pasto caldo ai più deboli e meno fortunati svolge anche una funzione di integrazione sociale e di convivenza civile?
R - Si, dall’inizio è nato il desiderio dell’unificazione dei popoli – afferma la suora -, ed elevarli civilmente, culturalmente, moralmente e religiosamente perché le mense servono a radunare i popoli ed unificarli nell’amicizia.
Rientrata in Italia, Suor Olga entrò a far parte del comitato dei saggi,( rappresentato da un gruppo di personalità di spicco della città di Pescara, che decidono ogni anno a chi assegnare i premi e le onorificenze del Ciattè d’oro), che avviene in occasione della festa del santo patrono, San Cetteo che ricorre il 10 ottobre.
Lei, in questa vicenda terrena di cosa si sente innamorata?
R - Non ho mai avuto tempo di pensare a queste cose, io mi sono sempre sentita nata per aiutare i popoli del mondo e mi sono sempre sentita legata a Dio”.
Suor Olga, tornando indietro nel tempo lei, si sente soddisfatta della sua vita?
R - La mia vita è passata nella pienezza, nell’amore di tutti i popoli, ho pensato che Dio ci ha creati per essere suoi, per appartenere a lui; considerando la creazione come una bellezza, per il godimento dei figli di Dio. Ho sempre pensato, - conclude Suor Olga -, che siamo una grande famiglia da far crescere nell’amore giorno dopo giorno con l’aiuto di Dio, è per la lode di Dio che ci ha creati.
Con questo messaggio di speranza termina qui il racconto di Suor Olga, una minuscola suora dal cuore d’oro, che ha dedicato la sua vita sempre ad aiutare i deboli volando fino ad arrivare nel continente africano; ancora oggi, la mensa della CARITAS (gestita dai laici), offre assistenza e supporto ai più deboli e sfortunati che sono sicuri di trovare almeno lì ogni giorno, una porta sempre aperta; mentre Suor Olga, nonostante la sua età è lì nella congregazione delle suore comboniane pronta ad accogliere chiunque la vada a trovare con il suo sguardo, azzurro come i cieli d’Africa, e con la speranza del domani.
(di Rita Consorte - del 2011-12-25) articolo visto 5931 volte
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