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PAURA DELL’ASCENSORE? TUTTA QUESTIONE DI MISURE!

Una nuova ricerca dimostra il perchè

La claustrofobia è la paura, la fobia, dei luoghi ristretti e chiusi in cui la persona si sente accerchiata e priva di libertà spaziale intorno a sé.
Questa paura può manifestarsi con attacchi di panico, senso di oppressione, nausee, eccessiva sudorazione e sensazioni esagerate come la paura che l’aria possa esaurirsi e morire soffocati o il pensiero che soffitto e pavimento si chiudano.
Una recente ricerca pubblicata su Cognition e coordinata da Stella Lourenco, ha reso noto che la claustrofobia altro non sarebbe che un errore nella valutazione degli spazi vicini, un errore cioè nella misurazione dello spazio vicino rispetto a quello più lontano.
I ricercatori hanno dimostrato che le distanze vengono valutate diversamente da individuo a individuo.
All’interno di spazi ristretti l’unità di misura presa in considerazione da chi soffre di claustrofobia è la lunghezza del proprio braccio, lunghezza ovviamente misurata erroneamente da queste persone.
Questi risultati suggeriscono che una distorsione nella percezione degli spazi vicini possano svolgere un ruolo importante nella eziologia di claustrofobia. I ricercatori americani smentiscono, inoltre, l’opinione comune che questa fobia si sviluppi in seguito ad esperienze traumatiche passate come, ad esempio, l’essere rimasti bloccati in ascensore o in luoghi molto piccoli accidentalmente.
In più, al pari di altri disturbi, la claustrofobia non va sottovalutata in quanto può facilmente creare problemi nella vita di tutti i giorni delle persone che ne soffrono impedendo, ad esempio, la possibilità di andare a vedere un film con la persona amata , di entrare in una cabina telefonica per una telefonata di emergenza, ostacolare il raggiungimento di un luogo a causa della presenza di tunnel o rendere impossibile l’esecuzione di esami importanti come la risonanza magnetica.
Fonte: “Near space and its relation to claustrophobic fear.”Lourenco SF, Longo MR, Pathman T. , Cognition. 2011 Jun;119(3):448-53.
(di IGEA Centro Promozione Salute - del 2012-07-16) articolo visto 2314 volte
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