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LA STRUTTURA DEL “RISCATTO” DI VINCENZO MONTELLA

Intervista al tecnico del Catania, il suo modo di allenare e di essere un allenatore

CATANIA - Da tecnico dei giovanissimi della Roma a tecnico della prima squadra per le 16 gare del dopo Ranieri. La gavetta di Vincenzo Montella è stata breve ma intensa, come le critiche che lo raggiunsero all'indomani della scelta operata dal Catania di consegnargli le chiavi dello spogliatoio e la direzione tecnica della squadra, abbandonata da Diego Simeone: “Non ha esperienza”, “Non è giusto lo si preferisca a tecnici che hanno iniziato dai campionati minori fino a conquistare la ribalta della serie A”, “Alla Roma allenava solo perché amico dei giocatori. L'unico disposto a metter la faccia in un chiaro clima di autogestione, dove a decidere erano i senatori”, “Il Catania commette un grande errore dovendo badare alla salvezza”; questi i prototipi di commenti profusi da colleghi ed opinionisti.
Come era sua abitudine da calciatore, anche il Montella tecnico ha lasciato che si parlasse, dando le sue risposte in campo. Quindi, dopo aver zittito soloni e detrattori, si è ripresentato davanti ai microfoni per commentare e rispondere a quelle che non erano più critiche preconcette ma curiosità interessate e commenti lusinghieri. Quel che abbiamo cercato di scoprire noi invece, nell'intervista che gentilmente ci ha concesso, è la struttura sulla quale Montella ha fondato il suo “riscatto”, il suo modo di allenare e di essere un allenatore.

Che differenze ci sono tra il lavoro tecnico tattico che sviluppava nel settore giovanile della Roma e quello di oggi?
R - Il lavoro cambia leggermente. Con le giovanili ci si deve concentrare molto più sui fondamentali anche se spesso noto come ci sia bisogno di farli ripassare anche a qualche giocatore di serie A. Ad ogni modo, quando allenavo i giovanissimi della Roma focalizzavo tutto sulla tattica individuale, a quell'età credo bisogni formare il giocatore senza affibbiargli un'identità tattica ben precisa in campo, nel reparto o nel modulo. Bisogna pensare prima all'individuo, poi alla squadra. Viceversa in prima squadra è necessario lavorare sulla tattica collettiva, fermo restando che in assenza di quella individuale non si può che ripartire da quest'ultima.

Adatta gli uomini al sistema di gioco o viceversa?
R - Credo sia importante far giocare i migliori uomini a propria disposizione nei nei ruoli a loro più congeniali. Da qui parto per elaborare il sistema di gioco.

Che percentuale di lavoro dedica alla tattica? La gestisce lei personalmente?“
R - Gestisco tutto io a livello tecnico-tattico, supportato dal mio staff che è composto da un allenatore dei portieri (Marco Onorati), un collaboratore tecnico (Pino Irrera), due preparatori atletici (Emanule Marra e Giacomo Tafuro), un allenatore in seconda (Daniele Russo) che ci dà una grande mano, ed un collaboratore che monta i video delle partite.

Se una società le impedisse di portar con sé il suo staff, come gestirebbe l'evenienza?
R - Ci sono uomini di cui non puoi fare a meno per quel che hai in testa ed intenzione di fare.

Come gestisce il pre-gara? con le classiche riunioni tecniche ed eventualmente in albergo o al campo (spogliatoio) prima di giocare?
R - Tutto quel che si deve preparare tatticamente lo si fa prima del giorno della gara, eccetto quando i tempi sono stretti ed il turno infrasettimanale non impone l'ultima fase tattica il giorno stesso. L'ultima riunione la faccio al campo e tocco principalmente temi agonistici, tralasciando la tattica.

Su che argomenti batte durante l'intervallo delle gare? su situazioni tattiche, disciplinari o altro? quanto tempo dedica?
R - Li lascio bere, sistemarsi. Poi in 6-7 minuti tocchiamo temi tattici e comportamentali. La percentuale dipende dal taglio che si vuol dare al proprio intervento in base all'andazzo della partita, da quel che occorre se caricare o meno la tensione.

Cosa ne pensa dell'operato di Zeman al Pescara? E' stato un tecnico che l'ha sempre stimata come giocatore.
R - I risultati e la storia parlano da soli. Conoscendolo poco, la qualità che emerge rispetto alle altre è la coerenza che per un allenatore penso sia la base.
Note: si ringrazia per le preziosa collaborazione la Redazione di Mondo Catania che ha collaborato alla realizzazione dell'articolo ed intervista
(di Gabriele Aielli - del 2012-02-06) articolo visto 4972 volte
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