ROBERTA GAMBARINI DALLE ORIGINI AI SUOI ULTIMI SUCCESSI
Intervista ad una delle protagoniste della 40esima edizione del Pescara Jazz
L’esibizione a Pescara Jazz ha confermato tutto il grande talento di Roberta Gambarini. Il suo è stato un concerto forse un pò difficile, ma molto raffinato e piacevole. La vocalist di origini italiane è stata accompagnata sul palco da quattro straordinari musicisti: Justin Robinson (sax alto, flauto), Sullivan Fortner (pianoforte), Ameen Saleem (contrabbasso) e Quincy Phillips (batteria).
Una tracklist variegata ha esaltato la bravura dei session men e le capacità vocali della Gambarini.
Questa la nostra intervista con la cantante, realizzata al termine della sua esibizione.
Come nasce la passione per il jazz?
R - Tutto ha origine dal fatto che i miei genitori erano appassionati di jazz e quindi già da piccolina ascoltavo i dischi ed andavo ai concerti con loro.
Sin dai suoi esordi ha avuto la possibilità di collaborare con grandi maestri del genere.
R - È vero, tanti nomi importanti. Sono stata fortunata entrando subito a contatto con questi grandi, potendo così avere l’onore di godere della loro amicizia e dei consigli preziosi che mi hanno dato.
Il suo primo disco ha avuto la candidatura ai Grammy Awards, dunque una soddisfazione immensa per un’artista agli inizi.
R - Nessuno se lo aspettava perché Easy to love era autoprodotto. Avevamo avuto all’epoca contatti con le major, ma poi decidemmo di inciderlo in proprio per fare le cose come volevo io, senza interferenze. È andata benissimo.
Un'autorevole testata giornalistica americana l’ha definita l’erede di Ella Fitzgerald: sente una responsabilità del genere?
R - Io mi sento onorata soltanto se il mio nome viene magari messo nella stessa pagina accanto al suo. Fa piacere, per me è un idolo. Non ci voglio pensare neanche, mi sembra surreale come accostamento.
Parliamo del suo ultimo album, So in love
R - Ho avuto un’altra nomination al Grammy con So in love. È uscito quasi due anni e mezzo fa. Negli ultimi tre anni ho viaggiato in tutto il mondo, collezionato impressioni, ascoltato musica, imparato a cantare in altre lingue. Nel prossimo disco ci saranno elementi nuovi, anche in altre lingue. Porterò nella mia musica le esperienze di vita che ho fatto.
L’Italia e Roberta Gambarini: un legame molto forte.
R - La mia famiglia ed i parenti sono qui, perciò ho un legame molto forte. Mi piacerebbe venire un po’ più spesso. Non faccio tanti concerti qui. Mi piacerebbe andare più sul territorio cercando di dare un’ispirazione alle persone perché l’Italia sta attraversando un momento di confusione e difficoltà. L’importanza della cultura è grande, vorrei portare anche speranza ed incoraggiamento, in particolare ai giovani ed a chi mi vede come una che è arrivata, anche se poi non mi ci sento.
Il suo è stato un concerto difficile ma anche molto piacevole: come ha scelto la scaletta da proporre in occasione di Pescara Jazz?
R - Le mie scelte rispecchiano la direzione che sto prendendo: dopo aver esplorato il “Great American Songbook” cioè gli standard, sento che il pubblico è più ricettivo anche alle altre influenze. Prima volevo far passare un messaggio. Ho viaggiato tanto ed ho raccolto tanti nuovi stimoli e sto lavorando, come detto prima, su tanti nuovi elementi da mettere nella mia musica.
Lei ha citato le nostre zone durante il suo concerto: in che maniera è legata all’Abruzzo ed a Pescara in particolare?
R - Poco prima di andare via in America, feci un concerto proprio a Pescara con un trio, suonando Bill Evans. Ho un bel ricordo dell’audience qui. Poi in America ci sono tante persone di origine abruzzese. Mi piace molto questa parte: c’è una certa semplicità legata alla terra.
(di Piero Vittoria - del 2012-07-30)articolo visto 2047 volte
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