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KLIMT, LE DONNE E LA NASCITA DEL MODERNISMO A VIENNA

Vienna celebra il suo 150° anniversario dalla nascita con la presentazione di diverse mostre

Il 2012 festeggia il 150° anniversario della nascita di Gustav Klimt, il genio dell'Art Nouveau o Stile Liberty per eccellenza. Vienna lo celebra attraverso la presentazione di diverse mostre nelle quali sono esposte circa 800 opere del pittore.
A dare il via a questa fantasmagoria di mostre è il Belvedere che nell’ottobre 2011 ha proposto un’esposizione dedicata alla cooperazione tra Gustav Klimt e l’architetto Josef Hoffmann. Seguiranno mostre al Kunsthistorisches Museum (dedicate ai dipinti di Klimt sopra le arcate e tra le colonne), al Museo Leopold (sui viaggi di Klimt), all’Albertina ed al Wien Museum (ambedue consacrate ai disegni), al Museo austriaco del Teatro (incentrata sulla tela di Klimt “Nuda Veritas”), al Künstlerhaus, di cui Klimt fece parte fino al 1897, ed al Museo austriaco del Folclore (fa parte della sua raccolta il lascito dei campioni di stoffe della compagna di Klimt Emilie Flöge). Fino all’autunno 2012 queste rassegne straordinarie invitano ad approfondire la conoscenza dell’opera del geniale pittore.
L'ARTISTA - In piena Bella Epoque, al volgere del XIX secolo, Vienna è la quarta città in Europa con due milioni di abitanti; la grande capitale asburgica si trova a vivere un periodo di grande fioritura culturale senza raffronti dovuta all’estrema tensione tra realtà e illusione, tradizione e modernità in cui vivono artisti e intellettuali.
Da questo singolare laboratorio di idee, scaturisce una potente energia creativa di cui sono testimoni Sigmund Freud, Otto Wagner, Gustav Mahler, Adolf Loos e Gustav Klimt.
Quest'ultimo, capo della Secessione Viennese (associazione di 19 artisti, tra cui pittori e architetti, che si staccano dall'Accademia di Belle Arti per formare un gruppo autonomo), è un artista estremamente colto e sensibile, raffinato fio alla morbosità, consapevole della lenta e ineluttabile decadenza della società del vecchio impero austroungarico, di cui si sente l'interprete, Egli sente profondamente il fascino di questo tramonto epocale; associa l'idea dell’arte e del bello a quella della decadenza, del dissolvimento del tutto.
La borghesia, quale classe sociale dominante, con la sua voglia di sfarzo e la sua morbosa frenesia di divertimento, svolgeva una funzione di catalizzatore di questa fioritura culturale. Da questo "laboratorio" emerge anche l'arte di Klimt e da esso egli trae e crea visioni ricolme di vita e, insieme, sempre consapevoli della morte; è un intrecciarsi di tradizione e innovazione.
Trova ispirazione nell’arte bizantina, splendida e abbagliante, in cui si riflette un analogo processo storico: il declino di un impero teocratico, la sopravvivenza della forma estetica alla morte storica.
EROTISMO E SENSUALITÀ - Ciò che affascina di Klimt è la sensualità del disegno, il moltiplicarsi del colori come in una visione caleidoscopica, la bellezza dell'ornamentazione e, infine, l'intrigante attenzione nel decifrare i segreti racchiusi nelle sue opere; ma ciò che avvince soprattutto è iI soggetto principe dell'artista: la bellezza femminile.
La donna è il suo soggetto esclusivo; egli la ritrae nuda o sfarzosamente agghindata, in movimento, seduta, sdraiata, in estasi.... i suoi disegni sono la quintessenza della voluttà. Mancano tuttavia l’aggressività e la disperazione di Schiele, il cinismo di Picasso, il carattere selvaggio di Toulouse-Lautrec. Il suo erotismo, come quello di Matisse, e più raffinato ed elegante, la sua sensualità testimonia il gusto per l'estetismo decadente che non gli può essere sottratto ne tantomeno proibito, come Loos avrebbe fatto volentieri.
Nella Vergine, dipinto del 1913, Klimt si avvale solo di colori puri e di una stesura caleidoscopica con le sue labirintiche tortuosità. Anche in questa composizione viene raccontata una storia: la ragazza diventa donna, ne vediamo il risveglio dei sensi che la porteranno all’estasi d’amore. I diversi momenti percorrono il medesimo essere che si moltiplica, come in un sogno; le varie pose e sensazioni delle parti separate dei corpi femminili paiono roteare e l’anatomia diviene ornamento e l’ornamento anatomia.
I nuovi ricchi ambiscono al privilegio di possedere un ritratto firmato da Klimt e le belle viennesi sognano di essere rese immortali dalla mano del maestro. I temi dominanti dei ritratti klimtiani rimangono quelli centrati sull'erotismo e sul ciclo dell'esistenza umana; la "famme fatale" si trasforma in un simbolo sessuale ricco solo di charme, reso apparentemente con molta innocenza. Nel Ritratto di Friederike Maria Beer del 1916, come negli altri, vi è un elemento comune: la donna, più che essere in posa, sembra attendere che ci si occupi di lei. Sullo sfondo una parete decorata con motivi giapponesi, non si riesce a valutare fino in fondo il significalo dell'influenza dell'arte orientale sull'impressionismo e sullo Jugendstil, Viene spontaneo il raffronto di queste composizioni con quelle di Monet e Van Gogh.
Onesto è il Klimt che Vienna ama, un Klimt che incanta anche il pubblico più conservatore; in effetti egli sembra riservare ai mecenati il suo stile più adulatorio, ma non appena Klimt si svincola dal lavoro su commissione e può esprimersi con maggiore spontaneità, crea un tipo di donna molto diverso, pericoloso e intuitivo. L’associazione di morte e sensualità, Eros e Thanatos ha affascinato non solo Klimt e Freud ma tutta l'Europa dell'epoca che assisteva fremente allo spettacolo della sanguinaria Clitennestra nell'opera di Richard Strauss.
La Giuditta del 1909 non è l’eroina storica ma un genere di donna contemporanea, come testimonia anche il prezioso collare allora di moda. Con questi dipinti l’artista ha ideato, come afferma Bertha Zuckerkandl, il genere “femme fatale” molto prima che Greta Garbo o Marlene Dietrich lo incarnassero o che venisse coniato il termine “vamp”.
Altera e sprezzante ma al tempo stesso enigmatica, essa ammalia lo spettatore, l’uomo, con il proprio fascino. La bellezza della donna, celebrata con i colori e dorature dell’estetismo, consente a Klimt di ricreare splendore di un paradiso perduto ove la caducità umana può conoscere un istante di felicità assoluta prima di rientrare nell’eterno ciclo della natura.
Vivendo con estrema sensibilità quella situazione tipicamente austriaca, Klimt tocca quasi senza volerlo il punto nevralgico di una situazione ben più vasta, europea: l’arte è il prodotto di una civiltà ormai estinta, nella nuova civiltà industriale non puo’ sopravvivere che come ricordo di se stessa.
La splendida Vienna ci aspetta...”Gustav Klimt 1862-2012: ora o mai più”.
(di Sabina Di Rado - del 2012-02-05) articolo visto 8539 volte
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