Renato, posteggiatore (abusivo) a Milano

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auto parcheggiateSei abusivo?

“Da sempre. Ma ormai faccio parte del panorama di questa strada. Sono amico di due o tre generazioni di vigili. Quando resto a casa malato, una volta l’anno, qualcuno di loro mi viene sempre a trovare, e tutti gli altri telefonano per avere notizie da mia moglie”.

Siamo nel 2018. É cambiata Milano?

“E chi la riconosce più? Mica perché la gente si è moltiplicata. Più movimento d’auto e di motorini c’è, e più ci guadagno. E’ il modo di fare di certi arricchiti che mi fa mangiare il fegato fino a mezzanotte e anche dopo. Perché io li aspetto fino a tardi i miei clienti. Accetto anche il posteggio in seconda corsia. Loro mi lasciano le chiavi. Li devo aspettare per forza. Ci vivo con quelle mance”.

Sulla strada. Giorno e notte.

“Non è facile. Ma è una scuola di vita. Dovrei raccontare la mia storia ad uno scrittore. Ma chi sta a sentire un vecchio posteggiatore? Certo, di giorno i negozi sono tutti aperti. I camioncini devono scaricare le merci, e mi tocca fare anche il fattorino, dare una mano agli autisti che hanno sempre fretta di ripartire. Quanti negozi sono cambiati in questi anni. E’ un mistero. Ci sono certi negozi che cambiano pelle, gestione, e non fanno mai fortuna. Falliscono in continuazione. Altri, invece, funzionano da sempre. Attirano. Un po’ come noi uomini. O siamo fortunati subito, o cominciamo sbandando, cambiano professione e viviamo alla giornata”.

Tu preferisci la notte.

“Certo. Di notte corso Garibaldi è come casa mia. Ti confesso che porto anche i panini, e li svendo a coppie che passano la serata posteggiati nella mia zona. E’ importante sentirmi in famiglia anche per strada”.

Ma le strade di oggi sono sempre più violente.

“Bisogna saperle prendere le persone violente. Avere la pazienza d’ascoltare i loro discorsi che ti sembrano pazzi. Loro vogliono rifare il mondo e diventare miliardari a vent’anni. Quanti rivoluzionari hanno posteggiato le moto davanti a questo pub. Che prima era una pizzeria. E prima ancora un’osteria”.

E cosa ti aspetti?

“Non so che tipo di locali andranno di moda tra qualche anno. A me basta che ci siano sempre i giovani tutte le notti: le loro voci mi mettono allegria. Mi tolgono la vecchiaia dalle spalle. Per questo, quando è proprio tardi, aiuto le coppie a fare l’amore in automobile. Li avverto quando arriva la polizia in fondo alla strada, Così loro fanno in tempo a rimettersi in ordine”.

Prima i panini, poi l’amore.

“Non ho avuto figli da mia moglie. Mi sono rifatto con questi ragazzi di corso Garibaldi. Se tanta altra gente facesse come me, daremmo un calcio alla solitudine. Fa male sentirsi soli in una città spietata come Milano. Finchè avrò in tasca le chiavi di trenta, quaranta macchine ogni notte, me la caverò. Finchè i ragazzi del pub mi chiameranno zio Renato, avrò la forza e la voglia di vivere anche diversi anni ancora”.

E intanto i negozi di corso Garibaldi cambiano nome e cognome. Intanto zio Renato non riesce a invecchiare. Chissà se lui avrà un panino e un amore anche per noi. Lui che è un abusivo della strada della vita.