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SOGNANDO LA FINALE …

Emozionante viaggio nella capitale della Champion’s League 2012, tra sorrisi e lacrime

MONACO DI BAVIERA - Quando varchi l’ingresso del campo sportivo dell’Allianz Arena di Monaco il respiro è come se si fermasse per un lungo istante. Un'interminabile frazione di tempo che lancia il tuo sguardo verso l’infinito dove finiscono gli spalti ed inizia il cielo…
Un’imponente struttura che pare fatta di porcellana, una perla del patrimonio sportivo europeo se non addirittura mondiale. La sensazione di stupore ed ammirazione è la stessa che si prova di fronte ad un’opera d’arte: che sia scultura, pittura o monumento non importa, quello che conta sono le emozioni suscitate nello spettatore.
IL FASCINO DELLA CITTÀ - Monaco, città moderna, potenza europea dove la crisi sembra andare oltre, dove il mercato è in continuo movimento, tra luci e suoni di una città tanto grande quanto accogliente. Traffico? Molto meno di quello che ci si aspetta grazie ad un efficiente servizio di metropolitana ed ampi spazi per l’utilizzo della bicicletta, tra spaziose piste ad hoc e centri per il noleggio dei mezzi. Un mix tra moderno ed antico quando si varca la piazza di Marienplatz: storici ed imponenti edifici di culto barocchi in un contesto fatto di case, negozi e strutture moderne fino a prototipi urbani di ultima generazione.
Una città al passo con i tempi che non si fa mancare nulla e che si presenta come grande agglomerato di culture e civiltà poliedriche. La popolazione ha partecipato con grande passione all'evento che vedeva la propria squadra come protagonista: store sportivi presi d'assalto, ragazzi e ragazze a sfoggiare la divisa della propria squadra, un tifo “allegro” e talvolta a “tinte goliardiche” nei confronti degli ospiti che da venerdì hanno invaso la città.
RESPECT! - Una mescolanza quasi armoniosa di rosso e blu senza fratture ma nel segno del reciproco rispetto. Quello che un pò tutti noi, tifosi che vogliamo restare al margine della violenza, sogniamo. Incontri e mai scontri tra tifoserie sempre sotto l'attento e delle volte discreto della polizia locale a pattugliare le zone più a rischio soprattutto per la densità di popolazione in poco spazio.
Da sottolineare l'impresa quasi “epica” di recarsi allo stadio con la metropolitana presa da assalto, tra stewart che tentavano di far defluire nel miglior modo possibile il traffico dei tifosi e la voce del coro che saliva di decibel, con l'avvicinarsi della sfida.
Corsa, un pizzico di affanno e la lunga passeggiata di avvicinamento alla struttura sportiva, già “assaporata” il giorno prima ma che di notte si arricchisce di nuovo fascino: dai colori dell'esterno dello stadio alle luci ed i riflessi di bandiere e striscioni. La nostra tribuna quasi come ago della bilancia tra tedeschi ed inglesi...
Breve ma suggestiva apertura con l'ingresso della Coppa e la cerimonia che introduce le due squadre. Imponente spettacolo alla sinistra della tribuna stampa con un “muro” blu fatto di bandiere, sciarpe e bandierine. Circondati dai Blues e sullo sfondo il tifo di casa, di un rosso brillante che scintilla nella gradevole serata primaverile.
LA FINALE - La gara viene giocata a viso aperto ma con gli ospiti che contribuiscono a tenere basso un ritmo mai trascendentale. Qualche fiammata ad animare un caldo pubblico che sogna l'ambito trofeo. Più Bayern che Chelsea soprattutto nella ripresa quando gli uomini di Di Matteo hanno nella mani di Drogba l'arma offensiva con gli altri 10 più attenti a non prendercele. Il finale di tempo è spettacolare con un botta e risposta ravvicinato che fa vacillare i cuori dei più deboli.
Se la rete di Muller sembra aver scacciato l'incubo, suonando coì come una vera e propria liberazione, la risposta dei Blues è memorabile. Prima il pubblico che non demorde anche se sono pochi i minuti che li separa dal triste epilogo quindi è Diedier, dall'alto del suo metro e novanta a salire più alto di tutti ed a incornare sotto l'incrocio dei pali li dove il portiere non riesce ad arrivare.
In pochi minuti si ribaltano umori e pronostici. I tedeschi tremano, hanno paura di mandare una stagione alle ortiche dopo essersi battuti per una stagione su tutti i fronti. Arrivano i supplementari e come per magia la squadra tedesca trova la luce del successo già in avvio con Drogba che quasta volta procura il danno atterrando ingenuamente Ribery ma Robben fallisce il rigore più importante con Cech bravo ad intuire il tiro. Ancora una volta la squadra di Di Matteo ne esce fuori bene. E così senza grossi sussulti si arriva alla “lotteria dei rigori” come metro di valutazione finale. La fortuna sembra ancora una volta essere dalla parte dei rossi che con Lahm e Neur si mantengono in vantaggio perchè Mata fallisce il primo tentativo di trasformazione.
Ma Olic prima e Schweinsteiger poi buttano tutto all'ortiche. Così Lampard prima, Cole poi collezionano il match point per il londinesi che chiudono i conti con il suo eroe (nel bene e nel male): Didier Drogba.
A fine partita come prevedibile c'è chi ha le lacrime agli occhi per la tristezza e chi per la commozione di aver centrato per la prima volta un simile risultato. Emblematico lo sguardo nel vuoto di un giovane tedesco che ripercorre in un instante nella sua mente le fasi della gara. A Monaco fanno festa gli inglesi ma in molti commentano con fair play inglese errori ed orrori commessi dai propri beniamini.
Una gara sportiva e leale, così come fuori dal campo e in città. Una lodevole dimostrazione di come lo sport sia, come chiede la Uefa, il “Respect”, ovvero il rispetto per l'avversario nonostante le diversità di razza, colore della pelle, modi di vivere e pensare, usi e costumi, tradizioni ...
(di Alessandro Gulizia - del 2012-06-04) articolo visto 4893 volte
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