Ancora pochi dati per le strade e i ponti italiani

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ponte crollato la speziaROMA – Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) è l’occasione perfetta per sbloccare progetti fermi e attivarne di nuovi, anche in previsione dell’incipiente transizione del nostro Paese verso le smart city. A metterlo in evidenza è Sensoworks, la startup italiana specializzata in monitoraggio infrastrutturale supportata da piattaforme multilivello, secondo la quale il PNRR potrà dare un contributo significativo anche nel recupero delle nostre strade.

Le infrastrutture sono uno dei nostri più grandi patrimoni nazionali, eppure in Italia non esistono dati certi per ben 850.000 chilometri di strade, 2.200 gallerie, 21.100 ponti e 6.320 cavalcavia. Così come abbiamo poche informazioni in merito alle infrastrutture ferroviarie ed alle metropolitane, con dati che risultano essere ridotti, limitati e lacunosi per oltre 17.500 chilometri di ferrovie, 5.400 passaggi a livello, 18.800 gallerie e ponti ferroviari, 3.200 stazioni e 30.800 scambi-intersezioni.

Nell’ambito degli impianti di trasporto rapido di massa, poi, ancora altre lacune: 225 chilometri di metropolitane e 132 chilometri di gallerie per cui mancano informazioni qualitative fondamentali. «Insomma mancano dati essenziali su parti considerevoli del nostro patrimonio infrastrutturale e questo è un paradosso se si pensa che il nostro Paese sta avviando una transizione verso le “smart city avanzate”, in cui grandi masse di dati raccolti da sensori sparsi in ogni angolo urbano vengono rielaborati dagli algoritmi per gestire in piena efficienza sistemi automatizzati», sottolinea Niccolò De Carlo, ceo e co-fondatore di Sensoworks.

Le città sono oggi al centro dell’innovazione e della crescita: il 54% della popolazione vive in aree urbane e le città sono responsabili del 70% delle emissioni di origine antropica, di queste il 65% deriva dal consumo di risorse naturali. Un consumo che deve essere gestito in maniera efficiente, ma oggi questo non è possibile a causa della mancanza di strutture. «È ormai indispensabile — prosegue De Carlo — una transizione ad un modello di economia circolare. Molti sono i processi coinvolti in questa transizione e Sensoworks si occupa di fornire lo strumento tecnologico per garantire un controllo più efficiente e accurato di una mole di dati. Cerchiamo di fornire un punto di osservazione più alto rispetto a come si comportano le città e i loro abitanti. Stiamo arrivando all’Internet of Behavior e non più all’Internet of Things».

Ma a caratterizzare la situazione italiana ancora troppe inefficienze: dagli sprechi già messi in evidenza da Sensoworks — relativi a ben 1.040 opere incompiute o bloccate per un valore complessivo di 4 miliardi di euro — fino ad arrivare ai dati mancanti per circa un milione di chilometri di strade e ferrovie. Vuoi per la vetustà delle opere che rendono attualmente molto difficile avere dati certi sulle caratteristiche delle nostre infrastrutture, vuoi per i frequenti passaggi di gestione tra attori diversi, certo è che ancora oggi — nel 2021 — mancano molte delle informazioni qualitative imprescindibili per la definizione di moderni sistemi di gestione della sicurezza delle infrastrutture.

Non essendo peraltro mai stato funzionante il catasto delle strade non si può neanche conoscere con certezza il numero di ponti, viadotti e gallerie che hanno raggiunto livelli preoccupanti di degrado. Eppure è proprio in Italia che sta avanzando il progetto «Sensoworks Smart City» con le sue piattaforme software ed i dispositivi connessi — includendo lampioni intelligenti, automobili, wearables e smartphone— che interagiscono con le attività quotidiane della città, dallo «smart parking» alla raccolta dei rifiuti (smart waste management), dal supermercato intelligente allo «smart hospital».

In tale ambito si stanno facendo passi da giganti: la scorsa settimana Sensoworks ha già presentato il suo primo «white paper». Il progetto è ambizioso, ma per la trasformazione economica e sociale in chiave sostenibile rimane fondamentale la messa in sicurezza delle infrastrutture, che devono corrispondere ai bisogni delle imprese e dei cittadini, e l’assoluta trasparenza dei processi. «Sicurezza e trasparenza: questi i nostri due valori principali», assicura De Carlo. Valori che hanno portato la startup romana a conquistare rapidamente una fetta importante di mercato, con progetti di monitoraggio dinamico realizzati per i player più importanti del Paese, come Acea, Anas ed Autostrade.

Tra i molti progetti super-tecnologici ideati da Sensoworks, vi è anche un multisensore da inserire nei contenitori dell’immondizia, che — mediante misuratori di peso, di pH, di gas ed altri sensori, includendo anche un accelerometro— è in grado di misurare e comunicare in tempo reale la percentuale di riempimento del contenitore, il peso raccolto, la temperatura, il cambiamento di inclinazione, l’eventuale scoppio di un incendio, un impatto a causa di un’ipotetica collisione. La startup italiana specializzata in monitoraggio infrastrutturale ha ragionato a 360 gradi, riuscendo a concepire piattaforme che chiudono il divario tra l’«IA» e lo «IoT», progettando non solo il software ma anche manufatti, spesso rivoluzionari.

Nella sfida sulle città intelligenti l’Italia può ancora vincere la competizione e spiazzare la Cina che al momento detiene il primato mondiale con oltre la metà dei 1.200 progetti al mondo già finanziati. Ma certo resta da risolvere la questione delle infrastrutture. Le installazioni del nostro Paese di cui sappiamo qualcosa ammontano a non più di 65.000: delle altre infrastrutture, invece, non sappiamo quasi nulla. «Qui le nuove tecnologie potrebbero dare un contributo risolutivo, consentono interventi su larga scala ed in continuo, con acquisizione automatica dei dati e gestione da remoto, permettendo di monitorare grandezze fisiche, 24 ore su 24, 7 giorni su 7», aggiunge De Carlo.

«Non è tuttavia lo strumento a fare la differenza, ma il suo utilizzo e quello che c’è dietro: la visione. Per la mobilità, ad esempio, le tecnologie ci sono tutte: semafori intelligenti, rete che guida i veicoli, infotainment e propulsioni sempre più aggiornate. Ma dietro tutto questo ci vuole una visione umanocentrica», conclude il ceo e co-fondatore di Sensoworks.