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CIOCCOLATO: CONSIDERAZIONI ED EFFETTI

Nuovi studi rilevano conseguenze molto negative da “astinenza” in particolare nelle donne

CONSIDERAZIONI SUL CIOCCOLATO - Secondo i botanici, l'albero del cacao cresceva spontaneo già 4000 anni prima di Cristo in America Latina. I primi a coltivarlo furono probabilmente i Maya. Nel 1502 Cristoforo Colombo sbarcò nella terra dell'Honduras dove gli vennero offerti i semi di cacao e la bevanda ricavata da essi. Il sapore della cioccolata a quei tempi non doveva essere particolarmente gradevole per gli europei tanto che Colombo non vi diede alcuna importanza. Solo più tardi fu importato in Spagna, dove i frati, grandi esperti di miscele e infusi, sostituirono il pepe e il peperoncino con zucchero e vaniglia creando una bevanda dolce e gustosa.
Fino al 1700 il cacao era conosciuto solo come bevanda poi si cominciò ad apprezzare questo miracoloso ingrediente anche sotto forma di sostanza solida. Alcuni riconobbero le proprietà uniche del cioccolato dando all'albero del cacao il nome Theobroma, parola greca che significa "cibo degli dei ".
Ma il cioccolato, come tutte le cose che producono piacere, ha incontrato anche temibili nemici, che lo hanno considerato un alimento diabolico quasi come se un ingrediente così gustoso dovesse necessariamente nascondere lati oscuri. Da ciò sono nati miti sugli effetti provocati dal cioccolato: brufoli, dermatosi e acne, herpes, orticaria, carie ed addirittura dipendenza.
Gli scienziati negli anni hanno smontato, una per una, ogni accusa arrivando a conclusioni a volte opposte, come è successo nel caso delle carie. Pare infatti che il cacao senza aggiunta di zuccheri abbia caratteristiche protettive nei confronti di quest’ultime. Nell'analisi dei componenti del cioccolato, particolare interesse desta la Teobromina affine alle sostanze contenute nel caffè (caffeina) e nel tè (teofillina),stimolante del sistema nervoso centrale.
Altra sostanza rilevante è la Fenilatilamina che recenti studi hanno avvalorato nella diminuzione della depressione, da ciò si spiega il bisogno di cioccolato nelle persone tristi …
Il cacao e la cioccolata in particolare, sono tuttavia alimenti da consumare con parsimonia , perché alimenti grassi e ricchi di zucchero. Quindi sia lo sportivo che la persona normale, che segue una dieta bilanciata, dovrebbe limitare l'assunzione del cioccolato per piccoli spuntini una o due volte a settimana o come piccolo extra come "ricompensa" ad un periodo alimentare più rigoroso.
GLI EFFETTI DELL’ASTINENZA DA CIOCCOLATO - A quanto pare l’astinenza da cioccolato può mandare in tilt il cervello delle donne. Questo è ciò che rivela uno studio pubblicato sulla rivista Appetite condotto da Marika Tiggemann che insieme ai suoi collaboratori della Flinders University di Adelaide, Australia, ha dimostrato che l’astinenza dalla cioccolata ha influenze molto negative sulle abilità visuo-spaziali.
Sono state prese in esame 96 studentesse, di età compresa tra i 18 e i 29 anni, divise in due gruppi: al primo gruppo è stato vietato il consumo di cioccolato per 24 ore e poi sono stati effettuati dei test sulle abilità visuo-spaziali in presenza di cioccolato (per accentuare il senso di astinenza), mentre l’altro è stato utilizzato come gruppo di controllo.
Le partecipanti in condizione “craving” (in astinenza da cioccolato) hanno ottenuto risultati molto più negativi ai test sulle abilità visuo-spaziali che svolgono un ruolo importante in moltissimi comportamenti di tutti i giorni, rispetto al gruppo di controllo che non si trovava,cioè,in una condizione di astinenza.
Dai risultati emerge dunque che forti voglie di cioccolato hanno negative implicazioni sui compiti visuo-spaziali, compiti che comprendono ad esempio alcune capacità di memorizzazione visiva, di riconoscimento di forme geometriche, di sintesi verbale, di coordinazione psicomotoria, di adattabilità e di orientamento nello spazio e tante altre ancora, di fatto fondamentali per la vita di tutti i giorni.
Fonte: Tiggemann M, Kempsa E, Parnella J. The selective impact of chocolate craving on visuospatial working memory. Appetite 2010.
(di Dott. ssa Daniela Mosca, Dott.ssa Fabiana Baldassini e Dott. Masimiliano Stocchi - IGEA Centro Promozione Salute - del 2012-06-04) articolo visto 4756 volte
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