Conti pubblici, Brunetta (Forza Italia): “L’Italia non è credibile”

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ROMA – “Complimenti al Ministero dell’Economia e delle finanze e a Pier Carlo Padoan per l’ennesimo risultato prestigioso nel ‘percorso’ di riduzione del debito pubblico (ma ormai siamo completamente persi per strada, altro che percorso!)”. Così su Facebook Renato Brunetta, capogruppo alla Camera per Forza Italia. Qui di seguito la nota integrale.

“Qualche banale e oggettiva considerazione. È vero che:

1. Il Pil è cresciuto ampiamente meno di tutto il resto dell’Eurozona (come ormai di consueto), e questo non è segno di buona salute, anzi è aumentata ancora la distanza dai partner euro. Quindi diventa sempre meno credibile la posizione di un ministro dell’Economia che pretenda di spuntare ulteriori ‘sconti’ sulle correzioni invece dovute secondo il fiscal compact, proprio perché si deteriora sempre più il quadro nazionale a dispetto di quello delle altre economie euro.

2. Peraltro, se il Pil comunque cresce, sarà difficile ottenere uno sconto da Bruxelles sulla correzione da fare con la legge di bilancio. Si può discutere di output gap (che non premia l’Italia proprio perché il contesto dimostra che potremmo fare molto di più), ma certo non si può pretendere di fare meno! Quindi negare la necessità di una correzione (dolorosa) è mentire sapendo di farlo.

3. Se è diminuita la percentuale di debito detenuto da esteri, non è proprio segno di grande appetibilità sui mercati, che anzi hanno alleggerito i portafogli di titoli del debito italiano, non certo casualmente ma perché avvertono crescere il rischio Paese. E questo non depone bene per i rinnovi periodici cui siamo costretti.

Insomma, cosa è peggio? Forse continuare a fare finta di credere a magliari imbroglioni! Se poi la ricetta sta nelle privatizzazioni a un ritmo di 5 miliardi l’anno fino al 2020, considerato quanto fatto finora… roba da apprendisti stregoni … de ‘noantri!

Pesa su tutto l’incapacità di assumere una strategia e darle corpo, magari sbagliando, ma comunque provandoci. Invece siamo come il naufrago nella tempesta: aggrappati alla speranza di un salvataggio dall’esterno. Ma questo se può avvenire per la Francia, non potrà avvenire per un paese con leadership assente e ruolo internazionale imbarazzante.

Anche l’utilizzo strumentale della vicenda migranti non fa onore a chi pretende di rappresentarci: i numeri assoluti sono addirittura diminuiti rispetto all’anno scorso ma continuiamo a pompare sulla onerosità solo per lucrare sconti sul bilancio in sede UE: vergognoso! Non è questo il Paese che vogliamo”.