LA RETE GAS IN ITALIA
Il quadro generale, la dipendenza dall’estero, i precedenti e scenari futuri
Farsi un caffè una semplice operazione che però implica utilizzare un sevizio complesso la cui materia prima, il gas, arriva da molto lontano. L’Italia si approvvigiona dalla Russia per il 30% , dal Nord Europa per il 17%, dall'Algeria per il 30%, il 10% è coperto dalla produzione il resto è garantito dai due rigassificatori italiani, a La Spezia e al largo di Rovigo, sull'Adriatico, dove arrivano le navi di gas liquido da Algeria e Qatar. Il trasporto del gas in Italia è di competenza quasi esclusiva di Snam Rete Gas, che gestisce una rete di trasporto ad alta pressione lunga 32mila chilometri, che si collega con i distributori locali, generalmente delle aziende municipalizzate che lo offrono in bassa pressione ai singoli utenti.
La distribuzione del gas richiede anche forme di stoccaggio per avere riserva da utilizzare in caso di emergenze. Gli spazi di stoccaggio sono antichi giacimenti sotterranei, esauriti, che si sono creati in milioni di anni, perciò sicuri, in quanto collaudati da millenni. Oggi lo stoccaggio in Italia vale, in volumi, circa 10 miliardi di metri cubi di idrocarburi che possono essere immagazzinati d'estate per essere utilizzati in inverno per esigenze industriali.
PER ESSERE MENO DIPENDENTI DALL’ESTERO - Il ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera lo scorso 31 marzo ad un workshop a Cernobbio ha dichiarato:
"Se sapremo utilizzare risorse italiane, giacimenti di petrolio e di gas non ancora sviluppati, anche questo potra' contribuire" ad evitare che le bollette "crescano ulteriormente".
Ha anche sottolineato che
"dalla liberalizzazione ulteriore del mercato del gas si può pensare" che arrivino delle "riduzioni" delle bollette energetiche.
"É un lavoro sia breve che a medio periodo -ha concluso- ma la bolletta per gli italiani è troppo alta".
Anche perché la produzione annua di gas italiano è crollata dai 20 miliardi di metri cubi del 1996 agli attuali 7,9 proprio perché all’esaurirsi dei vari giacimenti non si è potuto metterne in attività di nuovi. L’estrazione di petrolio, invece, è rimasta stabile intorno ai 5 milioni di barili all’anno, ma sarebbe potuta aumentare.
L’Assomineraria, l’associazione delle imprese del settore, a seguito di queste precisazioni ha dichiarato che le imprese del settore sono pronte ad impegnarsi su un programma ad investire fino a 12 miliardi di euro nei prossimi quattro anni, generando oltre 70 mila posti di lavoro e un risparmio sulla bolletta energetica di oltre 120 miliardi di euro in 20 anni.
I PRECEDENTI:
15-02-2012 Dopo le numeroso proteste dei cittadini è stato bloccato dal consiglio regionale dell’Abruzzo la procedura di autorizzazione al metanodotto della Snam, ossia un gasdotto per metano lungo 700 Km che da Taranto arriva a Bologna.
6-03-2012 Altra chicca. Undici anni di inutile attesa, per questo motivo la British Gas ha abbandonato il progetto di costruzione di un rigassificatore a Brindisi , che ha perso 250 milioni di euro e Brindisi avrà 1.000 posti di lavoro in meno.
I rigassificatori erano stati indicati come uno dei fattori più interessanti e fattibili per sviluppare la concorrenza nel mercato del gas italiano. E invece non solo non se ne riesce a mettere in funzione di nuovi, oltre ai due di La Spezia e Rovigo già attivi, ma per quelli in cantiere la strada per una possibile entrata in esercizio si fa sempre più complicata.
Inoltre il nostro Paese ha una tassazione sul settore fra le più alte al mondo, l’effetto finale è che alcune grandi multinazionali, come Bp ed Exxon, hanno lasciato l’Italia mentre molti progetti non vanno avanti.
La causa di questo modo d’agire e la sindrome NIMBY della quale sono affetti molti amministratori locali, e anche nazionali, incapaci di assumersi le responsabilità nel sostenere la realizzazione di importanti opere pubbliche, perché esse potrebbero poi incidere sul consenso popolare e mettere a rischio una rielezione. Una mancanza di coraggio politico che da anni ormai frustra le prospettive di sviluppo del nostro Paese in ogni ambito economico.
Infine, Annamaria. É il nome di un grande giacimento di metano nel nord dell’Adriatico, che descrive la mentalità, che impedisce qualsiasi innovazione o apertura di nuove strutture produttive o infrastrutture. Questo giacimento interessa sia l’Italia che la Croazia, la nostra è entrata a regime 9 mesi più tardi di quella croata, ed è costata il 26 per cento in più. Fortunatamente quella piattaforma, sta funzionando.
UN FUTURO POSSIBILE - In Italia ci sono decine di progetti di ricerca, estrazione o produzione di idrocarburi per l’Assomineraria, sono 132 quelli bloccati dalla burocrazia e dalla scarsa intesa tra lo Stato centrale e le regioni o dai comitati di cittadini. Questo comportamento indica il forte disinteresse del Paese per un’industria che crea occupazione e riduce la dipendenza energetica dall’estero.
Un Paese che resta il quarto produttore europeo di idrocarburi, con i suoi 770 pozzi e le 120 piattaforme a mare sufficienti a coprire solo il 10 per cento della domanda interna. Con l’apporto dei soli giacimenti noti, ma fermi, si coprirebbe il 18% del fabbisogno nazionali. Con i giacimenti stimati, si calcola che ci siano riserve per 200 miliardi di metri cubi di gas (il 25 per cento dei giacimenti già scoperti) e 1 miliardo di barili di petrolio (il 55 per cento).
(di Carlo Baratta - del 2012-05-04)
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