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CIAO WHITNEY! WE WILL ALWAYS LOVE YOU …

Trovata morta la grande cantante a soli 48 anni in una stanza d’albergo di Beverly Hills. Se ne va una delle più belle voci della storia della musica

Il mondo della musica piange la perdita di un’artista unica: Whitney Houston se n’è andata all’età di 48 anni, in una stanza d’albergo forse affogata nella vasca da bagno. Qualcuno ha parlato di una morte annunciata, visti i suoi noti problemi di droga, alcool e crisi depressive. Sarà l’autopsia a chiarirne le reali cause.
A noi piace soffermarci soprattutto sull’aspetto artistico di una grande consegnata ormai definitivamente alla leggenda.
Coincidenza vuole che ci abbia lasciato alla vigilia dei Grammy Awards, gli Oscar della musica americana, che aveva vinto per ben sei volte.
Tony Bennett l’ha definita nel giorno della tragica notizia della scomparsa, “La più bella voce che sia mai stato dato sentire”. Virtuosa ed emozionante al tempo stesso, ha toccato i cuori come poche hanno saputo fare, semplicemente unica!
Una carriera fantastica la sua che fino ad un certo punto è stata costellata di soli trionfi: oltre 170 milioni di dischi venduti nel mondo, 30 Billboard Awards e 22 American Awards.
Un talento incredibile ed un viso che colpiva per i suoi meravigliosi lineamenti, nel 1985 esplose con il suo lavoro d’esordio diventando l’icona del pop soul e Rhythm ‘n’Blues anni ‘80 e ’90: in poco tempo arrivò ad essere una delle donne più premiate della musica mondiale. I primi tre album (“Whitney Houston”, “Whitney” e “I’m your baby tonight”) fanno letteralmente il botto.
Rimasto nell’immaginario collettivo il video di “I wanna dance with somebody”, singolo tratto da “Whitney”, in cui a dominare la scena era il magnifico sorriso e l’elegante presenza scenica della Houston. Da ricordare, di quel periodo, anche l’incisione dell’inno delle Olimpiadi 1988 “One moment in time”.
Dalla sua anche il successo nel cinema, centrato al primo colpo: “The Bodyguard” divenne campione d’incassi nel 1992 e la sua colonna sonora un best seller da oltre 45 milioni di copie nel mondo. Celeberrima la sua interpretazione del classico di Dolly Parton “I will always love you”. Vince anche l’Oscar per lo splendido duetto con Mariah Carey “When you believe” tratto dal soundtrack del film d’animazione “Il principe d’Egitto”.
Gli album successivi hanno invece stentato a ripetere i clamorosi numeri dei precedenti ed, inesorabile, negli ultimi dieci anni è arrivato il declino: anche i mass media forse hanno accentuato la progressiva autodistruzione della Houston, dando in pasto alla gente i suoi guai con il marito Bobby Brown e poi la conseguente dipendenza da droga ed alcool.
Pochi i momenti in cui si pensava ad una possibile risalita. Nel 2009 il ritorno sulle scene con un ottimo album, “I look at you”, subito in vetta alle classifiche di mezzo mondo, ed un nuovo tour: fans in trepidazione ed invece, spesso, si è assistito, purtroppo, a concerti non all’altezza della situazione o addirittura interrotti. Un comeback dunque solo parzialmente riuscito.
Il tragico epilogo dei giorni scorsi ha posto fine alla storia di una cantante unica, ma anche di una donna forse troppo fragile e distrutta dagli accadimenti che la vita le ha messo di fronte. Forte il cordoglio del mondo della musica: sono stati tanti infatti i commenti dei colleghi.
Questi i più toccanti. Rihanna “I have nothing, just tears” (“Non ho niente, solo lacrime); Mariah Carey “Sono in lacrime dopo la morte scioccante della mia amica l'incomparabile Whitney Houston"; Barbra Streisand “Aveva tutto: bellezza, e una magnifica voce. E' triste sapere che questi doti non le hanno portato la stessa felicità che hanno portato a noi"; Lenny Kravitz “Whitney riposa in pace, non ci sarà mai più un'altra come te”. Fra gli artisti italiani commovente quello di Laura Pausini “Whitney: il motivo della mia passione, della mia gioia, del mio destino. E' il momento di piangere e cantare per te".
A poche ore dalla sua scomparsa i dischi della grande singer americana sono tornati già in testa alle classifiche, in particolare “The Greatest Hits” è piombato subito in vetta alle charts di iTunes. Sorge spontanea una domanda: ma Whitney doveva morire per ritrovare il successo perduto? Non è il primo e non sarà l’ultimo caso del genere (ricordiamo negli ultimi anni quelli di Michael Jackson e Amy Winehouse), ma la cosa deve indubbiamente far riflettere. Chissà come sarebbero andate le cose se tutto questo affetto nei suoi confronti fosse rimasto intatto nel corso dell’ultimo periodo.
Già immaginiamo che spunteranno “magicamente” canzoni che andranno magari a far parte di un album postumo di prossima pubblicazione, ma il mercato è crudele e segue le sue leggi purtroppo. Ci piace alla fine ricordare la Houston citando un aneddoto legato all’Italia: nel 1987 arrivò al Festival di Sanremo, annunciata come la nuova promessa del pop soul americano. Fu un’esibizione straordinaria: cantò “All at once” ed il pubblico le decretò una standing ovation chiamando a gran voce un bis. Questa è stata l’unica occasione, nella storia del Festival, in cui una cantante ha dovuto concedere un bis.
Ci piace salutarla nella maniera più confidenziale possibile, ringraziandola per le tante emozioni che ci ha regalato: Ciao Whitney!
(di Piero Vittoria - del 2012-02-14) articolo visto 2016 volte
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